Il Tribunale di Roma ha condannato, per la seconda volta in pochi giorni, Ferrovie dello Stato a risarcire i danni a una vittima di amianto. Si tratta di un 75enne, nato a Palermo e residente a Roma, morto nel 2015 per un mesotelioma pleurico diagnosticato pochi anni prima. Rfi dovrà sborsare 318.834 euro che andranno alla vedova.
“Non possiamo gioire per la sentenza – ha commentato l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Ona – Osservatorio nazionale amianto, che ha curato il ricorso – perché la vittoria arriva dopo tanta sofferenza dell’operaio e della sua famiglia, ma anche in questo caso sono soddisfatto perché è stata fatta giustizia. Ora il procedimento giudiziario proseguirà per ottenere il risarcimento per la moglie dell’uomo che ha 81 anni”.
Ferrovie dello Stato, operaio esposto all’amianto
Precedentemente lo stesso Tribunale di Roma aveva riconosciuto l’origine professionale della malattia. L’uomo aveva infatti lavorato per diversi anni come operaio meccanico presso Fincantieri e poi per 30 anni, dal 1967 al 1996 come macchinista presso Ferrovie dello Stato. Sempre esposto all’amianto senza dispositivi di protezione. Prima presso il deposito locomotive di Catania, poi in quello di Palermo e Caltanissetta. Per qualche mese fu addetto alla conduzione di treni in Sicilia. Dal ’78 al ’96 lavorò, infine, nel deposito locomotive di San Lorenzo – Stazione Termini di Roma.
Il giudice capitolino, Francesca Vincenzi, ha respinto la domanda avanzata nei confronti di Fincantieri. La moglie dell’operaio non è infatti riuscita a reperire documentazione utile a dimostrare il rapporto di lavoro nei cantieri navali. Diverso il discorso invece con Ferrovie dello Stato, dove pure il 75enne è stato, nel corso di 30 anni, esposto all’amianto. Unica causa del mesotelioma.
Il magistrato, nella sentenza del 24 febbraio 2022 n. 1794, richiama l’onere, per il datore di lavoro di provare, a sua discolpa, “di aver adottato, pur in difetto di una specifica disposizione preventiva, le misure generiche di prudenza necessarie alla tutela della salute dal rischio espositivo secondo le conoscenze del tempo di insorgenza della malattia. Essendo irrilevante la circostanza che il rapporto di lavoro si sia svolto in epoca antecedente all’introduzione di specifiche norme per il trattamento dei materiali contenenti amianto”. Il riferimento è alla Legge 257/1992 che mette al bando la fibra killer.
I danni da amianto
L’amianto è stato considerato per anni un minerale perfetto per le sue qualità. L’asbesto è, infatti, facilmente estraibile, è fonoassorbente e resistente al calore. La sua struttura fibrosa ne avevano reso comune l’uso come materiale per indumenti e tessuti da arredamento a prova di fuoco. Alcuni studi, però, già negli anni ’40 ne hanno accertato la pericolosità.
L’amianto, come da sempre sostenuto dall’Ona – Osservatorio nazionale amianto, attraverso il suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, può causare infatti gravi patologie. L’asbestosi in primo luogo, tumori della pleura, ovvero il mesotelioma pleurico, e il carcinoma polmonare. Può provocare anche tutta una serie di patologie asbesto correlate.
I numeri della strage silenziosa, che conta secondo l’Ona oltre 7mila vittime soltanto nel 2021, sono disponibili nell’ultima pubblicazione dell’avvocato Bonanni: “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022“. L’Inail ha pubblicato, inoltre, da poco il VII Rapporto ReNam con il numero di mesoteliomi registrati ogni anno.
Ferrovie dello Stato, presenza di amianto sul luogo di lavoro
Tornando al caso del macchinista di Palermo il giudice spiega anche che la presenza di amianto nell’ambiente di lavoro, in particolare nei locomotori, emerge dai documenti presentati nel ricorso. La stessa Rfi l’ha confermata nelle sue memorie difensive.
Il giudice sottolinea anche che non si tratta di “una piccola impresa che galleggia nel turbinio di leggi da cui trarre indicazioni comportamentali”. Piuttosto “di una grande realtà aziendale, ‘parallela’, per i servizi sanitari, allo Stato”. Dotata anche “di un organismo ad hoc, assistito da competenze scientifiche, deputate in primo luogo ad assicurare e garantire la salute dei ferrovieri”. Il magistrato insiste: l’organizzazione sanitaria aziendale “si è dimostrata inadeguata e/o difettosa … nel rivelare e segnalare tempestivamente al vertice gestionale il serio e non ipotetico pericolo incombente costituito dalle fibre di amianto diffuse nel materiale rotabile”. Avrebbe dovuto anche suggerire rimedi che la comunità scientifica internazionale aveva ormai allo studio.
Una App per le segnalazioni
Per evitare che l’amianto possa continuare a fare danni è necessario che si proceda con le bonifiche dei siti ancora contaminati. L’asbesto deve essere rimosso in sicurezza, per non mettere in pericolo gli operai.
L’Ona ha creato una App per le segnalazioni, visto che lo Stato è in ritardo anche con le mappature.
Per richiedere, invece, una consulenza gratuita i lavoratori e i cittadini possono utilizzare lo sportello on-line o contattare il numero verde 800 034 294.