Luigi Toti: ex marinaio affetto da Mesotelioma pleurico
Questa è la triste storia di un uomo, Luigi Toti, che ha prestato servizio, durante il periodo di leva, nella Marina Militare italiana.
Nel corso dell’intervista mi racconta la sua storia, con la voce fioca dovuta alla terribile malattia che ha contratto a causa dell’esposizione all’amianto presente all’interno delle navi in cui ha lavorato: il mesotelioma pleurico.
Parlare lo affatica molto, abbiamo dovuto interrompere la nostra conversazione dopo mezz’ora.
Chi è Luigi Toti, marinaio vittima di mesotelima?
Lugi Toti, nato a Cagliari l’11 Giugno 1938 ha prestato servizio prima a Marinarsen a La Spezia, dall’8 Marzo del 1961 fino al 10 luglio 1961, con il grado di Allievo.
Poi fu imbarcato nelle navi dragamine, il Gaggia, ila Glicine e la nave Vischio fino all’11 aprile 1963 anno in cui fu congedato.
Le dragamine erano navi utilizzate per ripulire ampie superfici di mare da mine a bassa tecnologia, quali quelle ancorate sul fondo per mezzo di cavi o quelle galleggianti.
Questi ordigni venivano fatti esplodere producendo impulsi elettromagnetici o acustici da apparecchiature rimorchiate. Questi sistemi creavano dei corridoi liberi da mine per la navigazione.
Luigi ha partecipato a missioni di alto rischio legato alla bonifica delle mine seminate durante il periodo bellico. Ma non solo.
L’amianto era presente ovunque nelle navi
Le tre navi sulle quali ha svolto servizio sia come elettricista sia nell’attività di smagnetizzazione delle mine, erano piene di amianto. Si è occupato della rimozione e della sostituzione delle camere spegni arco all’interno delle cabine elettriche, della manutenzione delle guarnizioni, delle caldaie e delle tubazioni della sala macchine.
L’amianto era presente praticamente ovunque, lo ha maneggiato inalato, indossato.
Persino nelle tute e nei guanti antincendio, per la capacità di isolamento e resistenza al calore delle fibre di questo minerale.
Per questo l’amianto fu largamente utilizzato negli anni passati, come coibente, isolante, per la sua economicità, quando ancora non si conosceva la pericolosità delle sue fibre.
Luigi Toti ha lavorato nella Marina Militare Italiana dal 1961 al 1963.
Alcuni erano a conoscenza della pericolosità dell’amianto ma solo nel 1992 l’uso ne fu vietato.
Oltre ad essere stato imbarcato, Toti ha svolto servizio anche a terra, all’interno dell’arsenale di La Spezia. Nelle esercitazioni antincendio erano utilizzati materiali in amianto, così come nelle attività di manutenzione e lo stoccaggio a terra.
Mesotelioma pleurico: la terribile scoperta
“Ho scoperto tre anni fa di aver contratto questo terribile tumore, il mesotelioma pleurico. Ho 81 anni e mi ritengo un sopravvissuto. L’amianto era dappertutto in quegli anni, all’interno delle navi. Moltissime persone che hanno lavorato con me a contatto con l’amianto saranno morte o avranno contratto un tumore in giovane età a causa dell’amianto“.
Una vera ingiustizia. Soprattutto per chi avrebbe potuto godere le bellezze della vita, il calore di una famiglia, un futuro di sogni, anche legati al lavoro che avevano scelto, imbarcandosi e hanno trovato la morte inconsapevoli.
Il 16 settembre del 2014 Luigi Toti è stato ricoverato presso l’azienda ospedaliera Brotzu per “versamento pleurico recidivante in cardiopatia ischemica con pregresso BPAC. Durante il ricovero sono stati effettuati vari accertamenti.
Il 6 ottobre dello stesso anno è stato sottoposto a intervento chirurgico di drenaggio, toilette e talcaggio del cavo pleurico destro più prelievi bioptici della pleura parietale destra“.
Diagnosi definitiva “Mesotelioma pleurico“.
Così Luigi decise di chiedere l’invalidità civile all’INPS e ottiene il seguente riconoscimento: “Invalido Civile 100% con diritto all’indennità di accompagnamento”. “Diagnosi CML: Carcinoma del rene operato.
Mesotelioma Maligno operato, in trattamento chemioterapico…Valutazione proposta dal CML: INVALIDO ultrasessantacinquenne con necessità di assistenza continua non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita.
Validità del certificato: ILLIMITATA”. (certificazione medica del 23.04.2014, del Dirigente Medico Maria Laura Deiana del Dipartimento di Prevenzione Medicina legale della ASL di Cagliari).
Nel 2016 ha presentato al ministero della Difesa la domanda di riconoscimento della dipendenza da causa di servizio dell’infermità di cui è affetto, l’equo indennizzo per l’infermità che ha causato la malattia e il riconoscimento di vittima del dovere.
La domanda è stata respinta dal ministero perché “intempestiva, essendo stata presentata oltre il termine perentorio di sei mesi dalla data di conoscibilità dell’infermità”.
Mi parli della sua esperienza nel periodo di servizio nella Marina Militare e di come è venuto a conoscenza della correlazione tra la sua malattia e le fibre di amianto.
Risponde Luigi Toti: “Di amianto ce n’era anche troppo: nella sala macchine, nei rivestimenti dei tubi, persino nelle cuccette. Ovviamente io e i miei colleghi non eravamo consapevoli della pericolosità delle sue fibre.
Solo più tardi venne scoperto.
Il mesotelioma è una malattia molto aggressiva. I medici mi chiesero se ho avuto contatto con l’amianto e mi resi conto che gli unici contatti avuti furono quelli durante il servizio in Marina.
Che cosa le dissero i medici?
La malattia, mi dissero i medici, poteva manifestarsi anche dopo 50 anni e basta inalare poche fibre per ammalarsi. Per questo non capisco come possa, il ministero della Difesa, definire la mia domanda intempestiva.
Quando, anche gli stessi medici dell’ospedale militare hanno riconosciuto il mesotelioma dipendente da causa di servizio. Non è il primo caso purtroppo. Cercano sempre di rigettare la domanda, ovviamente. Ci provano. Faccio cicli di chemioterapia, con interruzioni, per poi riprendere.
I primi sintomi furono dispnea e forti dolori al petto. Non posso camminare e parlare troppo a lungo. Mi hanno tolto la pleura. È stata un’operazione molto invasiva ma ho fatto bene ad operarmi, mi sta prolungando la vita.
Nella sfortuna mi ritengo fortunato solo per il fatto di essere ancora in vita. Vado avanti e riesco ancora a parlare, alla mia età. Come potevo immaginare che queste navi fossero piene di amianto. Io e gli atri siamo stati esposti senza alcuna protezione.
Lei si è rivolto ai suoi avvocati?
Ci sono stati moltissimi casi di militari esposti durante il processo alla Procura di Padova. Più o meno tutti risalenti al mio periodo.
La maggior parte saranno morti, gli altri ammalati.
La prima causa terminò con l’assoluzione degli ammiragli. Per quella ancora in corso staremo a vedere.
Comunque mi sono costituito anch’io parte civile in quella causa. Ho fatto la querela e mi hanno inserito tra gli altri. L’oncologo si stupisce del fatto che io sia ancora in vita. Ogni persona ha il suo DNA.
Per me, mentalmente, la malattia non esiste. Nonostante i dolori e le privazioni cerco di vivere, per quanto possibile, senza pensarci.
Non posso camminare e parlare troppo a lungo. Pensavo che sarei morto prima. Dal mesotelioma non si guarisce. Tre anni maledetti di servizio militare mi hanno provocato questo tumore.
Per questo mi sono rivolto all’avv. Bonanni. Per avere giustizia per me e per tutti coloro che credevano in questo lavoro e hanno perso la loro vita e la salute a causa della fibra killer.
E per chiedere giustizia. Per coloro che verranno. Perché si possa finalmente porre fine a questa strage e bonificare i luoghi in cui l’amianto è ancora presente”.