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martedì, Settembre 10, 2024

Mafia e mafioso: origine e primi usi dei termini 

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Da dove derivano il termine Mafia e il suo derivato “mafioso”? Quando e chi li utilizzò per la prima volta? Scopriamo le diverse teorie.

Mafia: tante ipotesi sul nome 

Secondo la Crusca, il sostantivo maffia deriverebbe, dall’arabo maḥyāṣsmargiasso” o da mo’afiah: “arroganza, tracotanza, prevaricazione”.

La “f” rafforzativa inserita all’interno della parola, sarebbe una peculiarità della pronuncia siciliana ed essendo estranea alla tradizione latina, questo dettaglio comproverebbe effettivamente le sue origini arabe.

Mafia viene da Maffeo/Matteo?

Un’altra teoria sostiene che potrebbe derivare dal nome Maffeo/Matteo. Di quale Matteo si parla? Ovviamente non di Messina Denaro…

Scherzi a parte, il Matteo in questione sarebbe l’Apostolo. 

In effetti, se leggiamo il racconto della sua conversione nel Vangelo di Luca, ci rendiamo conto che Matteo non era un semplice pescatore come gli altri Apostoli, bensì un ricco pubblicano.

E per di più, era piuttosto spocchioso. 

Nel passo indicato da Luca (5, 29) egli declama: “Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla di pubblicani e d’altra gente seduta con loro a tavola”. 

Insomma trasformò la sua conversione in un’esibizione di lusso e di superiorità. Tutti atteggiamenti tipici della maffia.

Piccola curiosità: nella zona di Foggia, quando qualcuno a tavola si abbuffa senza ritegno, si usa rimproverarlo dicendo “eh, Sande Mattèe!”

Altro rompicapo: la datazione dei termini mafia e mafioso

Circa la nascita del termine, esistono diverse teorie e notevoli dubbi.

Se effettivamente il vocabolo fu preso in prestito dagli arabi, durante la loro dominazione (827-1091), non si capisce come sia rimasto nascosto per almeno otto secoli. Non ci sono infatti prove scritte dello stesso.

Se invece ha una datazione più recente (in epoca postunitaria) si potrebbe spiegare come mai è stato registrato solo a fine Ottocento. 

Il primo documento in cui si menziona una “cosca mafiosa”, per descrivere le fratellanze coinvolte in attività criminali, fu infatti firmato dal procuratore della Gran Corte criminale di Trapani nel 1837.

Il primo processo di mafia ebbe luogo tra il 1882 e il 1885 e si svolse contro il gruppo chiamato “La Fratellanza” o “Mano fraterna” di Agrigento.

Secondo alcune fonti, il suo derivato “mafioso” sarebbe apparso per la prima volta nel testo teatrale di Giuseppe Rizzotto e Gaetano MoscaI mafiusi di la Vicaria di Palermu” (1863).

Mafia=bellezza, grandiosità?

Lo scrittore ed etnologo Giuseppe Pitrè (1841-1916) noto per il suo pionieristico lavoro nell’ambito del folclore siciliano, nonché sodale di Giovanni Verga (1840-1922), precisò tuttavia che il vocabolo non era stato coniato da Rizzotto. Nel borgo palermitano di Santa Lucia, dove era nato, lo si usava già correntemente. 

Addirittura, avrebbe avuto un’accezione positiva. Era sinonimo di: bellezza, grandiosità, sicurezza e fierezza d’animo e baldezza. 

L’uomo di mafia era un uomo rispettato. Non un criminale, uno stragista così come lo intendiamo ai nostri giorni.

Mafia all’interno di un vocabolario 

Con buona pace per Pitrè, la parola mafia fu inserita nella lessicografia ufficiale del Nuovo vocabolario siciliano-italiano di Antonino Traina (Palermo, 1868-1873) con i significati di “braveria, baldanza, tracotanza, pottata, spocchia” e come “nome collettivo di tutti i mafiosi”. Da allora, essa catalizza tutte le lordure che conosciamo. 

Mafia e mafioso, fenomeno tristemente noto

Inizialmente il fenomeno era prettamente legato alla difesa dei latifondi. Nacque come “banditismo”, basti pensare alla figura di Salvatore Giuliano (per lo meno all’inizio della sua storia) novello Robin Hood, che toglieva ai ricchi per dare ai poveri. 

Con il passare del tempo tuttavia si trasformò in un patto scellerato fra la nobiltà terriera, politica, Istituzioni, clero, Servizi segreti deviati, Massoneria deviata e via discorrendo. 

Da allora, la mafia è sinonimo di sangue e dolore e se il periodo stragista è terminato, è perché la mafia ha cambiato vesti. E’ diventata più fine, si è annidata negli alti scranni, praticamente in ogni luogo di potere. Strizza l’occhio all’imprenditoria, ha le mani in pasta in tutto ciò che fa reddito e gode della tacita complicità del ceto basso, cui lascia piluccare le briciole. 

La mafia è solo Sicilia? 

La risposta è no. In Sicilia ha la sua manovalanza, fatta di gente che non sa dove sbattere la testa e figlia dell’ignoranza. Il suo cuore pulsante è altrove. 

Mafia e mafioso, conclusioni 

Da dove derivi il termine mafia, chi lo usò per la prima volta, come si è evoluta e come si evolverà? 

Ognuna di queste domande non sembra avere una risposta certa. L’unica certezza che abbiamo è che, come disse Peppino Impastato (1948-1978): “La mafia è una montagna di merda”.

Fonti 

Salvatore Trovato (Atti del XXI Congresso Internazionale di Linguistica e Filologia Romanza, Vol. III, Tübingen, Niemeyer, 1998, pp. 919-925).

G.M. Da Aleppo e G.M. Calvaruso (Le fonti arabiche del dialetto siciliano. Vocabolario etimologico, Roma, Loescher, 1910) 

Alberto Nocentini: Piazza delle lingue: Lingua e storia

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