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martedì, Settembre 10, 2024

Da Djokovic alla Repubblica, soluzioni estreme

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Djokovic: Editoriale a cura di Ruggero Alcanterini, direttore de “L’Eco Del Litorale”

Inesorabile si afferma la regola del rispetto delle regole e Djokovic, respinto dalle Autorità e dalle disposizioni australiane in materia sanitaria, si conferma come simbolo di concetti e situazioni estreme. Queste ultime partendo dallo sport della racchetta hanno finito per mettere a confronto principi e fatti, cui la collettività planetaria è chiamata a dare delle risposte senza terza opzione.

Adesso, tutti dovrebbero trarne le conseguenze e coordinarsi rispetto all’incognita del destino, come alle certezze di un codice stabilito da William, meglio noto come Shakespeare, che da qualche secolo ci invita al gioco coretto, al fair play, alla lealtà dei comportamenti, quella che presuppone l’onestà intellettuale.

E allora? Allora, provate ad immaginare quanta strada ci sia ancora da fare per raggiungere l’ovvietà di un beneficio auspicabile come quello di una giustizia giusta, piuttosto che dell’equità sociale attraverso la meritocrazia.

Djokovic, anche per il rinnovabile manca la rinuncia di pochi

La pace universale sembra una prospettiva illusoria. L’utopia assoluta eppure teoricamente raggiungibile, come la salvaguardia del creato, se lo si volesse realmente, senza indulgere alle sataniche tentazioni del profitto per pochi con danno di tutti. Come puntualmente avviene adesso con il “peloso” rincaro dell’energia da combustibili fossili.

Se non siamo pronti per l’alternativa con le soluzioni da “rinnovabile” è perché qualcuno non ha alcuna inclinazione alla rinuncia e di certo non condivide la prospettiva della propria rovina economica. Qualcuno che galleggia sul petrolio e fonda il proprio primato su di una filosofia bituminosa.

Povera Repubblica “viziata e condizionata da pregiudizi”

E per la nostra Repubblica, viziata e condizionata da pregiudizi, cosa capita adesso per l’ennesima elezione di un Presidente alieno al consenso popolare, ma tradizionale frutto del compromesso nel tourbillon dei poteri e delle influenze, tra cui quel che rimane della politica e dei partiti?

Quando i padri costituenti concepirono la formula l’Italico Stivale era in mezzo al guado. Pensarono a un Presidente italiano come un soggetto particolare, unico e diverso nel panorama dei Paesi civili, che al limite si concedono un Re, ma conferiscono i poteri elettivi ai cittadini, com’è giusto che sia. All’epoca il Paese era impegnato con il Referendum su Monarchia e Repubblica, con spinte contrapposte tra pulsioni ideologiche nuove ed antiche. Comunque tutte inibite dal fascismo sino al giorno prima e rinverdite dall’Uomo Qualunque il giorno dopo.

Da Djokovic alla Repubblica, elezione diretta Presidente?

Affidare l’elezione diretta del Presidente al popolo sarebbe stato forse un azzardo nel 1947, giusto settantacinque anni fa, ma oggi? Insomma, invece di insistere nell’ennesimo giro di un valzer da Vedova Allegra, con la Repubblica, quelli che la rappresentano negli ambiti parlamentari, dovrebbero affrontare con il necessario coraggio il problema di una “riforma costituzionale”. Che la metta in condizione di esercitare appieno la sua sovranità.

Eleggere un Presidente nelle condizioni attuali, con “grandi elettori” resi precari dalla stessa decisione di dimezzare le camere. Con la remora di dover reperire una figura non divisoria. Dopo che per tutto il tempo i Presidenti che si sono alternati sono stati degni ex rappresentanti di parte politica o formati dalla Banca d’Italia, adesso diventa ineluttabilmente un limite estremo. Limite oltre il quale sarà un azzardo andare.

Nel 2023 ci saranno nuove elezioni politiche. Con equilibri e prospettive, orientamenti diversi del consenso, probabilmente “altri” rispetto a quelli di oggi. Forse, i reduci dal bagno purificatore del COVID o i condannati ai remi dal PNRR allora troveranno la forza. La forza magari della disperazione, pensando anche al caso Djokovic, per mettere mano alle riforme necessarie. Per rendere logico e funzionale il Sistema Paese, compreso il comparto o se preferite il diritto allo sport. Che deve essere opportunità educativa e naturale prevenzione salute per tutti i cittadini su e giù dal podio.

ONA – Osservatorio nazionale amianto

L’ONA – Osservatore nazionale amianto, attraverso il suo presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, lotta da anni ormai liberare il Paese dalla fibra killer. L’amianto, utilizzato soprattutto in edilizia fino alla messa la bando con la Legge 257/1992, è pericoloso della salute e causa di infiammazioni e tumori. Tra questi il mesotelioma e altre patologie asbesto correlate.

Il presidente Ezio Bonanni ha ben rappresentato il fenomeno nel “Il libro bianco per le morti di amianto in Italia – ed. 2022”. Di amianto si continua a morire. I dati sono disponibili nel VII Rapporto ReNaM dell’Inail.

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Numero verde ONA

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