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lunedì, Gennaio 20, 2025

Hiv in Italia, il vaccino sperimentale

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L’Italia sperimenta il primo vaccino in grado di riconoscere e controllare l’infezione da HIV. Siamo ancora in una fase sperimentale, ma un passo in avanti è stato fatto. Il nuovo vaccino, denominato HIVconsvX, ha un potenziale scopo terapeutico ed è già stato testato su volontari privi dell’infezione, con risultati incoraggianti.

Oggi lo studio clinico di fase I che si sta eseguendo in Italia sta coinvolgendo 33 persone infette tra i 18 e i 60 anni. Della sperimentazione si stanno occupando i team di ricerca della dott.ssa Gabriella Scarlatti e prof.ssa Antonella Castagna dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano. Il vaccino è fornito dal prof. Tomas Hanke dello Jenner Institute all’Università di Oxford.

Con l’infezione terapie antiretrovirali per tutta la vita

Con un’infezione da HIV oggi si può vivere senza che la malattia diventi conclamata per molto tempo. Si possono proseguire le terapie antiretrovirali anche per tutta la vita. Il numero di persone che vive con l’Hiv in Italia, oggi è di 142mila (nel 2012 erano 127mila). Nel mondo sono circa 85 milioni.

Ad oggi – spiega il San Raffaele – i farmaci antiretrovirali a disposizione riescono a bloccare con successo la replicazione del virus. Rendono la sua presenza nel sangue non rilevabile e l’aspettativa di vita di una persona che vive con HIV sovrapponibile a quella della popolazione generale. Tuttavia, le terapie antiretrovirali, anche se si tratta di farmaci long acting che possono essere somministrate con lunghi intervalli di tempo, devono essere proseguite per tutta la vita“.

La loro interruzione induce, nella maggior parte dei casi, un rebound virale, ovvero una ricomparsa della carica virale plasmatica entro 3-4 settimane“, aggiunge la prof.ssa Castagna.

Da mettere in conto ci sono poi anche i possibili effetti collaterali legati alla lunga durata di assunzione.

HIV in Italia, tornano a salire i nuovi casi

metastasi al cervello

Salgono le diagnosi di Hiv in Italia. La ripresa fa contare 1.888 casi dallo scorso anno, il 2% in più rispetto al 2021 ed il 34% in più rispetto al 2020. Anche se – bisogna dire – il 2020 essendo l’anno della pandemia aveva visto un blocco delle diagnosi per via del covid: quell’anno infatti aveva fatto segnare un -44% su base annua. L’aspetto preoccupante è che si tratta del secondo aumento dopo più di un decennio in discesa, anche se nel complesso, il dato del 2022 risulta del 25% più basso rispetto al 2019 e, rispetto a 10 anni fa, i casi sono più che dimezzati.

Le Regioni con il maggior numero di contagi nel 2022 sono il Lazio (4,8 per 100mila abitanti), Toscana (4), Abruzzo e Campania (3,9). La principale via di trasmissione è stata quella sessuale (43% etero; 41% MSM, “men who have sex with men”) e quasi il 79% ha riguardato i maschi. I contagi riguardanti persone che usano sostanze stupefacenti sono stati il 4,3%.

Il quadro emerge dall’Istituto Superiore di Sanità, che ha aggiornato i dati della sorveglianza nazionale delle nuove diagnosi di infezione da Hiv e dei casi di Aids. Come ogni anno il 1 dicembre, Giornata Mondiale per la lotta contro l’Aids.

In Europa ancora troppe diagnosi tardive

Il quadro italiano è migliore di quello europeo. Infatti l’Italia, in termini di incidenza delle nuove diagnosi HIV, nel 2022 è al di sotto della media dell’Unione Europea (5,1 casi per 100.000 residenti in entrambe le aree).

L’altro dato è che in Europa le diagnosi arrivano ancora troppo tardi. Molte persone scoprono di essere sieropositive quando la conta dei linfociti Cd4 è di valore inferiore a 200, che indica un’infezione in stadio avanzato. Questo corrisponde a circa la metà delle nuove diagnosi.

Questi dati indicano che le persone si sono infettate molti anni prima, suggerendo problemi di accesso e di adozione del test Hiv per alcuni segmenti della popolazione“. Si legge nel rapporto “Hiv/Aids surveillance in Europe” redatto dallo European Centre for Disease Prevention and Control e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

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