UN EX TECNICO AERONAUTICO DELL’ALITALIA OTTIENE UN RISARCIMENTO E UN AUMENTO DI PENSIONE DOPO ESSERE STATO ESPOSTO ALL’AMIANTO PER OLTRE VENT’ANNI. LA SENTENZA DEL TRIBUNALE DI ROMA SEGNA UN PRECEDENTE IMPORTANTE PER TUTTI I LAVORATORI CHE HANNO SUBITO DANNI ALLA SALUTE
Alitalia e il rischio amianto
Un ex dipendente di Alitalia, oggi 68enne, ha ottenuto giustizia dopo una lunga battaglia legale: il Tribunale di Roma ha stabilito che l’INPS dovrà aumentare la sua pensione di 500 euro al mese e corrispondergli 35mila euro di arretrati. Il motivo? L’esposizione all’amianto subita nel corso della sua carriera come tecnico manutentore di aeromobili. Questa sentenza rappresenta un passo fondamentale per il riconoscimento dei danni provocati dall’asbesto nei luoghi di lavoro e potrebbe aprire la strada a numerose altre richieste di risarcimento.
Il caso di un lavoratore Alitalia
Il lavoratore, impiegato per oltre vent’anni nei reparti di manutenzione, ha sviluppato una grave patologia polmonare riconducibile alle fibre del “killer silente” respirate quotidianamente. Durante il processo, un ex collega ha testimoniato sulle condizioni di lavoro negli stabilimenti Alitalia, descrivendo la presenza costante di una polvere “brillante” nell’aria, particolarmente visibile quando venivano azionati i sistemi idraulici degli aerei. Questa, secondo le perizie mediche e tecniche, proveniva dall’usura delle fascette in amianto che rivestivano i tubi dei macchinari. Per anni, il tecnico e i suoi colleghi hanno respirato queste particelle senza alcuna protezione adeguata, inconsapevoli del rischio che correvano.
I danni dell’asbesto
L’amianto è stato ufficialmente vietato in Italia nel 1992, ma i suoi effetti sulla salute continuano a manifestarsi a distanza di decenni. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, le fibre inalate possono rimanere nei polmoni per anni, causando malattie come l’asbestosi, il mesotelioma e diversi tipi di tumore. La lunga latenza di queste patologie fa sì che molte persone, esposte negli anni ’70, ’80 e ’90, stiano sviluppando solo ora i sintomi delle malattie correlate.
Un recente studio dell’European Respiratory Journal ha confermato che i lavoratori della manutenzione aeronautica presentano un rischio significativamente più alto di sviluppare malattie polmonari rispetto alla popolazione generale. Questo perché, nonostante l’asbesto fosse già riconosciuto come materiale pericoloso prima del divieto ufficiale, la sua rimozione dagli ambienti di lavoro è avvenuta con ritardi e lacune nella sicurezza.
L’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, ha definito questa sentenza un’importante vittoria per tutti i lavoratori che, come l’ex tecnico Alitalia, hanno subito danni irreparabili alla salute senza esserne consapevoli.
«Questa decisione è una vittoria di giustizia che speriamo possa aprire la strada a numerosi altri casi simili» ha dichiarato. «Troppe persone si ammalano oggi a causa di esposizioni avvenute decenni fa, spesso senza che vi fosse alcuna informazione o protezione adeguata. È fondamentale continuare a garantire supporto legale e medico a chi sospetta l’esposizione all’amianto».
Necessità di bonificare le zone a rischio
Nonostante siano trascorsi più di trent’anni dalla messa al bando dell’amianto, la bonifica dei siti contaminati in Italia rimane un problema irrisolto. Secondo le stime più recenti, nel Paese esistono ancora almeno 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto da smaltire. Il rischio, quindi, non riguarda solo gli ex lavoratori dell’industria, ma anche chi frequenta scuole, ospedali ed edifici pubblici costruiti prima del divieto.
Il verdetto del Tribunale di Roma stabilisce un principio fondamentale: l’esposizione al pericoloso patogeno può influire sul calcolo pensionistico, con un incremento che può arrivare fino al 40% dell’assegno mensile. Questo potrebbe incentivare altri lavoratori, soprattutto ex dipendenti di settori come quello aeronautico, a intraprendere azioni legali per ottenere il riconoscimento del danno subito.
«Questa sentenza è un segnale forte» ha aggiunto Bonanni. «Molti lavoratori sono stati esposti senza saperlo a sostanze altamente pericolose e per troppo tempo la questione è stata sottovalutata. Ora, grazie a questa decisione, abbiamo un importante precedente che potrà aiutare molte altre vittime dell’amianto a ottenere il giusto risarcimento».
Mentre cresce la consapevolezza sui pericoli del minerale e sulle conseguenze a lungo termine, le associazioni per la tutela delle vittime continuano a chiedere un’accelerazione nei processi di bonifica e un maggiore supporto per coloro che hanno contratto malattie legate all’esposizione. Questa sentenza potrebbe rappresentare una svolta, ma la battaglia per la giustizia e per la sicurezza sul lavoro è ancora lunga.