Previsioni e conseguenze. Cosa possiamo fare per aiutare il Paese nell’Italia del Climate Change.
Mentre il Sud Italia aspetta con il fiato sospeso di conoscere la propria sorte circa rischio medicane, l’aumento progressivo delle temperature porta a chiedere cosa stia succedendo al Paese dal clima temperato che conosciamo.
Secondo l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima, l’estate appena passata è stata la sesta più calda dal 1800.
Guardando al futuro, i climatologi non sono ottimisti: secondo il rapporto “Analisi del Rischio” sui cambiamenti climatici in Italia del CMCC, entro il 2050 le temperature aumenteranno tra i 2°C e i 5°C.
Le condizioni climatiche dello Stivale vengono così ridisegnate all’insegna di notti dalla temperatura mai inferiore ai 20°C e piogge intense alternate a periodi di siccità.
Quali conseguenze?
Acidificazione delle acque marine e aumento di dissesti. Questi sono solo alcuni dei pericoli in cui l’Italia del Climate Change rischia di incorrere.
Nel 2019 l’acqua alta a Venezia ha raggiunto il suo picco ed è previsto nei prossimi 100 anni un innalzamento del livello del Mediterraneo di 90 centimetri. Intanto, nei campi italiani la cimice asiatica distrugge le colture e le Alpi sono sempre più verdi.
A settembre, grazie all’azienda Morettino, l’Italia è entrata nella coffee belt quale zona più a nord. L’aumento delle temperature permette ora infatti di dedicarsi alle coltivazioni tropicali, come quelle di avocado, mango e papaya e, appunto, caffè.
Non subisce meno trasformazioni la biodiversità: 1000 specfie invasive sono entrate nel Mediterraneo dalle coste nordafricane. Scompare la totalità della bivalve pinna nobilis, habitat per altre specie ed endemica nei nostri mari.
Cosa possiamo fare noi?
Ognuno nel proprio piccolo può fare qualcosa e fare sì che la propria impronta sia quanto più leggera e verde possibile. Con la legge n. 204/2016 l’Italia ha ratificato l’Accordo di Parigi, grazie alla quale l’UE si è impegnata a mantenere il riscaldamento globale sotto il 2%.
Finora il nostro Paese è venuto meno a questa promessa. I costi della transizione ecologica sono alti, anche a livello sociale, e una maggiore responsabilità è un regalo che facciamo non solo a noi stessi.
Ridurre i consumi energetici e consumare minor quantità d’acqua non è retorica, ma impegno. Un impegno che tutti siamo chiamati ad assolvere e a cui non sottrarci è un dovere morale.
“Non esiste un pianeta B” gridano gli studenti del “Climate Change for Future”. L’Italia del Climate Change ci obbliga a guardare in faccia questa realtà.
Non c’è un pianeta B. Ricordiamocelo perché non ci si trovi a chiederlo anche in futuro. E allora sì che avremo l’acqua alla gola.