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sabato, Ottobre 5, 2024

Fate, misteri ed esoterismo nel Quartiere Coppedè

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Il Quartiere Coppedè, conosciuto anche come “Quartiere delle Fate”, nasconde misteri e simboli esoterici in ogni angolo.

Fate e misteri al Quartiere Coppedè

Fate. Il Quartiere Coppedè progettato dall’architetto fiorentino Gino Coppedè fu costruito tra il 1913 e il 1926.
Il complesso comprende 17 villini e 26 palazzine ed è noto come il “Quartiere delle Fate”.
Si trova tra Via Tagliamento e Corso Trieste con epicentro in Piazza Mincio.
Sul pavimento dell’ingresso da Piazza Mincio si trova un mosaico rotondo che raffigura tre fanciulle suonatrici (lira, voce e chitarrino) in abiti romani antichi.
Esse rappresentano le metafore dei tre villini. Ad attestarlo, la scritta: “I villini delle fate, Neme, Melete, Aede”.
La sua realizzazione avvenne a singhiozzo per via dello scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Ciò che salta subito all’occhio è il suo stile bizzarro, unico nel suo genere e, non sono pochi i misteri e i simboli esoterici nascosti in ogni angolo.
L’intero complesso è circondato da un giardinetto secondo il modello della città giardino.


La fantasia stilistica di Coppedè


Volendo definire lo stile, potremmo dire che è un mix di Liberty e sopratutto Art Decò (con la stilizzazione e l’esaltazione degli elementi naturali: animali e floreali).
Troviamo altresì dei chiari rimandi all’arte classica, barocca, greco antica, romana, assiro-babilonese e infine forme, fregi ed immagini neo-medievali, come quelle di fate e cavalieri. E’ realizzato con la fusione di diversi materiali, come il marmo, il laterizio, il travertino, la terracotta, il vetro.
Nel complesso, questo mix eterogeneo di stili bene armonizzati fra di loro, ricrea un’atmosfera surreale, fantastica che ci catapulta in un mondo sospeso fra passato e presente.

I Villini delle Fate: la vera chicca

La vera chicca del quartiere sono i villini delle Fate, che si innalzano su tre piani.
Essi sono caratterizzati dalla presenza di archi finemente decorati con motivi geometrici asimmetrici, loggiati e finestre ricche di colonne, che formano spesso trifore e quadrifore (due e tre colonne).
Le volte sono dipinte con tinte alternate mattone e beige, mentre le pareti sono affrescate con scene di processioni, graffiti con angioletti, motivi floreali, putti, monache e frati. I colori uniformi (non è usata la tecnica del chiaroscuro), danno l’impressione di trovarsi davanti a delle litografie anni 20-30, piuttosto che un dipinto.


I disegni: un omaggio alle città d’arte italiane


I dipinti sono un chiaro omaggio alle città d’arte del nostro Paese: Firenze (città natale di Coppedè), Venezia e Roma.
A destra, un dipinto raffigura Firenze con la cupola della Chiesa di S.Maria del Fiore e il Palazzo della Signoria. Sotto si legge la scritta “Fiorenza Bella”.
Si vedono inoltre le figure di Dante e Petrarca e il panorama della città, su cui svetta cupola del Duomo realizzata dal Brunelleschi, ma anche divinità romane e animali come api e leoni alati.
Dall’altro lato del villino, sopra il parapetto sono rappresentati la lupa di Roma con Romolo e Remo e il Leone di Venezia che affronta un veliero.


Il Quartiere delle Fate nel cinema


Il Quartiere Coppedè ha ospitato diversi set cinematografici, soprattutto per la realizzazione di film di suspense.
Secondo una leggenda, lo stesso Gino Coppedè, fu ispirato dalla pellicola del 1914, Cabiria, diretta da Giovanni Pastrone per partorire il suo capolavoro architettonico. Negli anni ’70 il regista Dario Argento girò proprio in questo quartiere alcune scene dei suoi cult-horror: “Inferno” e “L’uccello dalle piume di cristallo”. Nel quartiere sono state girate tante altre scene di film, tra cui: “Il profumo della signora in nero” di Francesco Barilli,Ultimo tango a Zagarolo” di Nando Cicero e “Audace colpo dei soliti ignoti” di Nanni Loy con Vittorio Gassman.


L’Ambasciata del Marocco


Sempre nel quartiere si trova un altro suggestivo edificio: l’Ambasciata del Marocco. Costruito tra il 1918 e il 1926, ha le pareti rivestite di mattoncini e travertino, un piccolo loggiato all’ingresso e un caratteristico lampadario in ferro battuto che pende de un arco ornato con grandi maschere, efebi e decorazioni floreali.

La fontana delle rane nel Quartiere delle Fate


Oltrepassando l’arco del Palazzo degli Ambasciatori si arriva a Piazza Mincio, al cui centro si trova la Fontana delle Rane. Qui zampillano delle simpatiche ranocchie. Piccola curiosità: per la sua realizzazione si dice che l’architetto Gino Coppedè prese spunto dalla fontana delle tartarughe del Bernini, presente nel ghetto. La fontana è anche famosa per via del bagno che i Beatles vi fecero, completamente vestiti, dopo un concerto tenuto al Piper.


Il Palazzo del Ragno


Poco distante sorge il Palazzo del Ragno, in Piazza Mincio 4. L’edificio, costruito nel 1920, deve il suo nome ad un mosaico in bianco e nero posto sopra all’entrata, che raffigura l’aracnide simbolo di laboriosità. La sua facciata principale si erge come una torretta. Ai lati dell’ingresso ci sono delle colonne ondulate e sulla chiave di volta dell’arco, Coppedè posizionò un altro volto, simile a quello posizionato all’ingresso del quartiere. Al terzo piano c’è un balconcino con loggia, sopra il quale si trova un dipinto ocra e nero. L’opera immortala un cavallo sormontato da un incudine tra due grifoni e a fianco si può leggere la scritta “labor”.


Altri misteri nel Quartiere delle Fate


Camminando si scorge la Nike alata, circondata da aquile e la Madonnella. Nel cuore del quartiere c’è inoltre l’albero della vita.


Quartiere Coppede’: fate ed esoterismo


Coppedè era un massone e di conseguenza ha disseminato il quartiere di simboli esoterici.
Il lampadario posizionato sotto l’arco d’ingresso sarebbe un simbolo del “viaggio iniziatico” alla ricerca della luce. E in effetti, i massoni sono anche soprannominati i “figli della luce” (della conoscenza), chiave per accedere alle verità nascoste. Basti pensare che durante il rito dell’iniziazione, il profano fa appunto richiesta di entrare il loggia per “trovare la luce”.
Sull’arco si può notare una coppa che ricorda quella del Santo Graal, mentre colonne, torrette e figure apotropaiche (contro il maligno), rimandano alla Torre di Babele e al Tempio di Salomone.

Sul Palazzo Hospes Salve si legge infine “Entra in questa casa chiunque tu sia; Sarai un amico. Io proteggo l’ospite”.


Fonte
sotterraneidiroma.it

viaggiesapori.net

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