Lavarsi le mani è uno dei gesti più importanti per evitare il contagio delle malattie. Ce lo hanno ripetuto all’infinito le nostre mamme e le nostre nonne. Ieri, 5 maggio, è stata la giornata mondiale che ricorda questo semplice quanto fondamentale gesto per la prevenzione delle malattie infettive. Ancora di più in un momento in cui l’epidemia da Covid non è ancora terminata.
Lavarsi le mani, il medico che capì come salvare tante vite
Il primo che lo capì, partendo però da un’ipotesi sbagliata, fu un medico ungherese dell’Ottocento: Ignáz Semmelweis. Il suo contributo alla scienza fu comprendere che il lavaggio delle mani poteva prevenire i casi di febbre puerperale, la spesso mortale conseguenza del parto in condizioni di scarsa igiene.
All’epoca non esistevano dati sufficienti a confermare le sue intuizioni, non era stata delineata neanche la teoria dei germi, ciò nonostante dopo la sua morte è stato ricordato come “il salvatore delle madri”. Non per nulla la Giornata mondiale dell’igiene delle mani, cade lo stesso giorno di quella delle ostetriche.
Semmelweis lavorava in due cliniche ostetriche. In una di queste, però, le neo mamme continuavano a morire. Il medico indagando capì che in quella con le percentuali di morte più alte gli studenti di medicina effettuavano le autopsie e ipotizzò che questi trasportassero sulle mani alcune “particelle cadaveriche”, come le chiamò, che potevano determinare le febbri. Impose così il lavaggio delle mani, anche con il cloro, e salvò moltissime vite.
“Uniti per la sicurezza: igienizza le tue mani!”
Ogni anno dal 2005 l’Oms elabora uno slogan per guidare la campagna per l’igiene delle mani a livello globale. Quest’anno è: “Uniti per la sicurezza: igienizza le tue mani!”.
Dal ministero della Salute ricordano che in ambito assistenziale e in comunità, lavarsi le mani correttamente, con acqua e sapone per almeno 40-60 secondi, oppure, se non disponibili, igienizzarle con soluzione idroalcolica per almeno 20-30 secondi, impedisce la trasmissione dei microrganismi responsabili di molte malattie infettive. Dalle più frequenti, come l’influenza e il raffreddore, a quelle più severe, come le infezioni correlate all’assistenza.
L’invito è quello di lavorare insieme per influenzare la cultura della sicurezza, attraverso la conoscenza e la pratica dell’igiene delle mani, per raggiungere l’obiettivo comune di sicurezza e qualità nell’organizzazione sanitaria.
Quando lavarsi le mani, i consigli del ministero della Salute
Il consiglio è quello di lavarsi le mani prima di assumere farmaci o somministrare farmaci ad altri, prima di toccarsi occhi, naso e bocca (per es., per fumare, usare lenti a contatto, lavare i denti, etc.), e di mangiare.
E ancora prima e dopo aver assistito o toccato una persona malata, aver medicato o toccato una ferita. Come prima e dopo aver cambiato il pannolino di un bambino, aver maneggiato alimenti, soprattutto se crudi, aver usato i servizi igienici e toccato un animale.
Infine è importante l’igiene delle mani dopo aver toccato altre persone, aver frequentato luoghi pubblici e, in generale, appena si rientra in casa. Dopo aver maneggiato la spazzatura e aver utilizzato soldi.
L’Ona accanto ai più fragili
L’Osservatorio nazionale amianto, attraverso il suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, si batte da anni per la tutela della salute, sui luoghi di lavoro e in tutto il territorio nazionale. L’amianto è ormai considerato all’interno dell’associazione come una metafora dell’utilizzo sconsiderato di un elemento nocivo per raggiungere il profitto. Invece l’obiettivo che tutta l’umanità deve prefiggersi è quello della tutela dell’ambiente in cui viviamo, per preservare la salute e la nostra stessa sopravvivenza.
Con all’arrivo della pandemia l’Ona ha ricordato sui suoi diversi canali l’importanza del lavaggio frequente delle mani, come tutti gli altri accorgimenti per arginare i contagi. Come il distanziamento, evitare gli assembramenti e starnutire nel gomito. Il consiglio a tutte le persone fragili, tra cui appunto i pazienti di patologie asbesto correlate, è stato quello di prestare ancora maggiore attenzione.