Amianto nelle scuole, un problema italiano
In Italia ancora 2.400 scuole, 350.000 studenti e 50.000 dipendenti, tra docenti e non, a rischio amianto, tra i quali quelli della Leonardo Da Vinci di Firenze, che finalmente viene abbattuta, in modo da rimuovere le fibre killer, che penetrando gli alveoli polmonari e il resto dell’organismo umano provocano terribili patologie.
“Bene, finalmente la bonifica! Finalmente abbiamo avuto ragione. Finalmente si blocca l’esposizione ad amianto quantomeno nella Leonardo Da Vinci di Firenze. Non era così quando sollevai per la prima volta questo problema. Il comune, la regione e anche il Governo la pensavano diversamente. Ricordo ancora le loro dichiarazioni. Meglio tardi che mai! Però, prima intendiamo effettuare dei campionamenti per acquisire la prova dei livelli espositivi, ovvero l’indice di aerodispersione di polveri e fibre, o quantomeno chiedere che venga effettuato un incidente probatorio, se non ci fosse accolta la richiesta di campionamento attraverso lo strumento delle indagini difensive”, dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.
La situazione all’istituto Leonardo Da Vinci a Firenze
Stiamo parlando di una delle scuole più grandi d’Italia, precisamente della palazzina che ospita il biennio dell’Itis Leonardo Da Vinci a Firenze.
L’istituto, costruito negli anni ’60, da decenni è al centro di polemiche riguardanti la presenza di amianto, una presenza confermata nel 1997 a seguito della denuncia del Responsabile della Sicurezza del Comune che nel 2005 portò alla sua chiusura.
Una precauzione durata circa due anni a seguito dei quali l’Istituto è stato riaperto, più grande, più affollato ma, a quanto pare, pericoloso per i circa 2000 studenti che lo frequentano.
Durante questi anni sono state effettuate analisi e campionamenti, da ditte private incaricate dal Comune di Firenze, per verificare la possibilità di aerodispersione delle fibre di amianto ma gli esiti, secondo l’opinabile parere dei tecnici addetti alle misure, sono sempre stati negativi.
In conclusione? L’amianto c’è ma non c’è pericolo, un ossimoro considerando che studi e letterature hanno dimostrato che non c’è una soglia al di sotto della quale il rischio per la salute si annulla.
L’unica precauzione richiesta in questi anni è stata quella di “formare” gli alunni e i dipendenti dell’istituto a non sbattere le porte, non forare le pareti e non correre! Basandosi sul fatto che la presenza di amianto comporta rischi per la salute solo in caso di deterioramento, insufficiente manutenzione e danneggiamento, cosa evidentissima nel caso del Biennio ITI Da Vinci.
Ma come si può rischiare così con la vita delle persone? Già, perché proprio l’edificio in questione è stato lo scenario di molte morti sospette, tra cui quella di un professore ammalato di adenocarcinoma polmonare causato proprio, come testimoniato dalle cartelle cliniche, dall’esposizione ad amianto.
L’Osservatorio Nazionale Amianto, insieme all’Avv. Ezio Bonanni, Presidente Nazionale, e all’Avv. Saverio Rossi, stanno seguendo questa vicenda da circa 4 anni, proprio con lo scopo di fare chiarezza. Già lo scorso giugno 2016 il GIP (Giudice Indagini Preliminari) indicò al PM di effettuare rilievi e campionamenti nell’edificio, ma ahimè non venne più fatto nulla in quanto vennero considerati sufficienti i risultati indicati nelle precedenti analisi che escludevano una qualsiasi esposizione da fibre di amianto. Ma l’ONA continua a cercare giustizia e l’Avv Bonanni e l’Avv. Rossi, una volta venuti a conoscenza dell’imminente demolizione dell’istituto, prevista entro l’estate, lunedì 5 giugno, hanno presentato un’apposita istanza per essere autorizzati a compiere delle indagini difensive, che mirano ad acquisire elementi oggettivi circa i livelli di aerodispersione e quindi dell’entità del rischio.
Chi ha subito i danni sarà risarcito
“La prevenzione primaria (tutela della salute evitando l’esposizione), quella secondaria (diagnosi precoce, terapia e cura) e quella terziaria (epidemiologia e risarcimento) agiscono in modo circolare: se c’è l’epidemia vuol dire che occorre bonificare e viceversa. Se c’è un livello di aerodispersione considerevole occorre la sorveglianza sanitaria e la terapia (prevenzione secondaria) e risarcimento del danno (prevenzione terziaria).
Ecco perché è importante un campionamento per verificare il tipo di minerale (il crisotilo è meno cancerogeno e può essere rimosso con la clerance; gli anfiboli permangono per tutta la vita ed hanno maggiori capacità cancerogene) e l’entità dell’aerodispersione, per poter formulare una stima anche dell’impatto sulla salute, che si traduca in una ‘adeguata sorveglianza sanitaria, cui i lavoratori, anche quelli in pensione, hanno diritto in base all’art. 259, comma 2, D.Lgs. 81/08” – dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’ONA.
Non è sufficiente demolire le scuole imbottite di amianto dopo anni di proteste ma si devono adempiere anche gli obblighi di legge relativi: sorveglianza sanitaria di tutti coloro che hanno frequentato il Plesso e concedere ai lavoratori le agevolazioni pensionistiche legate alla esposizione; entrambe sono state ampiamente disattese anche se l’ONA continua a richiederne l’applicazione.
“Il plesso scolastico si butta giù…Bene! Ma i morti e i malati rimangono. Mi chiedo che urgenza c’è di buttare giù una scuola quando il Comune di Firenze ha sempre dichiarato che l’amianto lì dentro non fa male”, dichiara la Sig.ra Antonella Franchi, Coordinatrice Nazionale ONA.