Arte e bellezza bonifica amianto. L’Italia è la cura dell’arte e della bellezza, ed è per questo motivo che l’ONA chiede la bonifica amianto.
Infatti, l’utilizzo di materiali di amianto, tra cui il cemento amianto cozza contro le nostre tradizioni e la bellezza dei nostri territori. Occorre impegnarsi per la bonifica, anche per restituire bellezza ai nostri territori.
Bonifica amianto come arte e bellezza
L’arte e la bellezza Italiana ci debbono imporre la bonifica dei territori contaminati, in particolare quelli di amianto. Come risulta ne “il libro bianco delle morti di amianto in Italia“, ci sono, almeno, 40mln di tonnellate di amianto in Italia.
In più, 1mln di siti e micrositi. Ecco perché è necessario rimuovere questo amianto, utilizzando anche i finanziamenti europei, come richiesto dall’ONA.
L’arte italiana come esempio di bellezza
L’arte italiana è l’esempio di bellezza. Come le tombe dei grandi italiani hanno ispirato il risorgimento, l’arte deve imporci la bonifica!
Non solo la tutela della salute, ma anche la bellezza, la grande bellezza, debbono ispirarci nella battaglia contro l’asbesto. Queste fibre sono mortali, e noi dobbiamo vincere questa battaglia.
Giorgio Vasari racconta che nell’estate del 1502, Luca Signorelli, fu folgorato dal dolore per la morte del figlio Antonio.
Egli morì contagiato dalla peste, nel fiore dell’età ed avviato alla stessa carriera del padre. Luca Signorelli, proprio in quel periodo, stava ultimando gli affreschi della Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto.
Il Maestro, recatosi al cospetto del figlio, ne fece spogliare il cadavere e “con grandissima constanza d’animo, senza piangere o gettar lacrima lo ritrasse, per vedere sempre che volesse, mediante l’opera delle sue mani, quella che la natura gli aveva dato e tolto la nimica fortuna“.
Luca replicò poi il soggetto nel “Compianto”, per la Chiesa di Santa Margherita, e sempre in quell’anno, ne affrescò una copia autografa nel Duomo di Orvieto.
Arte, bellezza, bonifica amianto e Covid-19
In questo momento virale, nel vero senso della parola, l’arte ci deve ispirare a superare la pandemia.
Così oggi abbiamo pensato a capolavori alternativi rispetto alla celeberrima Pietà di Michelangelo Buonarroti. Così, la Deposizione di Ippolito Scalza. Infatti, che stupore poter ammirare nel Duomo di Orvieto.
Quest’arte, questa bellezza, ci devono indurre ad evitare di distruggere il territorio. Occorre bonificare, in particolare, i siti di interesse nazionale. Occorre restituire alla loro originaria bellezza interi territori.
Ci riferiamo alla terra dei fuochi, piuttosto che al triangolo della morte di Siracusa, Priolo Gargallo, Melilli e Augusta.
Proprio la Pietà di Michelangelo ci ispira alla grande bellezza della nostra Italia, ingiustamente deturpata
rinascente per le straordinarie opere recuperate e risposte, dopo centoventidue anni di oblio nei magazzini.
Mi riferisco comunque in particolare al travaglio artistico di Luca Signorelli che, nel dipingere il figlio morto di peste, trasfuse nell’opera il suo strazio ed il suo disperato riuscito tentativo di restituirlo a vita perenne.
Infine, credo che si possa evocare una speranzosa metafora, proprio nell’accostare l’arte all’emergenza, a conferirle un ruolo salvifico attraverso l’esaltazione dei buoni sentimenti, nell’artificio di cui soltanto l’uomo stesso è capace.
Bellezza contro l’amianto: la Pietà di Ippolito Scalza
La Pietà o Deposizione è un gruppo marmoreo che si trova all’interno della Cattedrale di Santa Maria Assunta – Duomo di Orvieto. Come detto, questo monumento è stato magistralmente scolpito nella seconda metà del XVI secolo da Ippolito Scalza.
Si trattava di uno scultore e architetto, realizzatore di tre della quattro guglie. L’opera venne iniziata nel 1570 e completata ben nove anni dopo, nel 1579.
Ricavata da un unico blocco di marmo, si compone di quattro figure: il Cristo, esanime, adagiato sul grembo della Vergine Maria, Nicodemo con il volto chino verso la figura di Gesù.
Quest’ultimo, mentre con una mano regge la scala e il martello e nell’altra stringe le pinze (strumenti della Crocifissione). Poi la Maddalena, inginocchiata con il volto poggiato sulla mano di Cristo.
Questo capolavoro ci deve ispirare nella battaglia contro la fibra killer.