Un ex dipendente dell’Ilva è riuscito ad ottenere la maggiorazione della pensione per esposizione ad amianto. La sentenza, che condanna l’Inps anche a pagare tutti gli arretrati, è molto importante. Perché di solito questo tipo di beneficio contributivo viene negato a chi non contrae – fortunatamente possiamo dire – malattie.
L’operaio aveva lavorato, dal febbraio 1985 all’ottobre del 2003, all’Ilva, in un reparto in cui c’era l’asbesto (altro nome dell’amianto). Nonostante l’Inail gli avesse riconosciuto il periodo di esposizione qualificata all’amianto, nella pensione non compariva alcuna traccia di quel rischio corso per anni.
Esposto per oltre 10 anni all’amianto, ma pensione base
In totale 761 settimane a contatto con le fibre killer, che causano il mesotelioma e tante altre gravissime patologie asbesto correlate. Eppure l’Inps aveva conteggiato la pensione senza tenerne conto.
“Un periodo di esposizione di oltre 10 anni – ha detto Giovanni D’Arcangelo, segretario generale della Cgil di Taranto – che non si era tradotto nella rivalutazione della retribuzione pensionabile, e nell’indennizzo per un ex lavoratore che quotidianamente aveva rischiato la vita”.
La sentenza 44 del 2023, del giudice del Lavoro del Tribunale di Taranto, Saverio Sodo, aiuterà anche altri ex dipendenti che sono stati per anni a contatto con amianto ad ottenere quello che gli spetta per legge: il prepensionamento e una pensione più alta.
Fiom Cgil: “Nello stabilimento c’è ancora asbesto”
“È certamente una sentenza risarcitoria – ha commentato Francesco Brigati, segretario generale della Fiom Cgil di Taranto, ma anche un provvedimento di tutela di un diritto individuale dal forte sapore collettivo. Considerato che ancora oggi molti dei metalmeccanici tarantini continuano a lavorare in presenza di amianto. Continueremo a chiedere un’accelerazione sulla rimozione della fibra killer, presente all’interno dello stabilimento siderurgico, e un’estensione dei benefici previdenziali da esposizione amianto per tutti i dipendenti di Acciaierie d’Italia e dell’appalto”.
Come spiega da anni l’Ona – Osservatorio nazionale amianto, i lavoratori che sono stati esposti all’amianto, anche se ancora privi di patologia asbesto correlata, hanno diritto all’accredito delle c.d. maggiorazioni contributive.
Maggiorazione pensione, illegittimo il termine del 2005
Questi benefici amianto, però, sono sempre negati dall’Inp. Ne è scaturito, negli anni, un enorme contenzioso, e nel tempo, sono stati introdotti altri ostacoli. In particolare l’onere del deposito della domanda all’Inail entro il 15 giugno 2005, la decadenza triennale e la prescrizione decennale.
Per quanto riguarda il termine del 2005 una recente sentenza si espressa a favore dei lavoratori. La Corte di Cassazione, con sentenza n. 2243/2023, ha riaperto, infatti, la partita dei benefici contributivi amianto. Questi permettono ai lavoratori esposti il prepensionamento, ma anche di aumentare la pensione. Ora anche per coloro che hanno presentato la domanda dopo il 15 giugno 2005.
Una sentenza storica ottenuta dall’avvocato Ezio Bonanni, che annulla la decisione del Tribunale di Latina che aveva dichiarato la decadenza per quei lavoratori del cantiere navale Posillipo, di Sabaudia (Latina), che non avevano depositato la domanda nei termini.