Il 25 ottobre si è svolta, presso il Salone d’Onore del CONI al Foro Italico, la seconda edizione del Fair Play Day: una giornata dedicata ai principi della sana convivenza.
Si è svolta a Roma il 25 ottobre la giornata del Fair Play Day
La manifestazione è stata presieduta dal dott. Ruggero Alcanterini , giornalista e presidente del Comitato Nazionale Italiano Fair Play, dall’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto e da Alessandra Sensini, vicepresidente e plurimedagliata olimpica, in rappresentanza del CONI.
La settimana Fair Play Week, iniziata il 19 ottobre è stata dedicata a tematiche come le emergenze epocali e la catastrofe ambientale planetaria, la diaspora umanitaria del Kurdistan e dell’area mediterranea, la sicurezza sul lavoro, con particolare attenzione al pericolo amianto e il tema delle pari opportunità nella pratica sportiva, riconosciute come valori morali e capacità.
I premiati durante la giornata del Fair Play Day
Tra i premiati, si sottolinea la presenza del prof. Luciano Mutti, oncologo e ricercatore di punta sul mesotelioma e di Valerio Catoia, afflitto dalla sindrome di Down, nuotatore paralimpico, divenuto “Alfiere d’Italia” per aver salvato un’adolescente nelle acque di Sabaudia. Il giovane ha dimostrato che la forza fisica e psicologica dell’atleta nasce da dentro e che, quando non ci sono impedimenti fisici, con impegno, amore, dedizione ma soprattutto sacrificio, è possibile raggiungere risultati sorprendenti e diventare “campioni”.
Come affermava il poeta Virgilio “Hos successus alit: possunt, quia posse videntur”, “essi possono poiché pensano di potere”.
Gli altri premiati: Renato Mariotti, collezionista del Museo del Calcio Internazionale, Michele Panzarino, Direttore dell’Accademia Nazionale di Cultura Sportiva, Luciano Duchi, storico organizzatore della mezza maratona Roma – Ostia, Marco Lodadio, nuovo “Signore degli Anelli”, vice campione del mondo e talento italico nella ginnastica attrezzistica, Giuseppe Gentile, nipote del filosofo Giovanni, primatista del mondo e sul podio olimpico a Città del Messico nel 1968, Vincenzo Vittorioso, al vertice del Settore Salvamento della FIN (Federazione Italiana Nuoto), affiancato dal campione europeo di Salvamento Andrea Piroddi e Cristiana Pedersoli, erede diretta e ideale dei principi etici del padre Carlo (in arte Bud Spencer) e la madre coraggio Samuela Fronteddu che, oltre la causa del figlio Giulio, ha sposato quella di tanti altri bambini e ragazzi nati con malformazioni o vittime di gravi incidenti.
Durante il convegno è intervenuto il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, l’avvocato Ezio Bonanni:
“Urge un piano di bonifica dello Stato perché, nonostante l’entrata in vigore del divieto di utilizzo di amianto nel nostro Paese, sono presenti ancora più di 40milioni di tonnellate (33 in matrice compatta e 7 friabile).
Il dato che più sconvolge è che tra i vari siti, più di 1milione, ci sono 2.400 scuole (stima per difetto) e sono esposti più di 352mila alunni e 50mila del personale docente e non docente e migliaia di impianti sportivi.
“Preoccupante la situazione delle scuole del Lazio e degli impianti sportivi al loro interno” – ha spiegato il presidente ONA che lancia l’allarme – è stata censita la presenza di 64 tonnellate di amianto compatto e 150 kg di amianto friabile, dati in difetto perché c’è stata carenza di verifiche sulla reale situazione, determinando una situazione di serio rischio sia per il personale docente sia non docente oltre che per gli alunni”.
“L’amianto continua a mietere lutti e tragedie nel mondo con 107mila decessi solo nel 2018, di cui almeno 6mila in Italia, senza che siano adottate concrete misure definitivamente efficaci per evitare l’esposizione a questo che è il più potente dei cancerogeni, un vero serial killer” – ha aggiunto il legale e componente della Commissione Amianto del Ministero dell’Ambiente, che ha precisato – “solo con la prevenzione primaria è possibile evitare le malattie infiammatorie e neoplastiche provocate dalla fibra killer, spesso in sinergia con altri agenti cancerogeni. Per chi è stato già esposto, e per coloro che purtroppo si sono già ammalati, non rimane altro che la prevenzione secondaria (diagnosi precoce e terapie più efficaci) e il risarcimento dei danni, con le prestazioni previdenziali (prevenzione terziaria).
Ma da dove nasce questa idea di Fair Play? Lo chiediamo al Dott. Ruggero Alcanterini, giornalista e presidente del Comitato Nazionale Italiano Fair play
“Noi da tempo promuoviamo il fair play, ovvero i valori che vengono identificati in ambito sportivo ma in realtà nascono in un contesto diverso, da Shakespeare che nelle sue commedie introduce l’idea del gioco reale. Quest’idea è stata poi mutuata in ambito sportivo che spesso, purtroppo, ne fa un abuso mostrando comportamenti tutt’altro che corretti.
Volendo semplificare, i concetti cardine di questa filosofia di vita sono due: il primo è il rispetto delle regole e il secondo uno stile di vita corretto e questo presuppone chiaramente un contesto ambientale che lo consenta. Noi, oltre che scendere in campo, possiamo lavorare nel quotidiano affinché ci sia una maggiore attenzione e rispetto per le regole da segnalare, come abbiamo fatto durante questa settimana in collaborazione con l’Osservatorio Nazionale Amianto, per le situazioni a rischio e la prevenzione. Inoltre, abbiamo premiato i meritevoli affinché possano diventare un esempio da emulare in questa società”.
Per questo motivo è nata la simbiosi con l’Osservatorio Nazionale Amianto che si occupa della tutela dell’ambiente e degli esposti ad agenti inquinanti, amianto e altri cancerogeni.
“Abbiamo un rapporto d’intesa e collaborazione da due anni che si è affinato con il tempo grazie ai principi che ci “legano”, perché l’ONA non è solo un Osservatorio Nazionale Amianto ma anche un Osservatorio Nazionale Ambiente e combatte affinché il contesto in cui viviamo sia corrispondente ai canoni necessari. Per noi e per un futuro migliore.
È importante evidenziare e trovare adeguate soluzioni a problematiche di carattere sociale, che non sono solo prevenzione alla contaminazione ma anche assistenza e solidarietà a quelli che hanno perso i loro cari o sono morti a causa dell’amianto e di altri cancerogeni. Eventi come questo servono per enfatizzare e segnalare questa nostra attività.
Quest’anno possiamo dichiararci soddisfatti, in proporzione allo sforzo compiuto, sicuramente abbiamo avuto un riscontro soddisfacente.
La collettività dovrebbe fare molto di più. Il fatto che ci siano un milione di siti contaminati di amianto che sono lì, bombe inesplose che possono insediare la salute di chiunque è una cosa inquietante e non mi risulta che ci sia un’attività in corsa contro il tempo per risolvere il problema. Sembra che fatalisticamente ci si augura che non succeda, come i terremoti o le esondazioni, le bombe d’acqua…”
Prevenire è meglio che curare
“Alcune cose andrebbero fatte prima, come pulire gli argini dei fiumi, evitare incendi che distruggano la vegetazione. Questi non possono essere interventi di soccorso piuttosto che di prevenzione. Anche per i costi che sono maggiori quando c’è la ricostruzione dopo la distruzione. E’ impensabile che si continui ad andare avanti così, invece di invertire la rotta, dopo determinati episodi”.
I servizi di assistenza ONA
L’Osservatorio Nazionale Amianto – ONA Onlus e l’Avv. Ezio Bonanni tutelano i diritti di tutti i cittadini e lavoratori esposti e vittime dell’amianto e altri cancerogeni. L’associazione con il pool di tecnici, assiste i cittadini per la bonifica e messa in sicurezza dei siti contaminati (prevenzione primaria). In caso di esposizioni ad asbesto ed altri cancerogeni, si può chiedere il servizio di assistenza medica gratuita (prevenzione secondaria).
L’ONA guida la ricerca scientifica in materia di mesotelioma ed altre patologie asbesto-correlate. Fermo il ruolo della prevenzione primaria, la diagnosi precoce, e le terapie più tempestive, assicurano maggiori chance di guarigione, ovvero di maggiore sopravvivenza a migliori condizioni di salute. L’ONA guida anche il pool di legali, per la tutela di tutti i diritti delle vittime di malattia professionale, tra cui quelle asbesto correlate, per il prepensionamento e l’adeguamento dei ratei pensionistici, con i c.d. benefici contributivi per esposizione ad amianto.
Anche i lavoratori che sono ancora privi di malattia, hanno diritto ai benefici contributivi per esposizione ad amianto. In caso di insorgenza di malattia professionale, l’ONA avvia il percorso INAIL per l’indennizzo e/o la rendita. In caso di servizio reso nelle Forze Armate, ovvero in esposizione ad amianto ed altri cancerogeni, nel rapporto di pubblico impiego non privatizzato, la struttura medico legale dell’ONA avvia le domande amministrative di riconoscimento di causa di servizio e quelle di vittima del dovere. Tutte le vittime e i loro famigliari hanno diritto al risarcimento di tutti i danni. In caso di decesso, le somme sono liquidate ai famigliari, loro eredi legittimi.
La storia del dott. Ruggero Alcanterini, da atleta sportivo a illustre giornalista
“La mia passione era quella di fare il giornalista”, un lavoro che richiede enormi sacrifici ma per Ruggero era molto di più di un lavoro.
Iniziò a scrivere nel 1960, a soli 18 anni e fiorì il suo talento che gli aprì tantissime strade e opportunità.
Era talmente preso dal suo primo incarico e dallo scrivere, che i suoi dirigenti non poterono non notarlo.
“Io ero un promettente atleta del mezzofondo. Un anno prima delle con Olimpiadi del 1960 chiusero tutti i campi sportivi e non potemmo più allenarci. Subito dopo si tenne il primo Meeting Internazionale dell’Amicizia al quale partecipai. Quella fu la mia ultima gara”.
Iniziò a scrivere, come volontario, presso l’ufficio stampa dei Giochi Olimpici, con entusiasmo e voglia di iniziare presso il centro dell’Acqua Acetosa, dove non si svolgevano gare ma alllenamenti.
Dopo il periodo di lavoro, il suo capo, Censo Bianculli, con la scusa di accompagnarlo a casa gli disse “Ti devo parlare”. Ruggero era confuso, non poteva immaginare che quello sarebbe stato il momento in cui la sua vita sarebbe cambiata per sempre.
Accettò il passaggio del vicedirettore che durante il viaggio sulla seicento gli disse: “Tu hai delle qualità per fare il giornalista – lui era anche il vicedirettore del giornale Totocalcio, testata molto importante a quei tempi – sarebbe un peccato se non continuassi questo percorso”.
Gli chiese di tornare dopo un mese e così fece.
“Attraversa la strada, ti stanno aspettando” disse Bianculli.
L’arrivo a “Il Corriere dello Sport”
Davanti a lui c’era la sede de Il Corriere dello Sport, testata che allora stampava oltre 200mila copie giornaliere.
“Rimasi stupito, senza parole. Fui chiamato al Corriere dallo Sport e contemporaneamente al Centro Sportivo Universitario di Roma; da una parte a fare il giornalista e dall’altra a fare il dirigente. Ho cominciato a battere i tasti della “Lettera 22” nel novembre del 1960, continuando, per piacere, a fare attività fisica.
Ma ho dovuto fare una scelta.
Era molto preso dal lavoro di giornalismo, a livello emotivo, personale, un amore che si è manifestato immediatamente. Subito dopo lo chiamarono all’Agenzia Italia ed ai Servizi Sportivi del Giornale Radio – RAI e dopo sei mesi aveva già tre incarichi giornalistici.
In seguito, ha lavorato presso la Gazzetta dello Sport, che allora stampava mezzo milione di copie giornaliere.
“Ho iniziato così e mi sono ritrovato, tra l’altro, alla RAI, dove ho continuato per 32 anni a lavorare sia per la radio, che per la tv, con trasmissioni del mattino e della domenica, come “Onda verde combinazione musicale”, d’intrattenimento come “Carta Bianca” con Maria Rosaria Omaggio, umoristiche come “Buon Pomeriggio” con Dino verde, di consigli per chi stava in casa, come “Via Asiago Tenda” o di approfondimento come “Obiettivo Europa” e “La Diligenza” con Osvaldo Bevilacqua, piuttosto che di “Regina Atletica”, rubrica della Testata Giornalistica Sportiva, sempre RAI ; tutte trasmissioni in cui mi occupato di argomenti diversi. Per me, il vero giornalista deve saper occuparsi di tutto, dalla cronaca allo sport, dall’ambiente alla cucina”.
L’inizio della carriera da giornalista
Agenzia, televisione, radio, carta stampata dal quotidiano al magazine, Ruggero si è occupato di tutto durante la sua carriera professionale.
“Sdraiato a terra sui quotidiani, prima dei quattro anni avevo imparato a leggere e scrivere. Da bambino giocavo in casa con il figlio di Giuseppe Marotta, che era costretto a chiudersi in bagno per lavorare sugli editoriali da mandare al Corriere della Sera, poi imitavo le radiocronache di Mario Ferretti, infine ho fatto esperienza dal vivo con straordinari maestri come Guglielmo Moretti, Paolo Valenti, Sandro Ciotti, Rino Icardi, Pippo Molinari, Gualtiero Zanetti, Bruno Zauli, Antonio Ghirelli e tanti altri di cui ho un ricordo emozionante, bellissimo”.
Usciva di casa il sabato mattina e tornava a casa all’ora di pranzo il lunedì, in dormiveglia nelle redazioni, imbucando i “pezzi” in testa ai treni con “fuorisacco” per le redazioni milanesi e napoletane, bivaccando nelle tipografie tra i fumi, i profumi e il martellio delle Linotype.
È stato per vent’anni consigliere nazionale della Federazione Italiana di Atletica Leggera (dal 1969 al 1988) responsabile della maratona, degli amatori e ovviamente direttore del magazine della federazione “Atletica”, ma anche con incarichi legati agli eventi. Da ultimo, vicepresidente del Comitato Organizzatore dei Campionati del Mondo di Atletica del 1987, era diretto responsabile delle Cerimonie di Apertura e Chiusura trasmesse in “Mondovisione” , con un oltre un miliardo di telespettatori.
La direzione di “L’Eco del Litorale”
Dopo aver raggiuntò l’età della pensione ha deciso di dedicarsi alla direzione del quotidiano “L’Eco del Litorale” ed è editorialista del “Giornale dell’ambiente”, oltre che impegnarsi sul fronte etico, come presidente del Comitato Nazionale Italiano Fair Play.
Sono molte, troppe le esperienze di Ruggero e di altri che andrebbero raccontate ma la cosa che mi ha colpito maggiormente e che voglio sottolineare è quanto sia importante credere in ciò che si fa.
Perché è questo che ha permesso a Ruggero, come giornalista ma anche ad altri, sportivi, medici, difensori della legge, a tutti coloro che, con amore e dedizione si battono per il proprio sogno sacrificando anche molto tempo e con fatica, di ottenere grandi risultati.
E in questo mondo in cui la lealtà, l’onestà, la passione sono valori spesso non solo sottovalutati, ma anche contestati, in cui regna l’egoismo e un irrispettoso atteggiamento nei confronti di persone, dell’ambiente, in cui troppi muoiono ancora a causa dell’amianto che non è stato bonificato, nonostante fosse nota da tempo la sua pericolosità, c’è ancora chi si batte.
E si batterà sempre per il diritto di avere ciò che si dovrebbe ottenere non con i sacrifici, cioè la libertà di vivere senza paura, di esprimersi, lavorare, senza essere continuamente esposti a rischi. E combattere in nome di questa libertà è doveroso sia dal punto di vista morale, sia etico.