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giovedì, Dicembre 12, 2024

In Giappone riapre la caccia ai delfini

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Domani, 1 settembre, riprende in Giappone la caccia ai delfini. Un’attività anacronistica e crudele, ma non per alcune zone di questo Paese, che viene contrastata da anni dalle associazioni animaliste.

Delfini di vario tipo, ma anche balene dalla testa a melone, vengono circondati dalle barche dei pescatori che sbattendo i remi sull’acqua, li confondono e li terrorizzano, costringendoli in una stretta baia. Qui catturano i più giovani e uccidono gli altri per cibarsi della loro carne. L’acqua della baia dopo la strage non è più blu, ma rossa.

Caccia ai delfini, in Giappone una tradizione

Si tratta di una tradizione in Giappone che sta via via svanendo. Prima la carne di delfino si trovava anche nelle mense scolastiche. Ora questo non avviene più, sia per la pressione delle associazioni ambientaliste, sia perché è risultata pericolosa per la presenza di mercurio.

Nel piccolo villaggio di Taiji però la mattanza continua ancora oggi. Gli animali più giovani e sani vengono venduti ai delfinari e ai parchi acquatici. La loro esistenza diventa in questo modo più triste e la loro aspettativa di vita diminuisce di oltre il 50%.

La triste vita degli animali nei delfinari

Se, infatti, i delfini che vivono in libertà riescono a raggiungere anche 50 anni di età, in cattività raramente superano i 20. Soffrono inoltre di depressione e sono più aggressivi. Per questo ai maschi vengono spesso somministrati ormoni. “Un delfino addestrato – ha dichiarato l’attivista tedesca per i diritti degli animali della Pro Wildlife, Sandra Altherr – può valere fino a 50.000 euro”.

Prevedendo nuove proteste le autorità della città portuale di Taiji, che si trova ovest dell’arcipelago giapponese, hanno da poco aperto una stazione di polizia temporanea. Gli agenti controlleranno eventuali manifestazioni.

Questi animali sono richiesti in Cina, ma anche in Russia, Thailandia, Messico, Vietnam, Turchia, Egitto e Tunisia.

Caccia, nel 2021 uccisi 547 esemplari

Lo scorso anno, si legge su Il Fatto Quotidiano, sono stati uccisi 547 delfini, mentre ne sono stati catturati 150. Anche 3 balene sono state catturate, e 2 di queste sono morte a causa delle ferite riportate durante la caccia.

Nonostante il delfino sia un animale a rischio estinzione, almeno per quanto riguarda 10 specie, continua questa pratica. Certamente non è l’unica causa che mette a rischio questo meraviglioso animale. Uno dei rischi più grandi in questo momento è il riscaldamento globale.

Il riscaldamento delle acque porta anche ad una diminuzione del numero delle nascite. A sua volta questo, con il passare del tempo, causa un significativo crollo delle presenze di delfini nei mari.

L’impegno dell’Ona per la tutela di tutti gli esseri viventi

La tutela dell’ambiente e di tutti gli esseri viventi è una delle missioni dell’Ona – Osservatorio nazionale amianto, e del suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni. L’amianto che ha decimato gli operai che lo lavoravano nelle fabbriche si trova ora sul nostro territorio e nelle nostre case, nonostante il divieto del suo utilizzo. L’Ona si batte quindi per le bonifiche, anche con una App apposita che possa contribuire alla mappatura.

L’Ona però persegue la liberazione da ogni cancerogeno, per tutelare la salute dei lavoratori e di tutti i cittadini. “Il Pianeta è uno soltanto – ha detto l’avvocato Bonanni – e bisogna tuterlarlo con tutte le nostre forze. Sia con comportamenti sostenibili, sia e ancora di più facendo pressione affinchè i politici del mondo lavorino insieme verso questo obiettivo, con progetti adeguati e i giusti finanziamenti”.

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