Prosegue il processo Eternit Bis cui è imputato Schmidheiny
I familiari delle vittime dell’amianto killer faranno ricorso alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo contro la prescrizione del processo terenit e meditano una causa civile contro lo Stato italiano per lo stesso precetto.
Il 29 novembre dell’anno scorso il tribunale di Torino stabilì che l’amministratore dell’Eternit Stephan Schmidheiny doveva essere processato non per omicidio volontario, ma per omicidio colposo.
Per effetto di quella sentenza, il maxi-processo è stato frazionato in quattro tronconi differenti. I fascicoli, da quel momento, sono chiusi nei tribunali di Torino, Vercelli, Napoli e Reggio Emilia, senza che i relativi magistrati abbiano ancora trovato una soluzione comune.
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi del Procuratore della Repubblica e del Procuratore Generale della Corte di Appello di Torino, che avevano impugnato la sentenza con la quale il GUP del Tribunale di Torino aveva spacchettato il processo in quattro tronconi e modificato l’accusa da omicidio volontario a omicidio colposo.
I due magistrati miravano a ottenere l’annullamento dei provvedimenti del GUP, per ottenere che il procedimento proseguisse per il reato di omicidio volontario, piuttosto che per il reato di omicidio colposo.
La modifica del capo di imputazione era stata accompagnata dalla prescrizione per quasi tutti i casi.
L’azione penale per l’ipotesi di omicidio colposo a carico del magnate svizzero prosegue, quindi, in quattro tronconi residuati dallo spacchettamento del processo Eternit bis, in fasi diverse.
Le diverse fasi dell’azione penale Eternit bis
Al tribunale di Napoli sono nella fase delle indagini preliminari, a Torino il processo è nella fase dibattimentale, e la prossima udienza, come già detto è prevista il 19 dicembre.
Presso le altre sedi i procedimenti sono in indagine. Inoltre, poiché giorno per giorno ci sono altri casi di insorgenza di malattie da amianto, con decessi, tra i pochi ex dipendenti Eternit ancora in vita e tra i loro familiari (sono colpite anche le mogli che lavavano le tute da lavoro) e coloro che abitavano nei dintorni degli stabilimenti Eternit (le polveri di amianto infatti si propagavano anche nelle zone limitrofe), l’impegno delle vittime per avere giustizia prosegue e nuove istanze di giustizia saranno depositate ai diversi uffici del PM, fanno sapere i diretti interessati
“Conoscendo le carte processuali, non posso condividere il giudizio della Suprema Corte – manifesta l’Avv. Ezio Bonanni, legale di parte civile nel procedimento -.
La dichiarazione di inammissibilità dei due ricorsi, richiesta dal Procuratore Generale presso la Cassazione, mi lascia supporre che la Corte Suprema abbia accolto la sua tesi secondo la quale il Procuratore della Repubblica e il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Torino, avessero trascurato di indicare in modo specifico i motivi che sostenevano la richiesta di riformare la sentenza del GUP che aveva modificato l’imputazione da omicidio volontario a omicidio colposo.
I due ricorsi – continua il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto -, a nostro avviso, erano stati correttamente formulati e motivati, ed erano fondati. La decisione di inammissibilità ci sembra essere stata assunta nel rito e non nel merito. Attendiamo le motivazioni. Ricorreremo alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo per mancata tutela dello Stato Italiano nei confronti delle vittime. Il giudizio prosegue”.