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giovedì, Novembre 30, 2023

Contributi per il fotovoltaico, ok della Commissione europea

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La Commissione europea ha approvato il nuovo bando Parco Agrisolare. Il decreto ministeriale è dell’aprile scorso. Ora, dopo l’ok dell’Ue, si aspetta soltanto la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Commissione europea, ok al bando: in arrivo 1 miliardo

Il contributo a fondo perduto per impianti fotovoltaici sui tetti dei fabbricati agricoli è di 1 miliardo di euro. L’Unione europea punta a una rivoluzione, attraverso le energie rinnovabili per abbassare le spese di produzioni dell’energia e tutelare l’ambiente che ci circonda.

Gli impianti fotovoltaici potranno essere finanziati per un massimo di 750mila euro per ogni progetto, sulle coperture di strutture del settore agricolo, zootecnico e industriale. Gli imprenditori potranno creare sistemi automatizzati di ventilazione e raffreddamento e installare pannelli solari e sistemi di gestione intelligente dei flussi e degli accumulatori.

Il contributo copre anche la rimozione amianto

Le spese ammesse al finanziamento includono anche la rimozione e lo smaltimento dell’amianto. In particolare gli agricoltori potranno installare impianti fotovoltaici anche su tetti diversi da quelli in cui si rimuove l’amianto, se appartenenti allo stesso immobile. Si possono anche bonificare coperture più ampie rispetto all’impianto che si va a posizionare, sempre che si tratti dello stesso edificio.

Il decreto ministeriale Parco Agrisolare di fine aprile ha introdotto, un incremento del contributo a fondo perduto, l’eliminazione del vincolo di autoconsumo. Così come l’aumento della soglia massima di potenza fino a 1 MW di fotovoltaico installabile. E il raddoppio della spesa massima ammissibile per i sistemi di accumulo e di ricarica per veicoli elettrici.

Possibile risparmiare l’80% della spesa

Un’opportunità importante anche per affrontare una bonifica amianto e rinnovare la propria azienda ad un costo esiguo. Il contributo è, infatti, a fondo perduto e copre l’80% della spesa. Un investimento anche in salute. L’amianto, infatti, è altamente cancerogeno, ma le aziende hanno continuato ad utilizzarlo per la costruzione di edifici e in molteplici altri settori. La legge 257 del 1992 lo ha messo al bando, ma non ha obbligato a rimuoverlo.

Per questo a distanza di oltre 30 anni i materiali in asbesto, altro modo di chiamare l’amianto, sono ancora presenti e mettono a serio rischio la nostra salute. Le sue fibre, infatti, danneggiano gli organi dove vanno a posizionarsi una volta inalate. Tanto da far nascere, anche a distanza di 40 o 50 anni, tumori quali il mesotelioma, ma anche del polmone e tanti altri.

Per questo investire sulla bonifica è l’unico modo per fermare le patologie asbesto correlate, come insiste da tempo il presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, l’avvocato Ezio Bonanni. Le sue ricerche sul tema sono raccolte ne “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022”. L’Ona ha realizzato anche una App per la segnalazione dei siti contaminati. I cittadini possono così contribuire alla mappatura.

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