A quasi quarant’anni dal rapimento di Emanuela Orlandi, il Vaticano ha deciso di riaprire le indagini. Siamo vicini alla soluzione dell’enigma?
Emanuela Orlandi: le novità sul caso
Caso Emanuela Orlandi. Lo scorso 20 dicembre, durante una conferenza stampa presso la Camera dei Deputati, era arrivata la proposta di istituire una Commissione d’inchiesta parlamentare, per riaprire il caso di uno dei misteri irrisolti del nostro Paese: il rapimento di Emanuela Orlandi, avvenuto il 22 giugno 1983. Oggi, la notizia della riapertura delle indagini, fa ben sperare in un cambio di rotta.
A prendere la decisione, il promotore di giustizia vaticana Alessandro Diddi insieme alla Gendarmeria.
Emanuela Orlandi, si riapre un caso chiuso
Nell’ottobre del 2015 il GIP, su richiesta della Procura e per mancanza di prove consistenti, aveva archiviato l’inchiesta sui rapimenti di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori.
Nel 2016 la Corte di Cassazione si era espressa negativamente sul ricorso presentato da Maria Pezzano, madre di Emanuela, dichiarandolo inamissibile e confermando l’archiviazione dell’inchiesta giudiziaria chiesta dal GIP.
Qualche nesso con la morte di Bendetto XVI?
L’iniziativa della magistratura vaticana, sembrerebbe rispondere a quella “ricerca della verità e della trasparenza” voluta fortemente da Papa Francesco.
E’ altresì vero che sin dalla sua elezione, Bergoglio non ha mai ricevuto i familiari della cittadina vaticana.
Incontrando Pietro Orlandi, nella chiesa di Sant’Anna, si era limitato ad asserire “Emanuela è in cielo”, senza dare però ulteriori risposte sulla frase sibillina.
La morte di Benedetto XVI ha qualcosa a che fare con questa improvvisa apertura o la decisione è scaturita esclusivamente dalle continue istanze presentate da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela? Bella domanda!
Il dubbio è legittimo, considerato che secondo indiscrezioni, mons. Georg Gaenswein, segretario particolare del Papa emerito Benedetto XVI, sarebbe in possesso di uno scottante dossier sulla cittadina vaticana.
Mons. Gaenswein e il libro su Emanuela Orlandi
E proprio di Emanuela parla il mons. Georg Gaenswein, nel suo libro scritto a quattro mani con Saverio Gaeta “Nient’altro che la verità”.
Il prelato, prendendo le distanze dalla notizia, scrive «Io non ho mai compilato alcunché sul caso Orlandi. Per cui questo fantomatico dossier non è mai stato reso noto unicamente perché non esiste».
«Ovviamente, nel contesto del Vatileaks – prosegue l’arcivescovo tedesco – non poteva mancare l’aggancio con la terribile vicenda del sequestro di Emanuela Orlandi, che da decenni riemerge periodicamente sulla stampa, con rivelazioni più o meno attendibili e significative».
«Mi fu garantito – scrive ancora Ganswein – che era stato fatto quanto possibile per aiutare la famiglia Orlandi e di tutte queste informazioni feci dovuta comunicazione a Papa Benedetto».
Ancora qualche commento del monsignore su Emanuela
Ganswein parla pure dell’ex capo della Gendarmeria: «Pure Giani consultò la documentazione dell’epoca e concluse che non c’era stata alcuna notizia tenuta nascosta alla magistratura italiana e che nel frattempo non erano maturate ulteriori ipotesi riguardo alle quali potere approfondire le indagini in Vaticano».
E ancora «le diverse e contrastanti piste – dalla connessione con l’attentato a Giovanni Paolo II al tentativo di avviare uno scambio con Ali Agca, dagli scontri fra servizi segreti dell’Est e dell’Ovest alle vicende criminali della banda della Magliana, dalle questioni connesse allo Ior del tempo di Marcinkus ai presunti finanziamenti al movimento polacco Solidarnosc – hanno avuto ciascuna indizi a favore e contro, senza che fossero mai raggiunte definitive prove».
Poi conclude «Le dichiarazioni di padre Lombardi rappresentarono la ricostruzione più autorevole sulla quale basare qualsiasi presa di posizione: la sostanza della questione è che purtroppo non si ebbe in Vaticano alcun elemento concreto utile per la soluzione del caso da fornire agli inquirenti».
Riapertura del caso Emanuela Orlandi: il commento del fratello
Ma torniamo alla notizia principale: la tanto sperata riapertura del caso.
«Voglio andarci con i piedi di piombo, ma il fatto che l’autorità vaticana abbia aperto un’indagine è per me una bella notizia. Non vedo l’ora di essere convocato dai magistrati assieme al legale della famiglia.
Confido in una collaborazione tra lo Stato italiano e il Vaticano perché si arrivi finalmente alla soluzione del caso. La verità c’è, sta da qualche parte e molte persone in Vaticano la conoscono. Ne sono convinto. Ci sono situazioni che volutamente non sono mai state approfondite. Forse per la prima volta il Vaticano ha deciso di mettere un punto chiave, di arrivare a una soluzione»- commenta Pietro Orlandi.
Sarà fatta giustizia per Emanuela solo se si lavora bene
«L’apertura di un’inchiesta in Vaticano sul rapimento di Emanuela , dopo 40 anni, se fatta veramente con la volontà e l’onestà di fare chiarezza una volta per tutte e dare finalmente giustizia ad Emanuela, potrebbe durare pochissimo. Non sarebbe necessario fare lunghissime indagini perché la Verità già la conoscono, basta raccontarla. Altrimenti spero mi convochino prima possibile per poter verbalizzare.
Comunque non posso non essere contento e come sempre, voglio vedere il bicchiere mezzo pieno e pensare positivo»- aggiunge il fratello.
Ho molte cose da dire
Pietro continua «Sono disponibile e spero di essere ascoltato quanto prima perché nel tempo avrei voluto parlare con loro per i tanti elementi emersi in questi ultimi anni».
E ancora «ci sono cose importanti come i messaggi whatsapp del 2014 che mi sono arrivati tra due persone molto vicine a Papa Francesco che parlano di documenti di Emanuela, di cose di Emanuela».
Il sit-in annuale in ricordo di Emanuela
«Mi colpisce la riapertura delle indagini, una riapertura improvvisa. Se è su impulso di Papa Francesco, ben venga»– conclude Pietro Orlandi. Poi l’invito al sit-in annuale in ricordo della sorella.
«Ci vediamo, con chi vorrà e potrà, sabato alle 16.30 a Largo Giovanni XXIII , per ricordare Emanuela e per ricordare che noi non cederemo mai di un passo fino alla Verità» .
“Da un anno chiedevamo essere ascoltati”
Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi afferma: «Noi ne siamo all’oscuro, lo apprendiamo dagli organi di stampa ma certo è da un anno che attendevamo di essere ascoltati».
Si ascolterà anche Ali Agca?
Non è dato di sapere se le indagini seguiranno le ultime indicazioni di Ali Agca, l’ex “lupo grigio” autore dell’attentato a Papa Wojtyla del 13 maggio 1981.
La sua storia è fortemente legata al caso Orlandi e di recente, aveva denunciato la presenza del famoso dossier segreto in Vaticano relativo proprio alla giovane donna. Peccato che negli ultimi anni la sua credibilità sia scesa notevolmente per via delle sue dichiarazioni “ballerine”.
Cosa succederà adesso?
Le indagini ripartiranno dai dati acquisiti durante il processo e si seguiranno nuove piste, oltre a vecchie indicazioni che non erano state prese debitamente in considerazione.
Oltre al caso Orlandi, le indagini potrebbero fare luce anche sulla vicenda della coetanea Mirella Gregori, scomparsa poco prima di Emanuela, il 7 maggio 1983.