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domenica, Settembre 24, 2023

Birra e bevande contaminate con amianto

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Birra e bevande contaminate con amianto. Preoccuparsi dell’amianto e di dove potrebbe nascondersi è, a livello internazionale, una sfida delle istituzioni e di molte associazioni che si battono per la sua definitiva messa al bando. I tetti, gli acquedotti, le scuole, gli impianti sportivi, le caserme, le navi, sono solo alcuni dei luoghi contaminati dalla fibra killer. Ma il pericolo si annida anche altrove. 

Attenzione a cosa beviamo

Sapere che si trovino tracce di asbesto nelle bevande, è una notizia assai inquietante.

Pare infatti che fibre di amianto crisotilo e anfibolo, almeno in passato, siano state ampiamente utilizzate nella produzione di alcol, sopratutto della birra filtrata.

La birra contaminata 

La birra ha una storia molto antica, che risalire all’epoca egizia. Nel 1880 fu introdotta una forma grezza di filtrazione usando foglie di carta.

Dal 1914 furono utilizzati, invece, dei filtri più sofisticati, noti come “torte di pasta di legno”. Queste contenevano un mix di cotone e fibre di amianto, molto efficaci nella rimozione di microrganismi dalla birra, prima dell’imbottigliamento.

Questi filtri tuttavia rilasciavano le fibre di amianto nel fluido filtrato.

Una volta noti i danni provocati dalle fibre di asbesto, i Paesi occidentali hanno deciso di eliminare progressivamente tali filtri, optando per altri (non contenenti amianto), realizzati con farina fossile o perlite.

Gli Stati Uniti, tuttavia, hanno continuato a utilizzare i filtri in cotone e amianto fino agli anni ‘80. Tuttora, le bevande provenienti da Paesi in cui l’uso del killer silente è legale potrebbero essere filtrate attraverso i filtri di polpa di amianto.

Tracce di amianto anche nelle altre bevande 

La contaminazione avvenne in passato pure per la vinificazione.

Pare, infatti, che fino agli anni ‘70, tutti i Paesi produttori di vino continuarono a utilizzare filtri all‘amianto rispetto ai vecchi filtri in cellulosa.

Stessa cosa accadde per succhi di frutta, prodotti farmaceutici e zucchero. In questo caso, i filtri di amianto amfibolo servivano per garantire una maggiore resistenza agli acidi.

Un pericolo per i lavoratori 

Purtroppo, i lavoratori furono esposti massicciamente (ovviamente a loro insaputa) all’amianto durante il processo di filtraggio – che solitamente durava circa quattro mesi.

Durante la lavorazione, gli operai aprivano a mani nude i sacchi di amianto crudo, frantumavano le fibre e le cospargevano sulla superficie del vino.

A fine giornata, i sacchetti venivano scartati e accantonati sul pavimento. Pratica che esponeva gli ignari dipendenti al contatto diretto con le sottilissime fibre di amianto rilasciate nell’aria attraverso il traffico pedonale e sollevate mentre si spazzava per terra.  

Precisiamo che durante il processo di filtrazione, i lavoratori non indossavano mascherine o tute protettive.

Un pericolo per i consumatori 

Oltre ai lavoratori, l’ingestione di amianto derivante dalla birra consumata prima del 1980 o dall’esposizione professionale, sembra essere stata un fattore causale plausibile per l’esplosione di patologie quali l’adenocarcinoma esofageo, (rapporto di mortalità standardizzato (SMR) 1,24; IC al 95% 1,13,1,38, P <0,001), i tumori gastrici e dell’intestino.

La ricerca arriva tardi

Poiché la forza dell’associazione tra esposizione professionale all’amianto e adenocarcinoma esofageo è relativamente rilevante rispetto a quella per esposizione professionale e mesotelioma pleurico, in cui i rapporti di probabilità potrebbero essere fino a 50, gli studi sull’adenocarcinoma esofageo (basato sostanzialmente sull’esposizione professionale all’amianto), non hanno contemplato il rischio dell’ingestione attraverso le bevande contaminate.

E oggi?

I ricercatori delle università di Cambridge e Liverpool sostengono che l’ingestione di amianto messo in pinte di birra potrebbe essere stata la principale causa del quadruplo aumento dei tumori esofagei, a partire dagli anni ‘70.  

Epidemia che ha particolarmente colpito i maschi in alcuni Paesi selezionati, tra cui Gran Bretagna, Olanda e Svezia.  Secondo i ricercatori, se questa ipotesi è corretta. La messa al bando dell’amianto nelle bevande dovrebbe portare a un sostanziale calo dell’incidenza delle patologie asbesto correlate entro il 2050, almeno nel Regno Unito. 

Per gli altri Paesi, le traiettorie di incidenza subiranno un calo, a seconda di quando l’uso della filtrazione di amianto nella produzione della birra è stato abbandonato.

Birra e bevande contaminate con amianto: l’ONA dice no!

Anche l’ONA (Osservatorio Nazionale Amianto), attraverso il suo legale, avvocato Ezio Bonanni, dice no a qualsiasi ambito di utilizzo della pericolosa fibra killer.

Contatta il numero verde gratuito 800 034 294 per ricevere assistenza medica, legale e per avere tutte le informazioni su prepensionamento, risarcimento danni e benefici contributivi da amianto.

Fonti dell’articolo

ProBrewer.  (N.d.).  Storia della filtrazione della birra.  Estratto da ProBrewer

InspectAPedia.  (N.d.).  Filtri di amianto.  Estratto da InspectAPedia

Nemo, A. & Silvestri, S. (2014, 1 novembre).  Mesotelioma in un uomo della cantina: descrizione dettagliata delle procedure di lavoro e stima dell’esposizione all’amianto passata.  Estratto da Oxford academic

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