Il problema dell’inquinamento ambientale è ormai diventato un problema globale. L’uomo, ancora non ha capito, che la salute umana va di pari passo con la salute dell’ambiente. Basta pensare a quante discariche a cielo aperto vengono segnalate ogni giorno, comprendenti rifiuti di ogni genere, dalla plastica a materiali pericolosi e cancerogeni, come l’amianto. Rifiuti che finiscono per avere conseguenze serie e negativi impatti sul suolo e mari. Senza dimenticare anche la flora e fauna colpite da questi disastri. Dunque, comprendere l’amianto nella sua totale pericolosità può non essere semplice, considerando che parliamo di fibre killer invisibili e di conseguenze che possono verificarsi anche a distanza di cinquant’anni. Per questo l’Osservatorio Nazionale Amianto, e il presidente, Avvocato Ezio Bonanni, continuano a schierarsi dalla parte di coloro che sono stati esposti a questa sostanza e a sensibilizzare popolazione e istituzioni sui rischi derivanti.
Amianto: inquinamento spaggie e mari
Già, perché quando si parla di inquinamento ambientale, spesso si tende a fare riferimento a rifiuti abbandonati lungo le strade o sotto i ponti, insomma in luoghi isolati. Ma, non è assolutamente così. L’amianto abbandonato può trovarsi ovunque, anche sotto la sabbia. La nostra penisola vanta delle acque meravigliose, ma l’uomo sembra non apprezzarlo; basta pensare a tutto ciò che troviamo lungo le nostre riviere. Partendo dalle carte, ai rifiuti in plastica, passando per vecchi elettrodomestici non più funzionanti e, infine, anche lastre di amianto. L’uomo pensa che sia più facile abbandonare ciò di cui non ha più bisogno, invece di procedere a un corretto smaltimento. Questo perchè non conosce, o fa finta di non conoscere, i rischi che a distanza di anni possono presentarsi.
Come finisce l’amianto negli oceani
L’ONA, insieme al suo Presidente, continua a ribadire l’importanza e la necessità di bonificare ed eliminare, seguendo i corretti iter, i rifiuti di amianto anche lungo le spiagge. Questo perchè, le fonti di inquinamento nei mari, non si riferiscono più solo ai residui di plastica. L’oceano ha una forte azione autodepurante, sia per la composizione dell’acqua marina che per la sua massa, ecco perchè la presenza di sostanze nocive, come l’amianto, rischiano di avvelenare l’acqua e tutti coloro che vi entrano in contatto. Ecco perchè, spesso si legge in alcune zone il cartello “Divieto di balneazione”, proprio a indicare che in quella zona può esser pericoloso entrare in acqua anche a causa delle sostanze inquinanti presenti.
Amianto e impatti sulla vita marina
L’amianto è un materiale cancerogeno, che si è dimostrato un vero pericolo per l’uomo, l’ambiente e gli animali. E, di sicuro non risparmia anche gli abitanti dei mari. Questo perchè in alcuni casi gli scarichi urbani e industriali rilasciano sostanze nocive, non degradabili, come metalli pesanti e sostanze radioattive, che avvelenano l’acqua provocando la moria di pesci e sottraendo loro l’ossigeno. Ma, il problema dell’inquinamento dei mari non si riferisce solo agli scarichi di rifiuti nelle acque, ma indirettamente anche l’inquinamento idrico e quello del suolo si trasformano inevitabilmente in inquinamento dei mari. Un procedimento circolare che non ha fine, e che inquina i nostri ambienti anche attraverso l’acqua piovana, che prima o poi si riverserà anche nei mari.
L’importanza della bonifica
È importante continuare a ricordare che tutte queste zone d’Italia hanno bisogno di una bonifica immediata. Infatti, come sostiene da anni l’Osservatorio Nazionale Amianto e il suo presidente, l’Avvocato Ezio Bonanni, la prevenzione primaria, cioè la bonifica dei siti contaminati, è l’unico strumento in grado di scongiurare l’insorgere di danni alla salute. L’amianto è un materiale molto pericoloso per l’uomo, e le fibre rilasciate, sono invisibili e facilmente inalabili, depositandosi così all’interno degli organi delle vie aeree, provocando l’infiammazione. Questa, a sua volta, può causare l’insorgere di tumori e malattie asbesto correlate, come il mesotelioma.