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martedì, Novembre 12, 2024

Dermatite atopica: prima della terapia, la visita oculistica

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Le lacrime possono predire il rischio di eventi avversi che il paziente potrebbe sviluppare a seguito della terapia per la cura della dermatite atopica. E’ la scoperta fatta dai dermatologi e dagli oculisti del Gemelli.

I professionisti della Fondazione Policlinico Universitario e Università Cattolica, campus di Roma, hanno creato un gruppo collaborativo di specialisti ed hanno studiato come una visita oculista prima del trattamento con dupilumab può individuare i pazienti a rischio di eventi avversi e indirizzarli verso altri trattamenti. Il dupilumab è un anticorpo monoclonale anti-interleuchina 4 e 13, che si usa per il trattamento della dermatite atopica, ma anche dell’asma e della poliposi nasale. L’uso di questo anticorpo monoclonale dà buoni risultati sia per quanto riguarda il quadro clinico, sia per la qualità di vita dei pazienti. Tuttavia nel 20% dei casi può anche provocare effetti collaterali.

La ricerca è stata pubblicata su Experimental Dermatology: primo nome Andrea Chiricozzi, senior author Ketty Peris.

Test lacrime prima del trattamento con il monoclonale

dermatite atopica
I ricercatori Peris e Chiricozzi (foto: Policlinico Gemelli)

Le lacrime possono essere usate, quindi, come arma di previsione degli effetti indesiderati del trattamento della dermatite atopica.

L’ipotesi è stata vagliata nel corso di uno studio di dermatologi e oculisti del Policlinico Universitario Gemelli di Roma, analizzando la presenza di citochine e chemochine (molecole infiammatorie) nelle lacrime dei pazienti affetti da dermatite atopica di grado moderato-severo, trattati con dupilumab.

Lo scopo della ricerca era identificare dei biomarcatori e fattori clinici che fossero in grado di predire la comparsa di eventi indesiderati oculari. Congiuntivite, occhio secco, blefarite, cheratite puntata superficiale, tra essi.

La valutazione oculistica e dermatologica si è svolta prima della somministrazione del farmaco (T0), dopo 16 settimane (T16) e infine al momento della comparsa di un evento oculare indesiderato (T1). “Tra i test funzionali utilizzati nella valutazione oculistica, il break-up time, che valuta la stabilità del film lacrimale, si è rivelato un valido test, predittivo per lo sviluppo di disturbi oculari” – spiegano dal Policlinico Gemelli.

Questo lavoro – ha sottolineato la professoressa Ketty Peris, Direttore UOC di Dermatologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli – denota l’importanza di un approccio multidisciplinare da considerare nei pazienti affetti da dermatite atopica, per un’ottimizzazione della gestione sia della malattia che delle terapie“.

Sintomi e cause della dermatite atopica

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La dermatite atopica, nota anche come eczema atopico, è una malattia infiammatoria cronica della pelle che si presenta con prurito e diverse manifestazioni cutanee. È considerata una malattia autoimmune: il sistema immunitario del corpo reagisce in modo eccessivo a fattori esterni, come allergeni o irritanti, causando l’infiammazione della pelle. Anche lo stress può scatenare la dermatite atopica. Ci può essere anche familiarità per questa malattia.

Il sintomo maggiore della dermatite atopica è il prurito intenso, che può diventare così forte da influenzare in negativo la qualità della vita del paziente. La pelle si presenta infatti tendenzialmente molto secca, ruvida e screpolata. Può anche causare eruzioni cutanee, che possono variare in intensità e possono manifestarsi in diverse parti del corpo. Le zone più comuni sono il volto (occhi e bocca soprattutto), il collo, i gomiti, le ginocchia e le pieghe delle braccia e delle gambe.

Non esiste una cura definitiva per la dermatite atopica, ma ci sono diverse opzioni di trattamento. Il dupilumab è uno di questi e gli studiosi del Gemelli, con la loro ricerca (seppure su una popolazione limitata: 39 pazienti), hanno cercato una tecnica per predire gli effetti collaterali dell’anticorpo monoclonale. Lo scopo è ridurre al minimo gli effetti collaterali nei pazienti che lo usano, già gravati dagli effetti della malattia.

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