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giovedì, Marzo 27, 2025

L’amianto nelle case e nell’acqua, l’urgenza di nuove inchieste

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Nonostante l’amianto sia stato messo al bando con la legge 257 del 1992, lo possiamo ancora trovare nelle nostre case, scuole, ospedali.

Molti edifici, in particolare quelli costruiti tra gli anni ’50 e ’80, potrebbero contenere questo pericoloso materiale. In alcune case private è ancora possibile trovarlo in diversi elementi strutturali.

E’ stato utilizzato per la produzione di tegole, coperture ondulate e lastre, grazie alla sua capacità di resistere al calore e alle intemperie. Con il tempo, queste strutture possono deteriorarsi, liberando fibre nell’aria.

L’asbesto veniva spesso utilizzato nelle piastrelle per pavimenti (specialmente quelle viniliche) e nelle mattonelle di linoleum. Se questi materiali si danneggiano, possono rilasciare fibre di amianto.

È stato anche incorporato negli intonaci e nelle vernici nei materiali da costruzione più vecchi.

Le tubazioni in cemento-amianto erano molto comuni, così come l’utilizzo dello stesso come isolamento per canne fumarie, in quanto il materiale era resistente al calore.

Amianto nelle reti idriche

La scelta di utilizzare questo materiale per i tubi per l’acqua potabile era dovuta alle sue proprietà di resistenza alla corrosione. Anche se messo al bando nel 1992, molti impianti idrici in vecchi edifici ancora contengono questo materiale.

Sebbene le fibre siano difficili da rilevare a occhio nudo, potremmo ingerirle se l’acqua contaminata è consumata.

“Alcune condutture d’acqua non si sa se siano state costruite con cemento amianto e molte volte non si mette in moto un meccanismo pratico.” A dichiararlo è il Generale Giampiero Cardillo durante il convegno Ona del 25 febbraio organizzato dall’Avvocato Ezio Bonanni, da decenni impegnato nella lotta all’amianto e per i diritti delle vittime del dovere.

La posizione OMS e UE

La comunità scientifica, già negli anni ’70, valutò la possibilità che le fibre potessero causare patologie cancerogene dell’apparato gastroenterico.

Dagli esperimenti su animali, secondo l’ OMS  l’amianto non avrebbe aumentato in modo consistente l’incidenza di tumori del tratto gastrointestinale.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità nel documento “Linee guida per la qualità dell’acqua potabile”, pubblicato nel 1994, dichiara:

“Non esiste dunque alcuna evidenza che l’ingestione sia pericolosa per la salute, non è stato ritenuto utile, pertanto, stabilire un valore guida fondato su delle considerazioni di natura sanitaria, per la presenza di questa sostanza nell’acqua potabile”.

Questo concetto è stato ribadito anche nei successivi aggiornamenti (Linee guida sulla qualità dell’acqua, OMS 2011).

La stessa Comunità Europea, conformemente alla posizione espressa dall’OMS, nella Direttiva 2015/1787 che modifica e aggiorna la Direttiva 98/83/CE, recepita dal Decreto Legislativo 18/2023, dove sono normate tutte le condizioni necessarie a garantire la distribuzione di acqua potabile sicura, non considera l’amianto un parametro da controllare e non ne fissa i limiti.

Le specifiche del 2021 però richiedono la riduzione al minimo del rischio

Tuttavia, leggendo le specifiche OMS del 2021, nella sezione commenti, troviamo scritto: “Laddove siano ancora in uso tubi in cemento-amianto, i fornitori dovrebbero mappare e registrare la loro posizione, valutare le loro condizioni (incluso legati all’aggressività dell’acqua) e determinare le più appropriate strategie di riduzione del rischio. La degradazione dei materiali nelle riserve di acqua potabile dovrebbe essere ridotta al minimo. Poiché questi materiali si guastano o si deteriorano in modo significativo, i materiali in cemento-amianto dovrebbero essere sostituiti con altri non contenenti amianto. Non dovrebbero essere introdotte nuove fonti di fibre di amianto nell’acqua potabile. Dovrebbe essere effettuato un monitoraggio investigativo delle tubazioni.

I rischi evidenti

Secondo l’OMS il problema principale relativo al cemento-amianto nell’acqua potabile riguarda le persone coinvolte nella lavorazione del taglio dei tubi e la sostituzione. Questo a causa del rischio di inalazione di polvere di amianto. E’ essenziale adottare misure adeguate per prevenirne eventuali esposizione dei lavoratori alle polveri. Spesso ciò avviene durante il trasporto e lo smaltimento.

Dati contrastanti

Secondo la BBC le prove sono contraddittorie. Alcuni studi epidemiologici mostrano una correlazione tra l’esposizione all’asbesto attraverso l’acqua potabile e l’incidenza di tumori allo stomaco e all’intestino ed altri che non trovano tale correlazione.

Gli Stati Uniti per cautela hanno invece quindi fissato dei parametri. L’EPA ha stabilito un limite massimo per la concentrazione nell’acqua pari a sette milioni di fibre per litro.

Secondo un’inchiesta internazionale pubblicata su Irpimedia sarebbe assolutamente da rivalutare la correlazione tra amianto e rischio di patologie del tratto intestinale, riportando il fatto che gli studi al momento riportano dati contrastanti.

Yvonne Waterman, direttrice dell’ European Asbestos Forum in un post ha dichiarato: “Il professor Arthur Frank (Drexel University) ha parlato del potenziale rischio di ingerire fibre di amianto nell’acqua potabile durante la conferenza European Asbestos Forum Foundation. Ci sono innumerevoli chilometri di tubi invecchiati, che si sgretolano lentamente, rilasciando le fibre nell’acqua trasportata.” A supporto, un servizio di ABC 10 News.

Lo studio di Agostino Di Ciaula

“Al momento è impossibile individuare una soglia ‘sicura’ di fibre di amianto nelle acque potabili”  ha affermato Agostino Di Ciaula, dirigente medico presso ASL BAT.
Nel 2016 pubblicò un testo sul rischio clinico da ingestione di fibre di amianto in acqua potabile (leggilo qui) affermando:
“Il recente riscontro di amianto in campioni di acqua potabile in Toscana (sino a 700.000 fibre/litro) ha riaperto il dibattito sui rischi da ingestione di queste fibre. L’esposizione ad amianto è stata messa in relazione a vari tumori del tratto gastrointestinale e in vitro è statadocumentata la citotossicità ileale da ingestione di fibre di amianto.”

La posizione di ONA – Osservatorio Nazionale Amianto

L’Ona ha anche organizzato un convegno nel 2024 sulla pericolosità dei tubi cemento, nel caso specifico dell’acquedotto di Quistello AMIANTO E ACQUA POTABILE: LA PERICOLOSITÀ DEI TUBI IN CEMENTO-AMIANTO DELL’ACQUEDOTTO DI QUISTELLO”. “Un rischio sottovaluto” ha affermato l’Avvocato Ezio Bonanni.

(Non) Conclusioni

E’ opportuno avviare un processo di monitorizzazione costante, programmi di informazione, interrogazioni sui rischi, nuovi studi e inchieste.
È fondamentale che le istituzioni, i cittadini e le aziende investano nella bonifica e nella prevenzione, perché il rischio di esposizione a fibre di amianto non riguarda solo il passato, ma si estende anche al futuro. La battaglia contro l’amianto non è solo una questione di legislazione, ma di responsabilità collettiva: per un futuro più sano e sicuro, è tempo di agire.

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