Si è tenuta oggi la quarta udienza dibattimentale del processo Eternit bis, che si è svolto nell’aula 116, dinanzi la II Sezione della Corte di Assise di Napoli presieduta da Alfonso Barbarano, giudice a latere, Maurizio Conte.
L’obiettivo è ottenere il risarcimento per le famiglie!
La Seconda Corte di Assise di Napoli ha respinto la richiesta di proscioglimento motivata avanzata lo scorso 31 maggio dall’avvocato Astolfo Di Amato, difensore dell’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, imputato a Napoli per l’omicidio volontario di otto persone.
Il magnate svizzero, già nel precedente processo, è stato accusato per il disastro, la rimozione ed omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.
Le motivazioni della decisione sono state lette all’inizio dell’udienza. Il presidente Barbarano ha poi aperto la fase dibattimentale con le richieste dei mezzi istruttori. Soddisfazione è stata espressa dagli avvocati delle associazioni Osservatorio Nazionale Amianto e Mai più Amianto, Flora Abate e Elena Bruno.
Pertanto, non sussiste quella medesimezza del fatto richiesta dall’art 649 c.p.p., necessaria per addivenire ad una sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere.
“Giustizia sarà fatta. Avanti con il processo con l’auspicio che le ipotesi accusatorie trovino conferma con la condanna del magnate svizzero Stephan Schmidheiny. Se l’esito andrà nella direzione sostenuta dall’accusa, il nostro impegno sarà quello di ottenere il massimo risarcimento per le famiglie”.
Sono queste le dichiarazioni dell’Avv. Ezio Bonanni che, nel processo Eternit (stabilimento di Bagnoli) in Corte di Assise a Napoli, si è costituito parte civile con l’Avv. Flora Rose Abate del Foro partenopeo.
Il processo è stato aggiornato alla prossima udienza del 27.09.2019 ore 11:00 per l’escussione dei due ingegneri testimoni dell’accusa.
Eternit bis: cosa è accaduto prima di oggi?
Il processo del capoluogo campano è nato in seguito allo spacchettamento di quello torinese. Dopo la suddivisione dell’inchiesta, quest’ultimo, è stato diviso in quattro tribunali territorialmente competenti. Torino per Cavagnolo, Vercelli per Casale Monferrato, Reggio Emilia per Rubiera, Napoli per Bagnoli.
L’accusa originaria riguardava 258 operai morti di mesotelioma causato dalle fibre di amianto. Nel processo napoletano sono state accolte le tesi dei pubblici ministeri, Frasca e Giuliano, e anche quelle dell’avvocato Ezio Bonanni.