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mercoledì, Ottobre 16, 2024

Di Vico vittima uranio impoverito: riconosciuto e risarcito

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Di Vico vittima uranio impoverito: vittoria dell’ONA

Di Vico vittima uranio impoverito. È un eroe dei tempi moderni, Leopoldo Di Vico. Luogotenente dell’Esercito Italiano, deceduto e poi riconosciuto vittima del dovere.

Esposto ad amianto e ad uranio impoverito, con le nano particelle di metalli pesanti. In più radiazioni ionizzanti e non ionizzanti. Leopoldo Di Vico in vita è stato a lungo offeso e gli sono stati negati i suoi diritti. La caparbietà della vedova e degli orfani sostenuti dall’avv. Ezio Bonanni, ha permesso di ottenere il riconoscimento di causa di servizio e di vittima del dovere. Tuttavia, l’orfano che lavorava quando il padre è deceduto, non è stato indennizato.

In più, il Ministero nega il risarcimento danni integrale, ritenendo sufficiente l’indennizzo alla vedova e ad uno dei due orfani. Sono in corso i relativi giudizi.

Il riconoscimento: l’ultima vittoria di Leopoldo Di Vico

Era un luogotenente dell’Esercito Italiano, un granattiere. È deceduto a causa di un cancro, dopo aver condotto una lunga battaglia, durata anni. Quella per la vita è stata la battaglia più impegnativa.

Un Natale sempre doloroso per un vuoto incolmabile ma economicamente più tranquillo per la famiglia dell’ex luogotenente Leopoldo Di Vico. Ora è vittima del dovere. Sono stati riconosciuti i meriti del granattiere. Una vita spesa al servizio dell’Esercito Italiano. Romano, vittima del dovere, deceduto in seguito a neoplasia provocata dall’amianto (detto anche asbesto). 

Il luogotenente Leopoldo Di Vico, insignito in vita di onorificenze, alla sua morte aveva ricevuto il picchetto d’onore dell’Esercito Italiano. Tuttavia, era negata l’origine professionale della sua malattia.

Quindi si era visto rigettare in vita la domanda di riconoscimento di causa di servizio e di riconoscimento di vittima del dovere. La lunga battaglia giuridica si è conclusa. I congiunti del povero Di Vico vittima uranio impoverito hanno ricevuto l’accredito di 225 mila euro oltre ad uno mensile di 1500. Somma elargita dopo anni di guerra legale per il riconoscimento dell’ex luogotenente Leopoldo Di Vico, come vittima del Dovere.

Leopoldo Di Vico: un eroe dimenticato

Un uomo descritto da tutti come un eroe che si è distinto in plurime occasioni. Leopoldo Di Vico era stato insignito di sei elogi scritti, due encomi, nominato Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana. Aveva ricevuto la facoltà di fregiarsi delle relative insegne con Decreto del 27 dicembre 2008 e registrato all’Albo dei Cavalieri al n° 24178 Serie V.

Leopoldo Di Vico era impegnato in missioni in Kosovo e in altri teatri di guerra, aveva rappresentato i più alti valori dell’onore militare. Ha dedicato alla sua carriera militare tutta la sua vita. Con la famiglia, la moglie e i due figli, ha pure combattuto l’ultima battaglia, quella contro il cancro. 

L’agonia e la morte di Leopoldo Di Vico

Esposto ad amianto, nanoparticelle per l’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito, metalli pesanti e altri agenti cancerogeni e tossico-nocivi.

Il Luogotenente Leopoldo Di Vico si è ammalato di cancro uroteliale, per il quale lo stesso Ministero, dopo la sua morte, ha riconosciuto la correlazione.

Non solo metalli pesanti, ma anche vaccini contaminati:

Leopoldo si è ammalato e poi dopo quattro anni di agonia, il 16 marzo del 2015 è passato a miglior vita. Aveva 58 anni. La sua agonia è stata terribile.

Non solo metalli pesanti e radiazioni, ma anche fibre di amianto, benzene, che lo hanno ucciso. Era forte come un leone. Così lo ricorda l’avv. Ezio Bonanni, che lo ha assistito e difeso dall’inizio.

 Le risultanze della relazione finale della Commissione Di Inchiesta

L’avv. Ezio Bonanni, presidente ONA, audito dalla Commissione Parlamentare Di Inchiesta il 6 dicembre 2017, ha ricordato Leopoldo Di Vico:

Il Ministero della Difesa, dopo il decesso di Leopoldo, ha riconosciuto la causa di servizio e l’equo indennizzo e lo status di vittima del dovere. La liquidazione è stata solo parziale.

Nella relazione finale del 7 febbraio del 2018,  i risultati dell’istruttoria si sono tradotti in un duro atto di accusa per le forze armate.

Nelle risultanze della Commissione Parlamentare si fa riferimento al rischio di radiazioni e nano particelle. In più, l’epidemia di malattie asbesto correlate.

Prevenzione: primaria, secondaria e terziaria

Le Forze Armate, in un periodo di pace, hanno subito una vera e propria epidemia, di malattie amianto, uranio impoverito, vaccini e radon. Per questi motivi, l’ONA invoca la prevenzione primaria.

Non solo, la prevenzione primaria, ma anche quella secondaria, con la diagnosi precoce e le terapie più opportune (prevenzione secondaria).

In più, le vittime hanno diritto al ristoro, quindi alle prestazioni previdenziali e al risarcimento dei danni.

Tumore al rene: esposizione ad amianto, metalli pesanti etc…

La Commissione di Inchiesta della Camera dei Deputati, presieduta dall’On.le Scanu, ha accertato che presso la «Procura della Repubblica di Padova è giunta ad accertare che solo nell’ambito della Marina Militare 1101 persone sono decedute o Risono ammalate per patologie asbesto-correlate (circa 570 i mesoteliomi)».

Questo dato epidemiologico è allarmante. Lo è anche per i tumori del rene. I minerali di amianto sono stati rinvenuti persino nelle urine, e quindi si ha il sospetto che possano avere un ruolo chiave nei tumori uroteriali.

Il picco dei tumori di amianto nelle forze armate dal 2020

Nella stessa relazione finale, si legge:

Ed allarmano le prospettive di ordine generale delineate dal Direttore del RENAM Alessandro Marinacelo, medito il 19 ottobre 2017: “il picco dei casi di mesotelioma, sia il numero di casi sia il numero di tassi, è presumibile sia nel periodo tra il 2015 e il 2020”.

Epidemia di mesoteliomi nelle forze armate

Nel corso dei suoi lavori, la Commissione Parlamentare di inchiesta ha accertato che ci sono stati 830 casi di mesotelioma maligno con esposizione in tale settore”.

Sono stati accertati casi anche nei familiari:

“Negli archivi del ReNaM sono presenti informazioni relative a n. 9 casi di mesotelioma maligno con codice di esposizione familiare insorti in soggetti esposti per ragioni di convivenza con familiari professionalmente esposti nel settore della ‘Difesa nazionale'”.

In questo contesto proprio nella stessa relazione si legge:

“Una esposizione, dunque, che si è insinuata persino nel domicilio dei militari, coinvolgendo i loro congiunti”.

Di Vico vittima uranio impoverito: risarciti i familiari

L’avv. Ezio Bonanni, grazie al suo impegno e la sua tenacia, è riuscito a ribaltare il giudizio. Il ministero ha quindi poi riconosciuto la causa di servizio e la qualità di vittima del dovere del Luogotenente Di Vico.

La famiglia ha ottenuto la liquidazione con l’importo di euro 225 mila euro di speciale elargizione. La vedova e uno degli orfani, hanno ottenuto anche la liquidazione dell’assegno vitalizio e dello speciale assegno vitalizio.

L’impegno della difesa legale, a cura dell’avv. Ezio Bonanni, difensore della famiglia, prosegue per  il risarcimento integrale.

Non solo le stesse prestazioni delle vittime del terrorismo, ma anche il risarcimento del danno.

La gioia di Mario Di Vico per il risultato ottenuto

«Ringrazio l’avvocato Bonanni che ci è stato accanto in questa lunga battaglia dalla quale ne siamo usciti vincitori. – così dichiara Mario Di Vico, figlio di Leopoldo –.

“Si tratta della vittoria della legalità e della giustizia giustizia che dà dignità alla memoria di mio padre. Mio padre è morto all’età di 58 anni dopo quattro anni di agonia. Era un uomo forte, alto più di un metro e settantatré, una massa di muscoli, un granatiere, luogotenente dell’Esercito Italiano.

Impegnato in missione all’estero, tra cui Kosovo e Albania. Ha svolto il suo servizio con lealtà e onore, esposto ad amianto, benzene, fumi di saldatura, polvere da sparo, uranio impoverito: un ambiente infernale di guerra. 

Quindi il suo tumore dei reni, detto anche il tumore uroteliale che è stato la causa della sua morte. Nel momento della nostra disgrazia l’unica persona che ci è stata accanto è stato l’avvocato Ezio Bonanni.

Lui ci ha sempre sostenuti, ed ha sempre creduto in questo risultato e ha combattuto in silenzio, con caparbietà e pazienza, giungendo al risultato.

Quando mio padre era ancora in vita ci sono stati dei tentativi quantomeno penosi di farlo desistere. Ricordo una riunione in Senato dove lui fu presente con l’avvocato Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.

In quella occasione gli venne detto: “si tratta di una battaglia persa, non vincerai mai contro lo Stato”. E venne aggiunto. “Di Vico morirà e anche le altre vittime dell’amianto continueranno a morire”.

Dico a tutte le altre vittime e a tutte le vedove e agli altri orfani come me – conclude commosso Mario Di Vico.

Per cui il messaggio è che bisogna avere fiducia nella Giustizia e continuare a combattere al fianco dell’Osservatorio Nazionale Amianto. Continuerò comunque ad agire perché coloro che hanno provocato la morte di mio padre rispondano perché ci sia giustizia»

Di Vico vittima uranio impoverito: ne parla l’avv. Bonanni

Dal canto suo il presidente dell’ONA e legale della famiglia Di Vico ringrazia l’Amministrazione «per avere attentamente riesaminato il caso e di avere, con correttezza, riconosciuto (anche se in ritardo), la causa di servizio e la qualità di vittima del dovere del luogotenente Leopoldo Di Vico. 

Questo provvedimento – aggiunge Bonanni –ridà almeno in parte dignità alla morte del luogotenente Leopoldo Di Vico. Questi ha dedicato la sua vita a tutti noi in qualità di militare impegnato in missioni all’estero».

In questo momento, l’Osservatorio Nazionale Amianto ripensa a tutte le vittime dell’amianto e di altri cancerogeni nelle Forze Armate e rinnova l’appello perché ci sia, ora e nel futuro, un maggiore impegno nella bonifica e nella tutela della salute.

L’Osservatorio Nazionale Amianto ha istituito un servizio di

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