IL GIORNALISTA FRANCO DI MARE, VOLTO NOTO DELLA TELEVISIONE ITALIANA E RINOMATO INVIATO DI GUERRA, HA RECENTEMENTE SVELATO DI ESSERE AFFETTO DA MESOTELIOMA, UNA RARA FORMA DI CANCRO CAUSATA DALL’ESPOSIZIONE ALL’AMIANTO. LA RAI LO IGNORA
La notizia è giunta durante un’intervista a “Che tempo che fa”, condotta da Fabio Fazio sulla Nove. Per l’occasione, Franco Di Mare ha espresso la sua delusione per il silenzio dell’ “ex Mamma Rai”, di fronte al suo dramma: «La Rai non risponde alle mie mail».
Missioni di guerra e morte: la storia di Franco Di Mare
Franco Di Mare si è ammalato per aver respirato l’amianto durante le sue missioni come inviato di guerra nei Balcani. In quei contesti, venivano impiegati proiettili all’uranio impoverito che, per via delle loro caratteristiche, riuscivano a perforare tank e a buttare giù gli edifici, generando temperature superiori ai tremila gradi centigradi e rilasciando quindi un pericolosissimo aerosol di metalli pesanti e particelle di amianto.
«Ne bastava una. Seimila volte più leggera di un capello. Magari l’ho incontrata proprio a Sarajevo, nel luglio del 1992, la mia prima missione. O all’ultima, nel 2000, chissà. Non potevo saperlo, ma avevo respirato la morte», sottolinea Di Mare. «Il periodo di incubazione può durare anche 30 anni. Eccoci».
Il giornalista ricorda di aver respirato quelle particelle senza rendersi conto del pericolo, un’azione che ha avuto conseguenze devastanti sulla sua salute.
Responso schok
La scoperta della malattia è arrivata come una doccia fredda.
Per ironia della sorte, Di Mare ha parlato di mesotelioma in diverse occasioni. Lo scorso novembre, il giornalista aveva moderato il Convegno “Amianto e Uranio, in guerra e in pace: ricchezza e povertà, dall’energia alla salute”, organizzato dall’Osservatorio Nazionale Amianto e dal suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, nella sede della Regione Lazio.
Nonostante il grave stato di salute, l’inviato di guerra ha mantenuto un atteggiamento coraggioso e risoluto.
Ignorato dall’azienda, Di Mare ha voluto condividere il suo senso di abbandono raccontando in televisione, proprio durante la Giornata Mondiale delle Vittime dell’Amianto, di aver inviato ripetute richieste di supporto senza ricevere alcuna risposta, nemmeno da parte dei suoi colleghi più stretti.
Un silenzio che penetra come una lama nel cuore. L’inviato Rai ha raccontato di aver chiesto ripetutamente il suo stato di servizio, con l’elenco delle missioni, per supportare la diagnosi. «Ho inviato decine di mail al capo del personale, ma non ho mai ricevuto alcuna risposta». Ha chiamato ripetutamente dirigenti con i quali si dava ormai del tu, divenuto direttore ad interim del RAI3: «MI hanno ignorato».
La gioia di vivere
Il racconto di Franco Di Mare non è solo una testimonianza personale della sua battaglia contro la malattia, ma anche un invito a riflettere su cosa significhi veramente vivere. La sua affermazione che «chi è malato si innamora del mondo» ci spinge a guardare gli altri con occhi più compassionevoli e indulgenti, soprattutto in contesti lavorativi in cui la solidarietà dovrebbe essere una priorità.
Il giornalista ha affidato il suo racconto anche al libro “Le parole per dirlo” (Sem, Feltrinelli). Per narrare «le guerre fuori da me e quella dentro di me. Un piccolo dizionario esistenziale. Senza pietismo. È il mio testamento».