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martedì, Settembre 10, 2024

La Marina affonda sull’amianto

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Sono tre i processi penali in corso. Due in Corte di Appello a Venezia e uno in istruttoria a Padova. Sono alla sbarra alti ufficiali della Marina Militare Italiana. L’amianto continua a mietere vittime tra coloro che sono stati imbarcati nelle unità navali della Marina Militare. Sono stati censiti 570 casi di mesotelioma fino al 2015: l’ONA è in prima linea per la bonifica, la terapia e cura e l’assistenza sanitaria e la tutela dei diritti.

La storia di una strage silenziosa

L’uso dell’amianto nella Marina Militare Italiana risale già all’inizio del secolo scorso. Il minerale, noto per le sue capacità ignifughe, la sua resistenza alla trazione e al calore e per le capacità insonorizzanti, è stato utilizzato anche in matrice friabile. Le unità navali della Marina Militare, perfino l’Incrociatore Vittorio Veneto è stata una bara del mare. Sono morti a decine, coloro che nelle nostre unità navali, compresa la nave Ammiraglia Vittorio Veneto (specialmente nella sala macchine – motoristi navali rischio amianto).

La Commissione Parlamentare di Inchiesta (07.02.2018)

L’Avv. Ezio Bonanni è stato udito dalla Commissione Parlamentare di Inchiesta della Camera dei Deputati della XVII Legislatura in materia di rischi per le Forze Armate il 06.12.2017, ed ha denunciato la condizione di rischio del personale delle Forze Armate, in particolare della Marina Militare Italiana.

>>Consulta il video dell’audizione dell’avv. Ezio Bonanni presso la commissione Parlamentare di inchiesta

Amianto e Marina Militare: epidemiologia

La Commissione Parlamentare d’Inchiesta della Camera dei Deputati ha acquisito tutte le informazioni e i dati, anche quelli epidemiologici. A pag. 35, si fa riferimento al rischio amianto:

Rischi minacciosi gravano persino su caserme, depositi, stabilimenti militari: sia deficienze strutturali (particolarmente critiche nelle zone a maggior sismicità), sia carenze di manutenzione, sia materiali pericolosi come l’amianto. Amianto, d’altra parte, la cui presenza ha purtroppo caratterizzato navi, aerei, elicotteri.

Tanto è vero che la Procura della Repubblica di Padova è giunta ad accertare che solo nell’ambito della Marina militare 1.101 persone sono decedute o si sono ammalate per patologie asbesto-correlate (circa 570 i mesoteliomi). Ed allarmano le prospettive di ordine generale delineate dal Direttore del RENAM Alessandro Marinaccio, audito il 19 ottobre 2017: “il picco dei casi di mesotelioma, sia il numero di casi sia il numero di tassi, è presumibile sia nel periodo tra il 2015 e il 2020”.

Intanto, come si desume da una relazione tecnica di Marinaccio trasmessa in data 29 gennaio 2018 dal Presidente dell’INAIL Massimo De Felice, nell’ambito dei corpi militari, “sono stati identificati 830 casi di mesotelioma maligno con esposizione in tale settore”.

Ed è sconfortante apprendere da tale relazione che “negli archivi del RENAM sono presenti informazioni relative a n. 9 casi di mesotelioma maligno con codice di esposizione ‘familiareinsorti in soggetti esposti per ragioni di convivenza con familiari professionalmente esposti nel settore della ‘Difesa nazionale’”: una esposizione, dunque, che si è insinuata persino nel domicilio dei militari, coinvolgendo i loro congiunti”.

Mesotelioma trai familiari dei militari della Marina

Gli stessi familiari del Personale Civile Militare della Marina, come delle altre Forze Armate, ha subito esposizioni ad amianto. Le tute, gli abiti da lavoro, le stesse uniformi, si sono contaminate di polveri e fibre di amianto. In più, in molti casi, questo personale è stato dotato di alloggi attigui alle basi, da Taranto a La Maddalena, da Genova a La Spezia, con contaminazione di polveri e fibre di amianto ed altri cancerogeni.

Continua LA STRAGE silenziosa nella Marina Militare

Purtroppo, i casi di mesotelioma e di altre malattie asbesto correlate sono destinati ad aumentare in Marina Militare. Le bonifiche dell’amianto sono tutt’ora in corso, tant’è vero che nell’ultima finanziaria sono state stanziate delle somme per completarla (leggi di più su bonifica amianto unità navali marina militare).

Il fatto stesso che le esposizioni ad amianto sono proseguite fino ai tempi più recenti, ha perpetuato lo stato di rischio, che è emerso anche nel corso delle indagini preliminari della Procura della Repubblica di Padova nel procedimento rubricato al n. 15150/2013 R.G.N.R..

Marina Militare: gli Ammiragli alla sbarra

Sono tre i procedimenti penali in corso. Nel primo procedimento, la Marina Militare Italiana ha immediamente risarcito le vittime. Il secondo procedimento è stato istruito sempre dalla Procura della Repubblica di Padova, ed è culminato nella sentenza del Tribunale di Padova n. 68/2019 con la quale gli Alti Ammiragli sono stati assolti.

Il Procuratore Generale della Corte di Appello di Venezia ha impugnato la sentenza di assoluzione del Tribunale Penale di Padova (Appello del Procuratore Generale di Venezia Marina Bis). L’Alto Magistrato ha ritenuto che ci fossero tutti gli elementi di colpevolezza per portare alla colpevolezza degli Ammiragli della Marina Militare Italiana che hanno causato l’esposizione ad amianto che sta provocando questa strage (Al via il processo di appello Marina Bis). Il processo Marina Bis si è celebrato presso la Corte di Appello di Venezia in data 09.07.2020, ed è stato aggiornato al 14.01.2021, per l’audizione dei periti e consulenti.

In sintesi:

  • primo procedimento penale – Marina I: Corte di Appello di Venezia, proc. 2453/2019 R.G. Appello;
  • secondo procedimento penale – Marina II: Corte di Appello di Venezia, proc. n. 2905/2019 R.G. Appello. Prossima udienza 14.01.2021 (rinnovazione del dibattimento);
  • terzo procedimento penale: Tribunale di Padova, proc. n. 15082/2013 R.G.N.R. Richiesta di archiviazione. Opposizione delle vittime.

Prosegue l’impegno dell’ONA e dell’Avv. Ezio Bonanni per rendere giustizia alle vittime dell’amianto nella Marina Militare Italiana.

Le vittime della Marina Militare con lo status di vittime del dovere

Il Legislatore Italiano, nel 2010 è intervenuto con la legge c.d. Salva Ammiragli. In seguito all’intervento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il testo originario è stato inventato. L’art. 20, L. 183/2010, ha stabilito:

1.  A decorrere dall’anno 2012, l’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 562, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, è incrementata di 5 milioni di euro.

Al relativo onere, pari a 5 milioni di euro annui a decorrere dal 2012, si provvede mediante corrispondente riduzione delle proiezioni, per il medesimo anno, dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2010-2012, nell’ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2010, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al Ministero della difesa. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Fermo restando il diritto al risarcimento del danno del lavoratore, le norme aventi forza di legge emanate in attuazione della delega di cui all’articolo 2, lettera b), della legge 12 febbraio 1955, n. 51, si interpretano nel senso che esse non trovano applicazione in relazione al lavoro a bordo del naviglio di Stato e, pertanto, le disposizioni penali di cui al decreto del Presidente della Repubblica 19 marzo 1956, n. 303, non si applicano, per il periodo di loro vigenza, ai fatti avvenuti a bordo dei mezzi del medesimo naviglio.

I provvedimenti adottati dal giudice penale non pregiudicano le azioni risarcitorie eventualmente intraprese in ogni sede, dai soggetti danneggiati o dai loro eredi, per l’accertamento della responsabilità civile contrattuale o extracontrattuale derivante dalle violazioni delle disposizioni del citato decreto n. 303 del 1956”.

Immunità penale per Ammiragli senza immunità risarcitoria

L’art. 20 del D.L.vo 183/2010, prevede, sostanzialmente, l’equiparazione di coloro che hanno contratto patologie asbesto correlate nel corso e a causa dello svolgimento del servizio nella Marina Militare alle vittime del dovere.

Infatti, il primo comma dispone l’incremento di spesa stanziata dall’art. 1 comma 562 della legge 266 del 2005. Questo prevede l’estensione dei benefici previsti per le vittime di terrorismo e criminalità a tutte le vittime del dovere.  Queste sono individuate ai sensi dell’art. 13 della legge 13.08.1980, n. 466, e sono dipendenti pubblici che hanno subito una invalidità permanente in seguito a lesioni riportate in attività di servizio o nell’espletamento delle funzioni di istituto.

Nonché, a tutti gli altri soggetti equiparati che abbiano contratto infermità permanentemente invalidanti o alle quali consegue il decesso in occasione di missioni dentro e fuori dei confini nazionali.

Missioni riconosciute dipendenti da causa di servizio per le particolari condizioni ambientali od operative.

In questo modo, il Legislatore ha recepito il principio già proprio dell’applicabilità, della disciplina, di riconoscimento della qualità di vittima del dovere per il personale Civile e Militare della Marina che è stato esposto ad amianto perché imbarcato nelle unità navali e che, per ciò stesso, ha contratto patologie asbesto correlate.

Approfondisci: riconoscimento vittima del dovere in Marina Militare

Risarcimento danni Marina Militare

Le vittime hanno diritto anche al risarcimento del danno. Colui che, nello svolgere il servizio, è vittima di danno biologico, ovvero lesione dell’integrità psicofisica, in seguito a malattia professionale asbesto correlata, o per altre condizioni di rischio, ha diritto al risarcimento del danno non patrimoniale, ovvero con determinazione degli importi dovuti tenendo conto della lesione biologica, delle sofferenze fisiche e morali, e del c.d. danno esistenziale.

Liquidazione in favore degli eredi della vittima defunta

In caso di morte dell’avente diritto, gli importi da questi maturati, sono liquidati agli eredi.

Risarcimento danni famigliari vittime del dovere Marina Militare

In caso di infermità contratte da coloro che sono stati in servizio nella Marina Militare Italiana, compresi gli impiegati civili, e, a maggior ragione, nel caso di decesso, i famigliari hanno diritto al risarcimento del danno iure proprio. In altre parole, queste lesioni riconosciute per causa di servizio, e per esposizioni ad agenti morbigeni, provocano dei pregiudizi anche ai famigliari.

I diritti delle vittime di mesotelioma in Marina Militare

Il mesotelioma è tra le patologie asbesto correlate quella classica, il timbro dell’amianto sulla vita e sulla morte: la diagnosi di questa patologia preclude, nella stragrande maggioranza dei casi, ad un esito infausto. Il mesotelioma piomba sulla vita dell’essere umano e dei suoi famigliari e lo sconvolge già prima della morte.

Quantificazione dei danni: tabelle del Tribunale di Milano

La quantificazione dei danni deve sorreggersi sull’equità e sul principio dell’integrale risarcimento.

L’amianto provoca dei danni già con la sola e semplice esposizione. Lo ha chiarito la Corte di Cassazione, IV Sez. Pen. n. 45935/2019, sulla base delle evidenze scientifiche (Aspirin delays mesothelioma growth by inhibiting HMGB1-mediated tumor progression).

Marina militare: il Tribunale di Roma condanna al risarcimento

Il Tribunale Civile di Roma, con sentenza n. 7951/2020, ha accolto le richieste dell’Avv. Ezio Bonanni, e ha condannato la Marina Militare Italiana al risarcimento di tutti i danni subiti iure proprio dai familiari di L.V., deceduto per mesotelioma.

Il diritto degli orfani ad essere assunti

Il TAR del Lazio, nel pronunciarsi sulle richieste di Maria, orfana di vittima del dovere, per il decesso del padre per carcinoma polmonare amianto, ha chiesto di seguire le orme paterne e, quindi, di essere arruolata nella Marina Militare. In base al riconoscimento del suo status di orfana di vittima del dovere, la Sig.ra Maria ha diritto ad essere assunta.

Il Ministero della Difesa ha negato questo diritto all’orfana di vittima del dovere, nonostante il riconoscimento. L’Avv. Ezio Bonanni, Presidente Osservatorio Nazionale Amianto ha, quindi, ottenuto la significativa vittoria con la condanna del Ministero della Difesa all’arruolamento di Maria Cristina Brigidaorfana di vittima amianto.

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