Il Ghiacciaio della Marmolada è ridotto ad un decimo rispetto a cento anni fa. Potrebbe scomparire in meno di 15 anni.
Secondo le stime di Legambiente la sua superficie è diminuita del 70% e il suo volume del 90%. La causa è il cambiamento climatico che ha ridotto all’osso il più grande ghiacciaio delle Dolomiti ora tristemente famoso per il distacco del seracco che ha travolto due cordate di alpinisti. Undici persone sono morte.
Ghiacciaio della Marmolada, Carovana Legambiente
I dati emergono dalla quarta tappa di Carovana dei Ghiacciai 2022, in Veneto e in Trentino. I volontari dell’associazione e gli esperti del Comitato glaciologico italiano sono tornati sulla Marmolada anche per chiarire le cause della tragedia.
Secondo Legambiente, si può leggere nel comunicato stampa, i motivi sono “da imputare alla forte inclinazione del pendio roccioso e alla progressiva apertura di un grande crepaccio che ha separato il corpo glaciale in due unità. Alla presenza di discontinuità al fondo e sui lati. All’aumento anomalo delle temperature con conseguente aumento della fusione e incremento della circolazione d’acqua all’interno del ghiaccio”.
“La Regina della Dolomiti sta perdendo il suo gigante di ghiaccio più in fretta delle altre vette — ha detto Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente — con rotture di equilibri secolari e accelerazioni di fenomeni anche tragici. Ma non devono essere tristi episodi di cronaca a doverci ricordare che siamo in piena emergenza climatica”.
Ghiacciaio della Marmolada: Fondamentale transizione energetica
In molti sono concordi a ricondurre la tragedia alla crisi climatica e al riscaldamento globale. Gli effetti sono davanti ai nostri occhi, come ha sottolineato Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto.
“Con l’Osservatorio Città clima di Legambiente – ha detto – abbiamo registrato in Veneto ben 84 eventi estremi negli ultimi 13 anni. Urgente abbandonare le fonti fossili e spingere l’acceleratore per arrivare a emissioni di gas a effetto serra nette pari a zero nel 2040, in coerenza con l’Accordo di Parigi (COP 21). Al contempo occorre dotarsi di un piano di adattamento al clima per tutelare i territori e le comunità”.
La lotta dell’Ona per la tutela dell’ambiente
L’Ona – Osservatorio nazionale amianto contribuisce a tutelare l’ambiente, attraverso la guerra contro l’asbesto. L’avvocato Ezio Bonanni da tempo sostiene come la tutela della salute e preservare l’ambiente, non solo di lavoro, sia fondamentale.
Si parte dalla storia dell’amianto in Italia, che ha visto il profitto surclassare ogni cosa, compresa la dignità delle famiglie, compresa la vita dei bambini (vedi l’ex Ilva di Taranto), per capire come non si possa continuare in questo senso. Ora anche la Costituzione pone un paletto fondamentale all’economia.
“L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi – recita il nuovo articolo 41 – in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.