LA CORTE D’APPELLO DI L’AQUILA, HA CONDANNATO IL MINISTERO DELLA DIFESA A RISARCIRE CON 250MILA EURO IL FIGLIO DEL COLONNELLO RAFFAELE ACQUAFREDDA, MORTO A 50 ANNI PER UN CANCRO AL RENE. LA MALATTIA È STATA CAUSATA DALL’ESPOSIZIONE ALL’AMIANTO E ALL’URANIO IMPOVERITO DURANTE IL SERVIZIO MILITARE. LA DECISIONE È ARRIVATA DOPO CHE L’AVVOCATO EZIO BONANNI, PRESIDENTE DELL’OSSERVATORIO NAZIONALE AMIANTO, AVEVA PRESENTATO UN RICORSO PER OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DEI DIRITTI DEL GIOVANE ORFANO, NEGATI IN PRIMO GRADO
Raffaele Acquafredda e la storia dell’esposizione all’uranio impoverito e all’asbesto
Raffaele Acquafredda, originario di Montesilvano, un comune della provincia di Pescara in Abruzzo, ha mostrato sin da giovane un forte senso del dovere e una vocazione per la carriera militare, che lo hanno spinto a intraprendere un lungo percorso nelle forze armate italiane. Nel 1985, a soli 21 anni, si è arruolato nell’Esercito Italiano, servendo la Patria con dedizione e impegno fino al 2006.
Durante la sua carriera, ha partecipato a numerose missioni all’estero, spesso in contesti estremamente pericolosi. Come Ufficiale Superiore di Artiglieria della Brigata Multinazionale Nord a Sarajevo e, in seguito, come addetto all’artiglieria terrestre ha prestato servizio in teatri di guerra ad alto rischio, come nell’ambito dell’operazione “Joint Guardian“. Durante queste missioni, è stato esposto al fuoco dei cecchini e a contaminazioni ambientali, tra cui nano particelle di uranio impoverito e altri metalli pesanti.
Inoltre, ha subito l’esposizione a vari agenti chimici e cancerogeni, compresi polveri e fibre di amianto che contaminavano l’aria, l’acqua e il suolo nelle zone di conflitto.
La malattia e il decesso
Nel 2010, dopo anni di contatto con queste sostanze pericolose, i medici hanno diagnosticato ad Acquafredda un cancro al rene, una patologia spesso legata all’esposizione all’uranio impoverito e ad altre sostanze chimiche tossiche. La diagnosi è stata un duro colpo per il militare e la sua famiglia, segnando l’inizio di una lunga battaglia contro la malattia. Nonostante gli sforzi e le cure ricevute, il tumore è avanzato inesorabilmente e, il 1° ottobre 2012, Acquafredda è morto a soli 50 anni, lasciando la moglie e due figli ancora molto giovani
L’iter legale e il ruolo dell’ONA
Alla morte di Acquafredda, l’Osservatorio Nazionale Amianto, presieduto dall’avvocato Ezio Bonanni, ha preso in carico la causa della famiglia del colonnello. L’avv. Bonanni, noto per il suo impegno nella tutela dei diritti dei lavoratori esposti all’amianto e ad altre sostanze tossiche, ha deciso di avviare una battaglia legale per ottenere il riconoscimento della causa di servizio per Acquafredda e i relativi benefici per i suoi familiari.
Dopo dieci anni di diffide e solleciti da parte dell’ONA, il ministero della Difesa ha riconosciuto la causa di servizio per l’esposizione e ha dichiarato Acquafredda vittima del dovere. Di conseguenza, ha erogato le relative prestazioni previdenziali alla vedova e a una delle figlie. Tuttavia, ha negato i diritti del figlio orfano, ritenendo che non fosse a carico fiscale del padre al momento della sua morte. Questa decisione è stata confermata in primo grado dal Tribunale di Pescara il 20 gennaio 2023.
Il presidente dell’ONA ha quindi impugnato questa decisione ha portato il caso in secondo grado. In questa sede, la Corte d’Appello di L’Aquila ha riformato la sentenza del Tribunale di Pescara. Dopo aver esaminato attentamente i dettagli del reddito del figlio di Acquafredda, la Corte ha stabilito che «al momento del decesso del padre, il figlio era fiscalmente a carico, considerando che il reddito prodotto nel 2012 era in gran parte successivo alla morte del genitore». Questa interpretazione ha riconosciuto il diritto del giovane orfano ai benefici economici previsti per i figli a carico di vittime del dovere, come specificato dall’art. 6 della legge n. 466/1980.
L’orfano riceverà circa 250mila euro per i ratei arretrati e un vitalizio mensile di 2100 euro.
Ma la battaglia non finisce qui: no all’esposizione a uranio e amianto
Attualmente, il caso del colonnello Acquafredda è al centro di ulteriori procedimenti legali. I familiari del militare hanno promosso una causa al TAR per ottenere il risarcimento dei danni subiti, mentre un altro giudizio è in corso al Tribunale di L’Aquila per affrontare il danno da lutto subito dalla vedova e dai due orfani.
Il commento del presidente ONA, avv. Ezio Bonanni La recente sentenza della Corte d’Appello ha rappresentato un importante passo avanti nel riconoscimento dei diritti dei militari, stabilendo un precedente significativo per future richieste di giustizia. «Prosegue l’epidemia dei nostri uomini in divisa impegnati nelle missioni per effetto dell’uso di proiettili all’uranio impoverito: più di 400 i deceduti e 8.000 i malati – denuncia l’avv. Ezio Bonanni – come Osservatorio Nazionale Amianto proseguiamo il nostro impegno in rappresentanza e tutela dei nostri militari e di tutte le vittime che hanno subito l’esposizione alla fibra killer».
L’auspicio è che il ministero della Difesa, ora condannato, non solo risarcisca adeguatamente la famiglia di Acquafredda, ma riveda anche le proprie politiche per prevenire casi simili in futuro.
L’ONA APS continua a sostenere le vittime e i loro familiari attraverso il suo sito ufficiale e il numero verde 800 034 294, offrendo assistenza e consulenza legale.