Sono 41 milioni le persone in Europa che soffrono di emicrania. È la seconda causa di disabilità nel mondo e la prima tra le giovani donne. Una situazione che rende difficili anche le più banali attività quotidiane. Ora sembra che la ricerca abbia maggiori chance se non di sconfiggerla, almeno di attenuarne l’intensità e la frequenza.
Emicrania, nuova terapia con tossina botulinica
Una delle nuove terapie prevede, come ha spiegato il direttore del Policlinico Gemelli di Roma, Paolo Calabresi, all’Ansa, l’utilizzo della tossina botulinica. Le novità sono emerse durante il simposio organizzato dall’azienda farmaceutica AbbVie, di Aprilia, (Latina). L’evento, “Il ruolo della tossina botulinica nel nuovo scenario della terapia dell’emicrania”, si è tenuto a Milano durante il 52esimo congresso nazionale della Società italiana di neurologia.
Sindrome neurologica complessa e ricorrente
L’emicrania non è un semplice mal di testa che tutti prima o poi abbiamo sperimentato. Si tratta, invece, di una sindrome neurologica complessa, ricorrente, multiforme e causata da più fattori differenti. Uno degli elementi la caratterizzano è la lateralizzazione del dolore, cioè il situarsi in posizione laterale.
Chi soffre di emicrania
L’emicrania, come abbiamo detto, è la prima causa di disabilità al mondo nella fascia giovane della popolazione, soprattutto tra le donne. Influisce in maniera negativa e severa sulle attività quotidiane di chi ne soffre. La malattia colpisce il 12% della popolazione italiana, circa 7-8 milioni di persone.
In molti casi compare già durante la pubertà e colpisce principalmente la popolazione più produttiva, di età compresa tra i 35 e i 45 anni. È davvero invalidante e influisce anche sulla capacità di essere partner o genitore e in molti casi riduce il rendimento a lavoro.
Diventa patologia invalidante quando supera i 4 o 5 attacchi al mese ed è riconosciuta da un’apposita legge parlamentare, anche perché ha un impatto sanitario, sociale ed economico quantificabile.
Come curare l’emicrania
Una cura che possa cancellare l’emicrania dalla vita di chi ne soffre non è ancora disponibile. È oggi possibile, però, attenuarne la gravità. Dal simposio di Milano è stato chiarito come oggi sono disponibili terapie che trattano l’attacco acuto, ma anche terapie di prevenzione per ridurre la frequenza e l’intensità degli attacchi. Mentre in passato venivano utilizzati farmaci destinati ad altre malattie. Come ad esempio farmaci antidepressivi, antiepilettici o i calcio antagonisti. Adesso, invece, i ricercatori hanno sviluppato medicinali ad hoc. Un aiuto per la salute di questi pazienti che spesso sono inermi e non possono che aspettare che passi la fase acuta.
Lo studio Pearl sui monoclonali
Al congresso della Società italiana di Neurologia si è parlato anche di uno studio sui monoclonali: Pearl, Pan-European Real World. Lo ha presentato la casa farmaceutica Teva.
Si tratta di uno studio “real life”. Il paziente viene gestito come lo sarebbe dal suo medico, ma vengono raccolti tutti i dati relativi alla patologia. Si riescono così ad ottenere tantissime informazioni sulla vita reale delle persone colpite da emicrania.
Si cerca di capire se i monoclonali riescano a cambiare la plasticità neuronale dei pazienti e anche di individuare biomarcatori. Serviranno a comprendere se alcune tipologie di pazienti rispondano meglio alla terapia. Quello che sembra al momento è che prima si agisce con i monoclonali e migliore sarà l’aspettativa di efficacia del trattamento”.