Guidi Benedetta: medico legale e volontaria ONA
La Dott.ssa Benedetta Guidi, medico legale, volontaria ONA, ha rilasciato un’intervista sul ruolo chiave delle istituzioni nella problematica amianto
Dott.ssa Guidi, da quanto tempo collabora con l’Osservatorio Nazionale Amianto?
La mia collaborazione è iniziata da circa 3 anni, in seguito ad una pubblicazione su una rivista scientifica dedicata all’amianto. E’una tematica che mi ha sempre affascinato e appassionato, proprio per questo una mia amica avvocato ha pensato che fosse giusto presentarmi all’Associazione ONA (Osservatorio Nazionale Amianto) e al suo Presidente, l’Avv. Ezio Bonanni.
E’ iniziato da subito un rapporto basato sulla fiducia reciproca che mi ha portato a congiungere il mio lavoro di tutti i giorni, medico chirurgo specializzata in medicina legale, con un argomento che ha sempre suscitato il mio interesse.
Quale aspetto di questa importante quanto discussa tematica sull’amianto l’ha appassionata di più?
Sicuramente quello del risarcimento del danno alla persona in ambito di responsabilità civile per i soggetti affetti da patologie asbesto correlate contratte in seguito ad esposizione lavorativa all’amianto. È di fatto prevedibile una prossima espansione della giurisprudenza civile del contenzioso correlato agli effetti nocivi dell’esposizione all’amianto, fino ad oggi limitata ai soli profili del regime indennitario sociale. È proprio questa peraltro la tematica affrontata all’interno della mia pubblicazione sulla Rivista Italiana di Medicina Legale, in cui proponevo l’applicazione del modello di causalità proporzionale al contenzioso da patologia asbesto-correlata.
Quali sono le difficoltà che riscontra nel corso delle perizie dell’ONA?
Mi sento di dire che tra le problematiche che ogni giorno riscontro c’è sicuramente la problematica di riconducibilità della patologia all’esposizione. Ricordo un caso di una signora di Arezzo che mi è rimasto molto a cuore in quanto è stata proprio la stessa paziente a scegliere me come proprio consulente tecnico dopo che già aver ricevuto una sentenza di primo grado sfavorevole. Purtroppo, nonostante a parer mio vi fossero i presupposti per sostenere il ricorso in appello, il CTU non ha ritenuto che l’esposizione lavorativa della donna fosse stata “significativa” escludendo la patogenesi lavorativa, per cui anche la Corte Territoriale ha emesso un giudizio negativo. Purtroppo vi è ancora molta reticenza sul tema “amianto” e pochi sono gli studi epidemiologici soprattutto per certi settori lavorativi. Per questo bisogna andare avanti e continuare a sensibilizzare Comuni, provincie e istituzioni affinché venga scoperchiato quello che appare come un vero e proprio vaso di Pandora.
Purtroppo, c’è ancora molto da fare, soprattutto per quanto riguarda il rapporto esposizione amianto-patologie riconosciute. E’ necessario ricordare che per il mesotelioma, non vi è una soglia al di sotto della quale il rischio si annulla. Come più volte ribadito dallo stesso Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’ONA, è necessario un aggiornamento continuo dei registri e della letteratura affinché si parli apertamente di questa sostanza killer e di tutte le dannose conseguenze che ne possono derivare, le quali possono svilupparsi a distanza di molti anni dall’esposizione, consideriamo che per il mesotelioma il tempo di latenza della malattia può arrivare a 30-40 anni.