La grave siccità registrata nell’ultimo periodo porta ad interrogarsi su cosa possiamo fare per evitare crisi idriche, soprattutto in estate. Legambiente persegue la sua battaglia da tempo, ma ora tutti sembrano accorgersi dell’esigenza sempre più stringente. L’associazione presenta il “decalogo urbano“.
La sfida dell’acqua passa dalle città
Nei giorni scorsi l’associazione ambientalista ha presentato una lista di buone pratiche in città per far fronte alla scarsità idrica del Paese. Il rapporto si chiama: “Accelerare il cambiamento: la sfida dell’acqua passa dalle città”.
Il cigno verde ha stimato in 22 miliardi di metri cubi di acqua all’anno il potenziale che avrebbero insieme la raccolta delle acque meteoriche in ambiente urbano e il riutilizzo di quelle reflue per l’agricoltura. Legambiente chiede quindi una roadmap che punti al 20% di riutilizzo entro il 2025, il 35% entro il 2027 e il 50% entro il 2030. L’appello è ovviamente al governo Meloni che attui una strategia idrica nazionale che prenda in considerazione 3 settori. L’accumulo per affrontare i periodi di carenza, la riduzione della domanda e i prelievi per gli usi dell’acqua in tutti i suoi settori”.
Il 2022 è stato dichiarato dalla Società meteorologica italiana come l’anno “tra i più estremi mai registrati in termini di caldo e deficit di precipitazioni”, registrando un saldo negativo pluviometrico complessivo del 30%.
È necessario, sempre secondo l’associazione ambientalista, il recepimento del regolamento UE 741/2020 per il riutilizzo delle acque reflue. Che avvenga in modo rigoroso, tenendo conto dell’analisi di rischio come previsto a livello europeo.
Decalogo urbano: le buone pratiche da perseguire
Legambiente elabora quindi il “decalogo urbano”. Una serie di azioni e strumenti utili ed efficaci da poter replicare in ogni città, e che potrebbero essere realizzati velocemente e con costi, in alcuni casi, del tutto sostenibili. Tra queste: trattenere l’acqua piovana in eccesso. Incrementare la permeabilità del tessuto urbano.
Applicare norme edilizie per risparmiare e recuperare l’acqua. Utilizzare l’innovazione tecnologica per intervenire sulla mitigazione e sull’adattamento. Esperienze e soluzioni innovative, molte basate sulla natura (Nature Based Solutions). Che darebbero benefici enormi in termini gestione ottimale della risorsa idrica e di significativa riduzione dei prelievi.
Anche le acque reflue sarebbero una importante risorsa per l’agricoltura. Se opportunamente trattata, dai depuratori esce un potenziale di 9 miliardi di m³ all’anno di acqua ricca di nutrienti, che in Italia viene sfruttato solo per il 5%, secondo i dati di Utilitalia. Tutte misure necessarie per tutelare l’ambiente e, di conseguenza, la salute di tutti i cittadini.
Decalogo urbano: “La Meloni passi dalle parole ai fatti”
“Da anni parliamo della necessità di una riforma della gestione della risorsa idrica nel nostro Paese – ha detto Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – ma oggi più che mai è urgente, visto che, quella che chiamiamo emergenza siccità, è una condizione ormai ordinaria a cui è necessario adattarsi.
Il Governo Meloni passi dalle parole ai fatti, con una strategia idrica nazionale che preveda interventi di breve, medio e lungo periodo. Oltre alle proposte dedicate all’ambiente urbano che lanciamo oggi, è fondamentale non dimenticare tutte le altre azioni necessarie per tutelare e preservare i corpi idrici.
Definire un piano di razionamento dell’acqua per agricoltura, usi civili e industriale per una tempestiva riduzione dei prelievi, diffondere e praticare in agricoltura il riutilizzo delle acque reflue depurate – cogliendo al meglio l’occasione del recepimento del regolamento europeo – e ridurre i consumi scegliendo attività agricole meno idroesigenti e rivedendo i sistemi di irrigazione”.