La proposta di riforma della legge sull’amianto presentata un anno e mezzo fa è finita nell’oblio. Lo dice da tempo l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Ona – Osservatorio nazionale amianto che faceva parte della commissione istituita ad hoc. E lo ha ammesso, non senza imbarazzo, il ministro per la Transazione ecologica, Roberto Cingolani a Il fatto quotidiano.
Ha detto di non sapere nulla della relazione elaborata da una commissione nominata dall’ex ministro Costa e presieduta da Guariniello. Dopo la caduta del governo la proposta è finita in un cassetto e lì è rimasta.
Legge sull’amianto 257/1992
Eppure è chiaro a tutti che la legge 257/1992 sull’amianto non rende giustizia alle vittime. La bonifica dalla fibra killer è in forte ritardo e il minerale continua ad essere presente anche in scuole e ospedali. E chi si ammala, per ricevere il giusto risarcimento, deve intraprendere percorsi giudiziari difficili e lunghissimi contro colossi dell’industria italiana. Spesso i risarcimenti, dopo anni di ricorsi e controricorsi, arrivano ai familiari degli operai che nel frattempo sono morti.
Anche questo è emerso ieri, durante l’audizione in Commissione Affari costituzionali del Senato, per l’istituzione della Giornata in memoria delle vittime dell’amianto.
Nicola Pondrano, ex operaio e sindacalista dell’Eternit e presidente del Comitato provinciale dell’Inail, sentito in Senato, ha spiegato come l’Ente registri ogni anno 2000 morti per mesotelioma, ma soltanto 600 vengono indennizzati. “Gli altri – ha spiegato – restano in un limbo”.
Legge sull’amianto, per la riforma qualcosa si muove
Qualcosa si muove. Il ministro Cingolani ha deciso di portare la questione anche al ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando e al prossimo Comitato interministeriale per la transazione ecologica (Cite) per creare un fondo per i risarcimenti.
Raffaele Guariniello ha espresso soddisfazione. Il pubblico ministero nel 2012 chiese ed ottenne le condanne per gli ultimi due vertici di Eternit ancora in vita, al processo di Torino. Negli anni ha portato avanti la battaglia all’amianto, fino a presiedere la commissione per la riforma della legge sulla fibra killer. Ora sembra che il governo esaminerà di nuovo la relazione.
Amianto, il lavoro dell’Ona
Un’ottima notizia anche per il presidente dell’Ona, che chiede da anni un impegno politico per le bonifiche. Perché in Italia ci sono ancora 40 tonnellate di amianto che devono essere spostate e rese innocue. Nel Pnrr però c’è solo un piccolo riferimento all’asbesto. Nemmeno questa opportunità è stata colta per risolvere un problema che mina la salute di tutti i cittadini.
Nell’ultima pubblicazione del presidente Ona: “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022“, il fenomeno è delineato in tutta la sua gravità. Le vittime nel 2021 sono state 7mila e sono, purtroppo, destinate a crescere. Il mesotelioma, come le altre patologie asbesto correlate, infatti, si manifestano anche a distanza di decenni dall’esposizione all’amianto e il picco è previsto tra il 2025 e il 2030.
Il Fondo per le vittime amianto
Il Fondo per le vittime amianto esiste. L’Inail eroga grazie a questo un ulteriore indennizzo economico ai titolari di rendite per malattie correlate all’esposizione all’asbesto. In caso di morte, lo fa in favore degli eredi titolari di rendita a superstiti. L’indennizzo non è però sufficiente a coprire tutti i danni patrimoniali e morali subiti dalla vittima e dai loro familiari e l’Inail non riconosce tutte le malattie causate dalla fibra killer.
Il presidente dell’Ona, l’avvocato Ezio Bonanni, ha chiesto più volte che venga potenziato, proprio per garantire i diritti alle vittime ed evitare lunghi ed estenuanti procedimenti giudiziari.
I lavoratori che negli anni sono stati a contatto con le fibre e le polveri di amianto non avevano il minimo sospetto del pericolo che correvano. Le aziende, nonostante studi elaborati già negli anni ’40, hanno continuato ad utilizzarlo per le sue caratteristiche. È infatti ignifugo e fonoassorbente, se ne trova in quantità ed è facile anche l’estrazione. Il profitto ha fatto accantonare il diritto alla salute degli operai e delle loro famiglie e anche quella delle persone che vivevano e che vivono ancora vicino ai grandi siti industriali, tanti dei quali non sono stati bonificati.
L’Ona ha creato un’App apposita per permettere ai cittadini di segnalare luoghi in cui è presente l’asbesto.