L’amianto colpevole della strage di Casal Monferrato uccide ancora
Un forte mal di schiena e colpi di tosse, i primi sintomi accusati dal giovane militare Paolo Bottero, nel 2017, che, all’apparenza, sembrerebbero banali problematiche all’ordine del giorno. Sono stati, invece, i segnali di un terribilmente tumore correlato all’esposizione a fibre di amianto :il mesotelioma pleurico.
In una delle zone in cui l’amianto e l’eternit hanno ucciso moltissime persone, quella di Casale Monferrato.
Paolo Bottero, nato a Chiavari il 5 maggio del 1975, aveva prestato servizio per l’Esercito Italiano come soldato e muratore specializzato da Giugno del ’92 ad Agosto dello stesso anno e, in seguito, dall’8 Gennaio del ’94 al 4 Gennaio del ’95. Aveva svolto servizio inizialmente presso l’11 BGT F, a Casale Monferrato, quindi al reggimento “Cavalleggeri di Lodi”.
Dunque, pochi anni come soldato di leva che hanno drasticamente cambiato il suo futuro portandolo, con immenso dolore dei familiari e della moglie, alla morte. Paolo aveva solo 43 anni. Si era sposato un anno prima di morire consapevole dell’incurabile malattia che lo aveva colpito. Un tumore. E non un tumore qualsiasi. Ma il tumore “da amianto”.
La presenza di amianto a Casale Monferrato
Ebbene sì, proprio nella caserma di Casale Monferrato “Nino Bixio”.
Secondo approfondimenti sugli ambienti militari del dott. Arturo Cianciosi «sono ben visibili tutte le coperture in cemento amianto degli edifici principali, dei vari capannoni e dei fabbricati annessi, nella stessa caserma (anni 1910 – 1930 del secolo scorso).
Nella medesima relazione si legge, con riferimento alla caserma di Lenta: «da molti anni adibita a parco raccolta (cimitero) di mezzi blindati e corazzati dismessi dall’esercito italiano. Sono ben visibili le coperture in cemento amianto (Eternit) degli edifici ancora oggi esistenti».
Un vero e proprio cimitero per i soldati che, inconsapevoli, respiravano, maneggiavano e vivevano in luoghi imbottiti di amianto.
Dalle fotografie di approfondimento della stessa relazione si possono chiaramente vedere tetti e coperture di amianto, presente anche nei vari edifici e nel palco d’onore.
Inoltre, Bottero, sulla base dei referti, è stato esposto anche a tricloroetilene, tetracloroetilene, fumi di scarico, campi elettromagnetici generati da apparecchiature di telecomunicazione…
Dal 1994 al 1995 è stato esposto anche a sorgenti radiologiche da metalli pesanti e composti chimici compresi pesticidi e uranio impoverito, polverino…
Il cosiddetto “polverino” era un prodotto di scarto che si otteneva dalla tornitura a secco delle testate dei tubi, costituito da una miscela di cemento e fibre di amianto.
Mentre parte di questo veniva riutilizzato per la produzione di fibrocemento, la restante veniva impiegata come coibente nei sottotetti e come materiale di ricopertura per viali, campi da bocce, cortili…
Solo con la legge 257/ 92 l’uso dell’amianto è stato abolito perché dannoso per la salute.
Ma nel periodo antecedente fu utilizzato in 3mila applicazioni e con 40milioni di tonnellate in Italia, soprattutto nel settore della Difesa, nelle istallazioni militari e nei sistemi d’arma.
Persino nei carri armati, nei blindati e nei mezzi di trasporto.
L’attività di bonifica a Casale Monferrato
L’attività di bonifica risale ai primi anni del 2000, come si evince dalla nota del ministero dell’Ambiente che aveva come oggetto proprio l’intervento della bonifica della zona di Casale Monferrato come interesse nazionale.
Paolo, in particolare, avendo lavorato come muratore, è stato esposto in maniera maggiore rispetto agli altri poiché ha dovuto maneggiare, impastare e inalare l’amianto utilizzato nella ristrutturazione degli edifici e delle opere murarie.
Tutto in assenza di strumenti di protezione che non avrebbero impedito l’insorgere del tumore, ma almeno limitare i danni.
Paolo era una persona generosa, affettuosa ma era giovane e non pensava ad avere una famiglia.
Fino a quando non incontrò Anna.
Una donna che aveva affrontato una separazione con due figli e si era ritrovata sola con la madre molto malata.
“Quando lo incontrai lui mi sostenne come amico, fu per me un grande appoggio sia morale che psicologico. Era un uomo allegro, riusciva a sostenermi e ad alleggerire la mia situazione solo standomi accanto”.
Un uomo forte, Paolo, che aveva deciso di amare questa donna e i suoi figli, trattandoli con amore, come un padre.
Non aveva paura. Neanche della malattia mortale che gli avrebbe portato via i suoi sogni, le speranze future e la sua nuova famiglia.
Voleva sapere quale fosse il male che lo aveva colpito decise di chiedere direttamente ai medici perché i suoi genitori, afflitti dal dolore, non trovarono le parole per dire al loro figlio che stava andando incontro ad una morte sicura.
“Paolo fu più forte di tutti noi dichiarò la moglie Anna nell’intervista.
Ci sposammo nonostante sapesse che questo terribile tumore lo avrebbe portato presto alla morte”.
La diagnosi di mesotelioma pleurico
Un matrimonio che avevano progettato da tempo e che per Paolo, nonostante la malattia, fu il coronamento di un legame con la donna che amava, che andava oltre i pregiudizi, le ipocrisie e il passato, spinto solo dal sentimento che lo legava all’unica donna di cui poteva fidarsi, Anna.
“Avevamo comprato un rustico perché desideravamo una casa nostra.
Ma Paolo si ammalò e così lo portai a Catania da un professore.
Il 12 maggio del 2017 Paolo è stato ricoverato presso il Dipartimento di Medicina Medicina Generale dell’Ospedale di Sestri Levante – ASL 4 “Chiavarese” per sottoporsi ad accertamenti medici ed è stato dimesso il 25 Maggio del 2017, con la diagnosi “Mesotelioma Pleurico sinistro”.
Il Professore ci disse che gli rimanevano circa due anni di vita.
Speravamo che si potesse operare ma era troppo tardi. Il tumore era sparso. Gli aveva addirittura provocato una tumefazione esterna sulla schiena.
I medici consigliarono a Paolo la chemioterapia ma, sapendo che sarebbe comunque andato incontro alla morte, decise inizialmente di non sottoporsi ad una terapia che considerava invasiva e ormai inutile.
I suoi genitori non riuscivano in alcun modo ad accettare tutto questo, se anche ci fosse stata una possibilità su cinque avrebbero voluto che il figlio tentasse ogni strada.
E così Paolo decise di effettuare i tre cicli di chemioterapia.
Ho cercato di fare il possibile, non volevo accettare la sua morte.
Era lui a consolarmi, ad asciugare le mie lacrime dicendo che le cose sarebbero migliorate.
Vorrei avere il tuo coraggio. Gli confessai.
Ma Polo morì il 23 gennaio 2018 lasciando un enorme vuoto nel nostro cuore.
Mi ha insegnato molto e mi ha dato la forza di combattere per avere giustizia”
La battaglia legale contro il Ministero della Difesa
Così Anna decise di intraprendere questa battaglia legale contro il Ministero della difesa al fine di ottenere ,con il riconoscimento della causa di servizio, la liquidazione delle prestazioni dovute con gli arretrati dal giorno della diagnosi e l’equiparazione a alle vittime del dovere e del terrorismo.
Con atto del 17 Gennaio 2019 il Ministero della Difesa “comunica che la richiesta non può essere accolta ai fini della concessone dell’equo indennizzo in quanto la normativa prevede che si possa chiedere tale benefico entro sei mesi dalla data del decesso avvenuto il 23 Gennaio 2018”.
Ma Anna non si arrende. Decide di rivolgersi all’avv. Ezio Bonanni per avere giustizia per suo marito e intraprendere con l’avvocato questa battaglia legale.
Non solo Paolo ma anche per tutti coloro che hanno perso la vita a causa di questo killer silenzioso che uccide lentamente.
Basta inalare poche fibre per ammalarsi e i tempi di incubazione sono molto lunghi.
Soprattutto nella zona di Casal Monferrato dove l’attività di servizio era caratterizzata dalla presenza dello stabilimento Eternit che rilasciava nell’aria nuvole di fibre di amianto e ha provocato una vera strage non solo tra gli operai che vi lavoravano ma anche per chi viveva in prossimità degli stabilimenti.
Tutt’oggi nella città è in corso un’epidemia di mesoteliomi.
La condizione di rischio dei militari che lavoravano in quelle caserme è confermata da indagini e atti parlamentari nonché da dichiarazioni medico legali.
Fino al 2008 sono stato rilevati circa 1200 casi di mesotelioma pleurico a Casal Monferrato.
Un vero killer che va fermato perché sono molti coloro che ,inconsapevoli, hanno perso la vita anche a causa di quelli che voltano faccia dinanzi a questa tremenda strage.