L’amianto è un materiale cancerogeno, ampiamente utilizzato nel periodo della rivoluzione industriale per le sue fibre, perfette da utilizzare come isolatori, e per rinforzare il cemento impiegato nell’edilizia. Ma, nonostante il suo impiego, soprattutto nel nostro paese, l’amianto è una sostanza molto pericolosa, che può causare l’insorgere di patologie asbesto correlate. L’amianto, a causa del passare del tempo e degli agenti atmosferici, può deteriorarsi e le sue fibre killer disperdersi nell’aria. Questo può causare danni alla salute delle persone, ma anche dell’ambiente, anche perché queste fibre sono invisibili. L’ONA, insieme all’Avvocato Ezio Bonanni, da sempre sono al fianco dei cittadini e istituzioni per sensibilizzare sulla pericolosità di questo materiale, informando costantemente cosa può provocare l’esposizione all’amianto e, di conseguenza, l’inalazione. Ma, vediamo adesso anche cosa può provocare la dispersione di queste fibre nell’aria e quali sono gli effetti sulla qualità dell’aria.
Dispersione dell’amianto nell’aria: ecco cosa succede
L’amianto è un agente cancerogeno, la cui presenza nell’ambiente comporta inevitabilmente dei danni alla salute umana, animale e atmosferica. I rischi maggiori sono proprio legati alla sua dispersione nell’aria, e alla contaminazione del suolo, perchè proprio da qui parte la sua possibile inalazione. Le fibre, come già detto, sono invisibili e prive di odore, quindi non ci si riesce a rendere subito conto di ciò che si sta respirando e le conseguenze possono verificarsi anche a distanza di molti anni dall’esposizione. Questo fibre, una volta inalate, si depositano nei polmoni e possono dare origine a patologie come il mesotelioma, l’asbestosi e altre patologie correlate all’amianto. Essendo, appunto, un materiale cancerogeno, bisognerebbe ridurre a zero qualsiasi contatto, perchè non esiste una soglia la di sotto della quale il rischio si annulla. Ma, anche se con la Legge 257 del 1992, ne è stato vietato utilizzo, produzione e commercializzazione, nel nostro paese, come nel mondo, esistono ancora molti siti che lo contengono. Quindi, il rischio di entrare in contatto con l’amianto, nonostante la messa al bando, non è terminata. L’unico modo per evitare qualsiasi esposizione è bonificare.
Inquinamento ambientale da amianto
L’amianto è un materiale che mette tutti in pericolo, non risparmia nessuno, soprattutto in caso di esposizione prolungata. Questo accade perchè l’amianto può tranquillamente circolare nell’aria senza che nessuno si accorga di esserci a contatto. Ma, se vi state chiedendo come l’amianto entra nell’aria, ecco la risposta. Le fibre di asbesto circolano nell’aria, a causa di bonifiche non effettuate. Cioè, i siti dove è ancora presente l’amianto, con il tempo e gli eventi atmosferici possono deteriorarsi e sgretolarsi, causando la dispersione delle fibre nell’aria, con il rischio che chiunque possa inalarle.
Cosa può provocare la dispersione atmosferica dell’amianto
Tra gli inquinanti più dannosi e pericolosi per l’ambiente c’è proprio l’amianto. Dunque, quando si parla di inquinamento ambientale si fa anche riferimento alle fibre killer disperse nell’aria. Queste, così come altri cancerogeni, possono causare gravi danni alla vita umana. Tutti insieme ecco che contribuiscono a distruggere il pianeta, causando eventi meteorologici estremi, perdita di biodiversità e il collasso dell’ecosistema, disastri naturali e il fallimento della mitigazione e dell’adattamento ai cambiamenti climatici.
Ilva Taranto: tra i più gravi episodi di dispersione amianto nell’aria
L’ex ILVA, che oggi prende il nome di Acciaierie d’Italia S.p.A., è una società che produce acciaio. Il caso dell’ulva di Taranto è sicuramente uno dei più dibattuti, a causa dell’utilizzo dell’amianto, contaminando l’ambiente di Taranto e mettendo a rischio la salute dei cittadini e dei lavoratori. Proprio li, sono stati diagnosticati: 600 casi di mesotelioma nel periodo dal 1993 al novembre 2021, 400% in più di casi di cancro tra i lavoratori impiegati nelle fonderie ILVA, 50% di patologie in più anche tra gli impiegati dello stabilimento, che sono stati esposti solo in modo indiretto, 500% di casi di cancro in più rispetto alla media della popolazione generale della città di Taranto, non impiegata nello stabilimento. Inoltre, il tasso di incidenza del cancro dell’intera città di Taranto è superiore alla media di tutte le altre città italiane.
La soluzione è bonificare e segnalare
Alla luce di quanto detto, l’amianto, nonostante il divieto, è ancora presente in Italia e il rischio di esposizione e inalazione è ancora alto. Le fibre che si trovano nei siti contaminati e non bonificati, possono disperdersi nell’aria e chiunque può rischiare di respirarlo. A questo punto, l’unica soluzione è bonificare e segnalare. L’ONA è a disposizione dei cittadini, ed è possibile segnalare la presenza di amianto direttamente collegandosi alla piattaforma ONA Guardia Nazionale.