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sabato, Ottobre 5, 2024

Amianto, Cardillo: “L’Ona non è nemica delle istituzioni”

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Sono per l’ONA e nell’ONA dalla sua nascita, come membro del Comitato Scientifico e responsabile di un Dipartimento.

Ho girato l’Italia, partecipato a incontri, conferenze e Commissioni ministeriali al seguito dell’Avv. Ezio Bonanni e dei suoi collaboratori. L’ho fatto convinto fosse indispensabile suscitare l’attenzione, il consenso e la collaborazione pubblica e privata sulla necessità di assistere, curare, sviluppare metodiche mediche nuove per evitare i seimila morti l’anno per asbesto e le migliaia di ammalati che resistono con sintomi più o meno gravi.

Uno degli obiettivi dell’ONA è quello di favorire il giusto riconoscimento economico e normativo per chi si ammala e per le famiglie di coloro che muoiono fra atroci sofferenze. Un incarico svolto con straordinaria sapienza e acuta perizia da un un grande Avvocato specialista, quale è Ezio Bonanni.

Ora l’attività giudiziaria dell’ONA sta interessando anche gli ambiti militari e delle Forze di Polizia.

Ci sono morti e ammalati da riconoscere e risarcire anche lì.

Istituzioni, in molti mezzi c’era amianto

In molti mezzi costruiti in passato, in parte ancora in servizio (navi, aerei, elicotteri, trasporti su strada e posti di manutenzione) c’era l’amianto e i 40 anni di latenza del rischio di ammalarsi producono ancora oggi danni mortali.

È giusto riconoscere a chi si ammala e alle famiglie dei militari deceduti ogni provvidenza e risarcimento, al pari di cure adeguate e sostegno economico agli ammalati.

Detto questo, da ex militare, in coscienza mi sento in dovere di spiegare che i vertici militari e delle Forze di Polizia sono alcune volte individuati dai Tribunali come coloro che devono rispondere dell’accaduto.

Ma, nella realtà e nella verità non giudiziaria, le cose stanno molte volte diversamente.

Sarebbe giusto caricarli di colpe per i danni e le morti o, addirittura, dell’intenzione di nuocere tutte le volte che non avessero ordinato e controllato l’applicazione di tutte le misure contenute nei Documenti di Sicurezza obbligatori per i posti di lavoro.

Sarebbe giusto incolparli ed esporli al pubblico ludibrio se avessero il potere, e perciò il dovere, di fermare con immediatezza tutti i mezzi militari con amianto e chiudere subito gli ambiti pericolosi, anche quando questi siano continuamente impegnati in zone d’operazione bellica, di sorveglianza, o di soccorso civile.

Ma queste decisioni molte volte sono impossibili da prendere.

Marina, prima della pandemia fondi insufficienti

Per la Marina, ad esempio, prima della pandemia, il Governo aveva stanziato 20 dei 50 milioni necessari per bonificare parte di un centinaio di navi ancora con amianto.

Sommando teoricamente la quota di navi da fermare in cantiere per bonificarle con quelle da fermare perché pericolose, in attesa di altri fondi e arsenali liberi per lavorarle, il dispositivo di difesa si ridurrebbe drasticamente e i pericoli e danni che ne nascerebbero sarebbero altri, di non poca entità.

Da molti decenni, infatti, tutte le nostre FFAA e di Polizia con i loro uomini e mezzi garantiscono il rispetto di alleanze, accordi e trattati internazionali ineludibili partecipando a operazioni militari e di soccorso civile in patria e in mezzo mondo. Si consideri solo il naviglio, i mezzi aerei e di trasporto terrestre impegnati con i migranti.

I vertici militari hanno il dovere di segnalare l’esigenza al Governo, ma non tutto il potere di imporre una (impossibile) immediata sostituzione dei mezzi o la loro bonifica istantanea. Per sostituirli non ci vuole solo il denaro, ma anche il tempo per produrne di nuovi e acquistarli, con le lunghe procedure amministrative obbligatorie.

E ci vuole pure il tempo se si dovessero demolirle in sicurezza, quando non sia conveniente bonificarle e riutilizzarle. Intanto valgano le misure di salvaguardia previste nei documenti di sicurezza, per mitigare al massimo il rischio.

Un caso analogo, la Legge 818 su misure antincendi

Una cosa analoga accadde con la prima Legge 818 sulle misure obbligatorie antincendi.

In prima applicazione i vertici militari e civili (dai comandanti di Reparto, ai direttori di ospedali, carceri o ai presidi di scuole) si trovarono in tribunale al banco degli imputati per non aver ottemperato, senza avere i soldi, il potere e l’organizzazione dipendente per farlo.

La norma fu corretta successivamente interpretandola (partecipai alla stesura della Circolare ministeriale) limitando l’incolpazione possibile dei vertici e delle direzioni operative solo quando non avessero segnalato, senza ritardo, l’esigenza a chi, superiormente, aveva il potere di stanziare fondi sufficienti per procedere agli adeguamenti necessari per mezzo degli organi tecnici preposti.

Si consideri che dal dopo guerra, con varie giustificazioni, il bilancio delle FFAA e di Polizia, VV del Fuoco compresi, è stato limitato al minimo indispensabile, salvo accorgersi della sua insufficienza di fronte a gravi sfide, come terrorismo, mafia stragista, guerre, impegni internazionali, migrazioni bibliche, ripetute calamità naturali.

Per un’azione radicale, modernizzatrice dei mezzi militari, da concludersi in pochi anni, occorrono non i milioni, ma i miliardi e ne occorrono in notevole quantità.

Occorre una buona porzione di manovra finanziaria che le casse dello Stato dovrebbero sopportare. Non sempre si trova il giusto consenso nel Governo o in Parlamento.

L’Ona stimola le istituzioni per risolvere il problema amianto

L’ONA non deve cessare e non cesserà di stimolare l’interesse delle Istituzioni anche per il settore militare per giungere all’obiettivo “Amianto Zero nelle FF AA e di P.”

Può darsi che, se da un lato il particolare e turbolento momento storico pieno di guerre, tensioni profonde, dissesto grave del territorio impedisce il fermo istantaneo dei tanti mezzi impiegati in teatri turbolenti, dall’altro può favorirne un più rapido ricambio per migliorare le prestazioni dei dispositivi in campo.

Per questo l’Ona da una parte giustamente manifesta soddisfazione per i successi giudiziari conquistati a favore delle famiglie dei deceduti e degli ammalati. Dall’altra non è nemica delle istituzioni, anzi, aiuta da sempre nella ricerca di fondi, mezzi e sistemi per eliminare i milioni di tonnellate di amianto che ancora infestano la vita degli italiani in centinaia di migliaia di giacimenti.

L’Ona getta un ponte alle istituzioni

Getto un ponte – mi ha detto l’Avv. Bonanni, discutendo di questo – tant’è che abbiamo sempre riconosciuto l’alto valore delle Forze Armate e il senso dell’onore. L’imprudenza di alcuni non può e non deve far disconoscere il sacrificio di tanti. Alle azioni giudiziarie ci si arriva perché spesso le domande non vengono accolte e allora la parola passa al giudice”.

“Siamo, però, sempre aperti al dialogo – ha aggiunto Bonanni – anche grazie al Generale dei Carabinieri Cardillo, ben più di un volto onesto della politica: professionalità e capacità al servizio della collettività”.

L’Ona ha tentato più volte di portare la propria esperienza all’interno delle Istituzioni per liberare il territorio dall’amianto.

(Sto tentando di farlo in questi giorni presentandomi in una lista civica a Roma e provincia: “Rocca Presidente” alle prossime Elezioni Regionali nel Lazio del 12 e 13 febbraio.

istituzioni

E, come è noto, la Regione è un punto amministrativo eccellente per migliorare la lotta all’Amianto).

L’unico, vero nemico dell’ONA è l’Amianto!

Arch. Giampiero Cardillo

       Gen.B. CC (cong.)

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