Inaugurato nei giorni scorsi, con il convegno “Attualità nel diritto dell’ambiente e sistema informativo della responsabilità”, l’anno accademico del corso di laurea specialistica in Economia dell’ambiente e dello sviluppo, dell’Università Roma Tre. Nel corso dell’incontro è stato presentato da Legambiente il report Ecomafia 2019.
Gli ultimi dati di Ecomafia 2019, sono stati presentati alla Camera dei Deputati, a luglio scorso, dal presidente di Legambiente, Stefano Ciafani alla presenza, tra gli altri, del ministro dell’Ambiente Sergio Costa e del Procuratore nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho.
Il report annuale dedicato alle illegalità ambientali all’ecomafia e i rifiuti, ha evidenziato un quadro allarmante su una piaga da combattere ed estirpare, i cosiddetti “ecoreati”, anche se in leggero calo rispetto agli anni precedenti.
Il business delle ecomafie, gestito dai 368 clan censiti da Legambiente, ha raggiunto quota 16,6 miliardi di euro, 2,5 in più rispetto all’anno precedente.
La corruzione è per lo strumento più utilizzato dai clan e serve ad aggirare le regole concepite per tutelare l’ambiente e maturare profitti illeciti.
Qualche cifra sui reati ambientali
La Campania rimane in testa per i reati ambientali regionali, con i suoi 3.862 illeciti (14,4% sul territorio nazionale)
A seguire, Calabria, (3.240), che registra il numero più alto di arresti, 35, la Puglia (2.854) e la Sicilia (2.641).
La Toscana è, dopo il Lazio, che ha registrato poco più di 2.000 reati, la seconda regione del Centro Italia per numero di reati (1.836), seguita dalla Lombardia, al settimo posto nazionale.
In queste regioni lo scorso anno si è concentrato quasi il 45% delle infrazioni, pari a 12.597.
La provincia con il numero più alto di illeciti resta Napoli (1.360), poi Roma (1.037), Bari (711), Palermo (671) e Avellino (667).
Nel 2018 si è registrata una crescita dei reati nel ciclo dei rifiuti, che si avvicinano alla soglia degli 8mila (quasi 22 al giorno).
Crescita del traffico illecito di rifiuti
Sul fronte del traffico illecito dei rifiuti, sono state condotte 459 inchieste, concluse dalle forze dell’ordine dal febbraio 2002 al 31 maggio 2019 utilizzando il delitto di organizzazione di traffico illecito di rifiuti, per combattere il fenomeno.
Le tonnellate di rifiuti sequestrate sono state quasi 54 milioni. Tra questi, i preferiti dalle ecomafie sono i fanghi industriali e i rifiuti speciali contenenti materiali metallici.
In crescita anche gli illeciti relativi alla cementificazione selvaggia, che nel 2018 ha toccato quota 6.578, con una crescita del +68% (contro i 3.908 reati del 2017).
Sul fronte degli shopper illegali, nel 2018 e primi cinque mesi del 2019, l’Agenzia delle dogane dei monopoli, in collaborazione con Guardia di finanza e Carabinieri, ha cercato invece di fermare i flussi illegali.
L’operazione ha portato al sequestro di 6,4 milioni di borse di plastica illegali, sequestrate al porto di La Spezia; 15 tonnellate di borse di plastica illegali sequestrate al porto di Palermo; 18 tonnellate di borse di plastica illegali sequestrate al porto di Trieste.
Perché questa impennata: la legge 68/2015
L’impennata, spiega il rapporto di Ecomafie, si deve al fatto che, per la prima volta sono state conteggiate anche le infrazioni verbalizzate dal Comando carabinieri per la tutela del lavoro, in materia di sicurezza, abusivismo, caporalato nei cantieri e indebita percezione di erogazioni ai danni dello stato, guadagni ottenuti grazie a false attestazioni o missione di informazioni alla Pubblica amministrazione.
Le illegalità riguardano anche il settore agroalimentare. Sono ben 44.795 (quasi 123 al giorno), le infrazioni ai danni del Made in Italy (contro le 37mila del 2017).
Stando al valore dei prodotti sequestrati, il fatturato illegale tocca i 1,4 miliardi (con un aumento del 35,6% rispetto all’anno).
Un capitolo a parte è stato inoltre dedicato al mercato nero dei gas refrigeranti HFC, gas introdotti dal protocollo di Montreal in sostituzione di quelli messi al bando perché lesivi dello strato di ozono (ODS).
Ecomafia e fenomeni di abusivismo
In crescita purtroppo anche il racket degli animali e contro la fauna selvatica con 7291 reati (circa 20 al giorno) contro i 7mila del 2017. Fortunatamente in calo, anche se di poco, il bilancio complessivo dei reati contro l’ambiente: si è passati dagli oltre 30mila illeciti registrati nel 2017 ai 28.137 reati accertatati.
La media è scesa grazie al calo degli incendi boschivi, si è passati da 6.550 del 2017 ai 2.034 del 2018 (-67% nel 2018). Utile precisare che ciò è accaduto solo grazie alle condizioni meteoclimatiche sfavorevoli agli ecocriminali.
In riduzione anche i furti di beni culturali (-6,3%) rispetto all’anno precedente. In totale sono stati recuperati 43.021 reperti archeologici. Denunciate 35.104 persone, contro le oltre 39mila del 2017. Arrestate 252 persone contro i 538 del 2017.
Effettuati 10mila sequestri contro gli 11.027 del 2017. Considerevole il numero dei controlli, che sono stati 33.028, una media di oltre novanta al giorno. La regione più esposta alle attenzioni dell’archeomafia è la Campania, con il 16,6% di opere d’arte rubate.
Merita attenzione infine il fenomeno dell’abusivismo, soprattutto al Sud, che nel 2018 è stato anche avallato dal condono edilizio per Ischia.
Il rapporto evidenzia che in Italia si continua a costruire ed il tasso di abusivismo si aggira intorno al 16%, considerando sia le nuove costruzioni sia gli ampliamenti del patrimonio immobiliare esistente.
Applicazione della legge 68/2015
L’entrata a regime della legge 68 del 29 maggio 2015 contro gli ecoreati e le ecomafie, pubblicata in Gazzetta Ufficiale 28 maggio 2015, n. 122.
Nota come “Legge Realacci” dal nome dell’allora presidente della Commissione Ambiente della Camera che l’ha proposta, ha segnato il record assoluto di arresti e inchieste giudiziarie per combattere i fenomeni appena descritti.
La legge ha introdotto nel codice penale due nuove figure delittuose (inquinamento ambientale e disastro ambientale), recependo quanto richiesto dalla Direttiva dell’Unione Europea 2008/99/CE del 19 novembre 2008 ed in particolare nel Preambolo all’art. 5 ove si legge che “attività che danneggiano l’ambiente, le quali generalmente provocano o possono provocare un deterioramento significativo della qualità dell’aria, compresa la stratosfera, del suolo, dell’acqua, della fauna e della flora, compresa la conservazione delle specie” esigono sanzioni penali a carattere più fortemente deterrente.
Il dettato normativo introduce nel codice penale un nuovo titolo dedicato ai “Delitti contro l’ambiente” (Libro II, Titolo VI-bis, artt. 452-bis-452-terdecies), all’interno del quale sono previste le nuove fattispecie di:
- inquinamento ambientale;
- disastro ambientale;
- traffico ed abbandono di materiale radioattivo;
- impedimento di controllo;
- omessa bonifica.
La dichiarazione del Presidente Di Legambiente Stefano Ciafani
“Con questa edizione del rapporto Ecomafia e le sue storie di illegalità ambientale, vogliamo dare il nostro contributo, fondato come sempre sui numeri e una rigorosa analisi della realtà, per riequilibrare il dibattito politico nazionale troppo orientato sulla presunta emergenza migranti e far sì che in cima all’agenda politica del nostro Paese torni ad esserci anche il tema della lotta all’ecomafie e alle illegalità. Un tema sul quale in questi mesi il Governo ha risposto facendo l’esatto contrario, approvando il condono edilizio per la ricostruzione post terremoto sull’isola di Ischia e nelle zone del cratere del Centro Italia, e il decreto Sblocca cantieri con cui ha allargato le maglie dei controlli necessari per contrastare infiltrazioni criminali e fenomeni di corruzione. Per fortuna si conferma la validità della legge 68 del 2015, che ha inserito i delitti ambientali nel Codice penale, con buona pace dei suoi detrattori che negli ultimi anni hanno perso voce e argomenti per denigrarla. Risultati che dovrebbero indurre a completare la riforma di civiltà inaugurata con la normativa sugli ecoreati: il nostro auspicio è che il Governo e il Parlamento invertano il prima possibile la rotta intrapresa e abbiano il coraggio di continuare il lavoro che nella scorsa legislatura ha visto approvare il maggior numero di norme ambientali di iniziativa parlamentare della storia repubblicana”.
Proposte
Nella lotta alle ecomafie e agli ecocriminali, per Legambiente occorre:
1) un’adeguata formazione di tutti gli operatori del settore (magistrati, forze di polizia e Capitanerie di porto, ufficiali di polizia giudiziaria e tecnici delle Arpa, polizie municipali ecc.) sulla legge 68/2018.
2) semplificazione dell’iter di abbattimento delle costruzioni abusive avocando la responsabilità delle procedure ai prefetti
3) riconoscimento dei diritti degli animali inserendo la loro tutela in Costituzione
4) approvazione del disegno di legge sui delitti contro fauna e flora protette inserendo, all’interno del Titolo VI bis del Codice penale, un nuovo articolo che preveda sanzioni veramente efficaci per tutti coloro che si macchiano di tali crimini.
5) approvazione dei decreti attuativi della legge che ha istituito il Sistema nazionale a rete per la protezione ambientale.
6) ripresa della proposta di disegno di legge del 2015 sulla tutela dei prodotti alimentari, volta ad introdurre una serie di nuovi reati che vanno dal “disastro sanitario” all’“omesso ritiro di sostanze alimentari pericolose” dal mercato.
7) accesso gratuito alla giustizia da parte delle associazioni.
8) istituzione di una Commissione d’inchiesta sulla vicenda dell’uccisione della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin.
9) prevenzione e repressione dei fenomeni d’illegalità ambientale.
10) più controlli, in modo da garantire sostegno economico alle casse pubbliche.
FONTE: Rapporto Ecomafie 2018 nel 2017