Fibronit Bari: un’altra triste storia amianto italiana
Fibronit di Bari mesotelioma. Così come Cemental, Eternit o Ilva, anche all’interno della Fibronit sono state spezzate molte vite a causa dell’esposizione a fibre di amianto, minerale tanto prezioso per il settore dell’edilizia, quanto dannoso per la salute umana.
Tra le quasi 400 vittime complessive della fabbrica di manufatti di eternit non troviamo solo ex operai che hanno contratto patologie asbesto correlate, ma anche cittadini comuni che hanno avuto come unica colpa quella di vivere vicini allo stabilimento in questione. Lo stabilimento Fibronit di Bari sorge proprio al centro di tre quartieri. In questo modo, si è avuto un aumento del rischio. In particolare, per il mesotelioma (Fibronit di Bari mesotelioma).
Infatti, la Fibronit di Bari, proprio perché collocata nel centro città, ha costituito un vero e proprio focolaio di contaminazione di fibre, e, quindi, di mesotelioma.
Infatti, Fibronit di Bari mesotelioma, si traduce in un’epidemia tra coloro che hanno abitato e che abitano alcuni quartieri. Ci riferiamo ai quartieri di Bari Madonnella, Carrassi e Japigia. In più, l’epidemia riguarda tutte le malattie asbesto correlate. Inoltre, il numero di decessi causati dal cancro è in preoccupante aumento nonostante l’azienda abbia cessato la sua attività nel 1985.
Infatti, la bonifica è giunta in ritardo. Quindi, l’esposizione è proseguita anche nei periodi successivi la chiusura. Soltanto nel 2016, in seguito all’impegno dell’ONA e dell’Avv. Ezio Bonanni si è giunti alla bonifica.
Fibronit di Bari mesotelioma: tardiva bonifica
Purtroppo a peggiorare la situazione è stato il fatto che dopo la chiusura dello stabilimento, questo si è trasformato in una sorta di discarica a cielo aperto, vi si trovavano infatti sotto gli occhi di tutti tonnellate di eternit e altri rifiuti altamente inquinanti.
Ma per i baresi, l’incubo sembra vicino alla conclusione: sono state avviate, intatti, nell’ottobre del 2016 le operazioni di bonifica del sito contaminato e proprio in questi giorni è caduto giù in maniera definitiva un altro capannone.
È prevista per il prossimo autunno, invece, la fine dei lavori di bonifica dell’intera area, visto che restano da distruggere solo gli ultimi silos.
Il c.d. silos: Fibronit di Bari mesotelioma
Per fa crollare i silos servirà tanta pazienza e soprattutto un’intera estate, ma dopo di questo gli abitanti delle aree limitrofe potranno emanare un sospiro di sollievo nel vedere fatta a pezzi quella che un tempo oltre ad essere la fabbrica di cemento era ritenuta anche la “fabbrica della morte”.
Quest’importante iniziativa è un grosso passo avanti per il capoluogo pugliese, che in questo modo ha dimostrato solidarietà nei confronti delle vittime dell’amianto e, soprattutto, rispetto per i propri cittadini e la loro salute che ricordiamo non sono ancora immuni dai rischi di contrarre malattie come: mesotelioma, asbestosi e una serie di particolari forme di tumori polmonari.
Fibronit di Bari mesotelioma: fobia tra gli abitanti
In più, c’è una vera e propria fobia tra gli abitanti. Infatti, c’è un numero elevato di casi di mesotelioma per coloro che hanno abitato nei dintorni.
La paura di ammalarsi spesso può recare danni gravi quanto la patologia stessa. Ma Bari e la Puglia non si arrendono, hanno resistito fino ad ora. Per fortuna, è giunto il momento che, dopo la fine della bonifica nel 2016, il picco dovrebbe via via diminuire. È necessaria, ora, la sorveglianza sanitaria e il risarcimento del danno.
Amianto: un minerale prezioso quanto letale
L’amianto che adesso terrorizza l’opinione pubblica visto che la sua nocività è stata più che comprovata, un tempo è stato un valido alleato dell’uomo. Un minerale preziosissimo in quanto ha una forte resistenza al calore e una struttura fibrosa facile da manipolare.
L’Italia dagli anni 60 in poi è stato uno dei maggiori produttori mondiali di asbesto.
Come leggiamo dal rapporto INAIL “Rifiuti contenenti amianto” ed. 2013, in Italia sono state prodotte circa 3milioni e 800mila tonnellate e importate circa 1milione e 900mila tonnellate di amianto grezzo.
Con il trascorrere degli anni però iniziarono ad essere evidenti ma non ancora comprovate le correlazioni tra le fibre di amianto e le malattie asbesto correlate, che in genere colpivano l’apparato respiratorio.
Solo in seguito si è dimostrato che le fibre di amianto una volta inalate attaccavano le vie respiratorie con conseguenti danni invalidanti. È iniziata poi una lotta contro l’amianto e per la sua messa al bando, con il raggiungimento dell’obiettivo solo nel tardo 1992 con la legge 257 che ne ha vietato l’uso su tutto il territorio italiano.
Prevenzione secondaria e terziaria Fibronit di Bari mesotelioma
Ora che nel 2016 la bonifica Fibronit di Bari è terminata, c’è la triste contabilità dei casi di mesotelioma. Questa situazione è confermata anche nel VII Rapporto Mesoteliomi ReNaM. L’ONA ha avviato l’azione di tutela medica e l’azione di tutela legale.
In più, sono già in corso azioni giudiziarie a carico del Comune di Bari, perché non ha vigilato precedentemente e perché ha ritardato nella bonifica. In più, ci sono stati casi di mesotelioma tra i dipendenti di Poste Italiane e di AMIU. Questi casi di mesotelioma sono stati dovuti al fatto che, questi dipendenti, hanno svolto la loro attività di lavoro nei pressi della Fibronit.
Quindi, queste vittime Fibronit di Bari mesotelioma hanno diritto alla tutela legale. Innanzitutto, con l’indennizzo INAIL, poi con il risarcimento danni.