Con la Legge 257 del 1992, l’amianto, minerale fibroso altamente lesivo per la salute umana, è stato vietato in Italia, mettendo al bando utilizzo, commercializzazione e produzione. Una legge arrivata con ben 13 anni di anticipo rispetto a quella emanata dall’Unione Europea. Dunque, il nostro paese, se da un lato è stato uno dei maggiori produttori di amianto, dall’altro è anche stato il primo a vietarlo. Ma, nonostante siano passati più di trent’anni da tale Legge, il problema è ancora molto presente a causa dell’amianto non bonificato e dell’esposizione a lungo termine di molte inconsapevoli vittime. I siti contaminati e l’esposizione passata fanno si che la salute pubblica, umana, animale e ambientale sia veramente in pericolo.
Danni alla salute causati da esposizione a lungo termine dell’amianto
Nonostante la messa al bando dell’amianto (o asbesto), in Italia ci sono ancora 40 mila tonnellate di materiale contenente amianto, ecco perché la strage silenziosa continua. Le ultime stime indicano che ogni anno nel nostro paese siano circa 230 mila le persone che muoiono a causa delle patologie asbesto correlate.
Come avviene l’esposizione da amianto
L’amianto, o asbesto, racchiude in se minerali asbestiformi le cui fibre hanno la stessa struttura di una matriarca, cioè vanno via via a diventare sempre più sottili, fino a diventare impercettibili per l’occhio umano. Ecco perché, le persone non sono in grado di sapere se stanno respirando o meno questa fibra killer, considerando che è invisibile e priva di odore. Gli effetti cancerogeni dell’amianto e i gravi danni causati alla salute sono confermati dalla monografia IARC “Asbestos – chrysotile, amosite, crocidolite, tremolite, actinolite and anthophyllite“. Le fibre, una volta inalate o ingerite, possono provocare infiammazioni, asbestosi, placche e ispessimenti pleurici. Tali patologie da amianto possono in seguito evolvere in neoplasia. Le neoplasie causate dall’esposizione all’amianto colpiscono in particolare le vie respiratorie e il tratto gastrointestinale, ma non solo.Tra l’altro, le patologie possono rimanere latenti per molti anni e presentarsi anche a distanza di cinquant’anni dall’ultima esposizione. L’esposizione può essere causata dalla contaminazione del suolo, con anche flora e fauna coinvolte.
Quali sono gli effetti a lungo termine dell’esposizione da amianto
Tra i tumori più pericolosi causati dall’esposizione da amianto c’è il mesotelioma pleurico. Una neoplasia che colpisce il mesotelio, ovvero quello strato sottile di tessuto he riveste la maggior parte degli organi interni. La forma più diffusa è quella che riguarda la pleura, che riveste i polmoni e la parte interna del torace. Ma non solo, il rischio è anche quello di sviluppare tumori del polmone, della laringe e delle ovaie. Oltre a queste patologie, un’esposizione di lungo termine dell’amianto può provocare anche l’insorgere di asbestosi, cioè una malattia polmonare causata dall’inalazione di queste fibre killer. Così come tumore all’esofago, colon retto e stomaco.
Cosa si intende per effetti a lungo termine
Non esiste una soglia di esposizione al di sotto della quale si annulli il rischio di ammalarsi. Esiste infatti un’alta incidenza di tumori causati da amianto, anche in caso di esposizioni a basse dosi di fibre (IPCS INCHEM). L’unica certezza è quella di non esporsi mai a questa fibra killer, attraverso la bonifica dei siti contaminati. Ovviamente, più l’esposizione è a lungo termine e più le possibilità di contrarre patologie correlate all’amianto aumentano. Il rischio cresce all’aumentare dell’esposizione e, in proporzione, alla quantità di fibre di amianto inalate.
Effetti esposizione amianto: differenze tra uomini, donne e bambini
La mortalità causata da mesotelioma in età avanzata per esposizione occupazionale è maggiore negli uomini. Un dato che trova conferma nei dati del Registro Nazionale Mesoteliomi (ReNaM), basato su uno studio di 16.458 casi di mesotelioma registrati sul periodo 1993-2012 che mostra un rapporto uomini/donne 9 volte più alto in casi di esposizione professionale, rispetto a casi con esposizione ambientale. Questi ultimi, presenti soprattutto in caso di decessi under 50, si stima abbia causato l’insorgere di tumore maligno della pleura a causa di esposizione in età pediatrica.