Discarica amianto a Pordenone, l’ex sindaco Peruch frena

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Claudio Peruch

Discarica amianto nell’ex cava di Villadolt: è l’ipotesi emersa in questo ultimo periodo a Fontanafredda (in provincia di Pordenone). Il consigliere comunale Claudio Peruch, però, frena su questa eventualità.

Il rischio amianto, anche detto asbesto, fa paura e il dibattito sarà serrato. Il killer silenzioso fa infatti ancora 7mila morti l’anno, in Italia. Il presidente dell’ONA – Osservatorio nazionale amianto, Avv. Ezio Bonanni, lo ha denunciato nella sua ultima pubblicazione: “Il libro bianco per le morti di amianto in Italia – ed. 2022“.

Discarica amianto, i rischi per la salute legati all’asbesto

L’amianto è un composto di minerali che ha avuto una capillare diffusione fino al 1992. In quella data la Legge n. 257 lo ha vietato. E’ virtualmente indistruttibile, infatti resiste al fuoco ed al calore (fino a 2000°), ed è inattaccabile da agenti esogeni (come gli acidi). Tante aziende lo hanno utilizzato in quanto estremamente flessibile, resistente alla trazione, fonoassorbente, facilmente friabile, abbondante ed economico.

Le caratteristiche e il basso costo di estrazione e produzione hanno favorito Il suo impiego nella produzione del cemento – amianto (Eternit). Con questo materiale sono state realizzate anche tegole, pavimenti, tubazioni, vernici e canne fumarie. E’ stato poi utilizzato per la coibentazione di edifici, navi, treni, aerei. Sono oltre 3mila gli usi che sono stati fatti dell’asbesto.

Purtroppo però è risultato presto cangerogeno. Per decenni, soprattutto gli operai che lo hanno utilizzato, in edilia e non solo, hanno respirato le fibre di amianto. Questo ha causato infiammazioni e tumori. L’amianto è infatti causa del mesotelioma e delle patologie asbesto correlate. Malattie che restano latenti per anni. Il decorso è repentino e in una grande percentuale porta alla morte.

Il VII Rapporto ReNaM, pubblicato dall’INAIL, dimostra che il trend è in aumento, come confermato per gli anni successivi dall’ONA.

Discarica amianto nella cava Villadolt, ipotesi da valutare

 “Gli importanti lavori di pulizia eseguiti dalla proprietà della cava dismessa Moretto hanno reso fruibile il sito – ha spiegato Peruch – Tuttavia il monitoraggio continua sull’evolversi della situazione e sull’iter autorizzativo che la proprietà ha intrapreso con gli uffici competenti della Regione”.

Circa 20 anni fa la società Moretto ha comprato la cava dismessa, pagandola 860mila euro. L’ex sindaco ha detto che un modo per riconvertirla sarebbe proprio quello di farne una discarica di amianto.

“In Veneto c’è un’unica discarica a Porcia e preoccupa che un luogo deputato potrebbe essere l’ex cava a Villadolt, classificata Ceolini1”.

Peruch ha sollevato tanti dubbi e preoccupazioni. In primis sulla quantità di amianto che potrebbe essere trasportata nell’area. Poi sulle tecniche di isolamento che dovranno essere studiate appositamente per evitare contaminazioni del suolo. Intanto l’impegno del consigliere, in attesa di capire cosa vorrà fare del sito dismesso la proprietà, è quello di monitorare l’iter.

Discariche necessarie per le bonifiche amianto

E’ vero anche che le bonifiche amianto necessitano di depositi e discariche dove conferire, in totale sicurezza, i materiali che lo contengono. E’ proprio di questi giorni la denuncia della consigliera regionale del Friuli, Mara Piccin, di Forza Italia, che ha spiegato come sia impossibile trovare nella sua regione, ma anche nel Veneto, siti adeguati.

“Come ho potuto apprendere da segnalazioni ricevute dal territorio – ha detto la consigliera regionale – i centri di raccolta provvisori sono bloccati da inizio dicembre, anche in Veneto. Non soltanto: per le aziende che si occupano anche dello smaltimento di materiali contenenti amianto, è impossibile conferirlo pure in altre discariche del nord Italia e all’estero (in particolare in Germania, Austria o Spagna)”.

Tutto questo in un momento in cui sono stati sbloccati diversi finanziamenti, anche per i privati, per liberare edifici e inustrie dall’asbesto amianto.

Bonifiche amianto, l’impegno ONA contro la fibra killer

L’unico mezzo per fermare la strage dovuta alla presenza di questi minerali in tantissimi immobili, alcuni abbandonati, e per questo ancora più perisolosi per il deterioramento dei materiali, è la bonifica dall’amianto. Per questo l’ONA – Osservatorio nazionale amianto si batte da anni. L’ONA ha creato anche una App Amianto per la segnalazione dei siti in cui è presente. Tutto questo per evitare il rischio esposizione amianto.

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