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sabato, Ottobre 5, 2024

Davide Cervia, rapito perchè esperto in guerra elettronica

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di Gianluca Cicinelli – Il 12 settembre del ’90 Davide Cervia doveva arrivare a casa ma non vi fece mai più ritorno. Inizialmente nessuno sa niente di lui se non che è sposato ha due figli e vive a Velletri. Va detto senza giri di parole che, se oggi esiste un caso Cervia e tutti sanno che si tratta di un caso di spionaggio internazionale, come scritto anche sulle sentenze dei diversi processi, è perchè la moglie di Davide, Marisa Gentile, non si è mai arresa, non ha mai creduto alla versione degli inquirenti di un allontanamento volontario e ha combattuto con una tenacia che ha squarciato il muro di omertà e depistaggi delle istituzioni.

Denunciata la scomparsa si pensa ad un allontanamento

Quando la moglie denuncia la scomparsa i carabinieri non hanno dubbi: sarà scappato per una storia di corna. Marisa la moglie non ci sta e inizia a fare ricerche per conto suo. L’ho conosciuta in quel periodo. E’ una bella persona, determinata, non si accontenta della superficie, cerca sempre la verità a qualsiasi costo. Siamo amici e ci frequentiamo ancora oggi, 32 anni dopo.

A quell’epoca lavoravo in una piccola radio privata dove si presentò il padre di Marisa, faceva il giro di tutte le redazioni per chiedere aiuto a ritrovare Davide. Iniziai ad andare a casa loro perchè in effetti la storia non funzionava come dicevano i carabinieri. Conobbi così i figli di Davide, due bambini, Erika, di otto anni, e Daniele che ne aveva quattro. Telefonavo in procura e mi riattaccavano dicendo di lasciar stare, il modo migliore per incuriosirmi.

Il ritrovamento dei manuali crittografati

Tra le cose di Davide vennero trovati dei manuali. Cervia, che era un civile quando fu rapito, era stato sergente in Marina Militare per un lungo periodo. Viveva a Sanremo e per fuggire da una famiglia che non gli piaceva si era imbarcato giovanissimo. Furono esaminati da persone competenti ed ex colleghi di Davide e venimmo a conoscenza di due cose: erano crittografati, cioè i circuiti descritti erano disegnati in un modo che chi avesse avuto semplici nozioni di elettronica non avrebbe potuto decifrarli, e riguardavano un’arma particolare di disturbo dei segnali radar.

Vennero rintracciati degli ex colleghi, tra cui c’era chi aveva subito le stesse minacce, ma non era stato portato via perchè affetto da una patologia che poteva provocare danni irreversibili durante un’eventuale collutazione. Fu molto complicato, nessuno voleva parlare, erano impauriti, ma alla fine alcuni, mossi da umana solidarietà, fecero il loro dovere.

Cervia era uno specialista in Guerra elettronica

Scoprimmo così che Davide Cervia era un esperto GE, cioè uno specialista in Guerra elettronica. Aveva studiato su un’arma che aveva contribuito a montare e sistemare sulle navi italiane da guerra.

Era cioè in grado dal momento in cui un aereo accendeva i motori in un qualsiasi aeroporto del mondo di stabilire se si trattasse di aereo amico o nemico, quanti passeggeri e che armamento aveva a bordo e, soprattutto, nel caso l’aereo fosse stato nemico e avesse avuto cattive intenzioni, di ingannare elettronicamente l’altro radarista sulla propria posizione mentre lanciava un missile e a sua volta lanciare un missile per colpirlo. Il sistema si chiamava Teseo Otomat e l’Italia l’aveva venduto, fino al 1990, a 64 paesi nel mondo. La questione adesso era chiara.

Qualcuno vide il rapimento

Qualche mese dopo comparve un testimone oculare che i carabinieri non volevano ascoltare. Marisa Gentile, la moglie di Davide, registrò la sua dichiarazione di aver visto Cervia caricato a forza su una macchina da quattro persone. Poco dopo un autista di pullmann di linea confermò gli orari del primo testimone. Il caso arrivò a Chi l’ha visto e i testimoni erano meno reticenti. Tra questi molti depistatori, come vedremo.

Il ritrovamento dell’auto di Cervia

Grazie alla trasmissione, che ricevette una lettera anonima, fu ritrovata la macchina di Davide. Era in una via adiacente la stazione Termini di Roma, un luogo dove avevamo già cercato in precedenza senza esito. La macchina di Davide era dotata di un impianto a gas. Ma nel filmato di Chi l’ha visto gli uomini della Digos che effettuano il ritrovamento applicano una carica di esplosivo sul portabagagli, dove era situata la bombola, per aprire la macchina. La bombola era vuota ma solo chi l’avesse saputo prima poteva usare dell’esplosivo con la certezza di non provocare un’esplosione.

Le minacce e i pedinamenti alla famiglia

Marisa e la sua famiglia ebbero dei problemi di sicurezza personale. La pedinavano apertamente e i carabinieri arrivarono a minacciarla di ritorsioni sui figli se non avesse adempiuto agli obblighi scolastici. Lettere anonime e telefonate notturne iniziarono a rovinare la vita di Marisa, Erika e Daniele e anche dei genitori di Marisa, Lina e Alberto, che nel frattempo si erano trasferiti a Velletri per aiutare la figlia.

Anche io ebbi qualche problema. La mia macchina, che la sera ovviamente lasciavo chiusa, veniva aperta e all’interno la mattina trovavo dei bigliettini di auguri per la mia famiglia. Di notte per mesi si alternarono le telefonate mute anche da me con dei riflessi sulla vita familiare.

Eravamo certi di essere ascoltati al telefono. Tutti ci consigliavano di lasciar perdere. Dopo tre anni uscì il mio primo libro sull’argomento. Questo mi causò diversi problemi legali ma le cose iniziarono a girare diversamente. Venivamo invitati spesso in tv e questo mise paura stavolta ai nostri inseguitori. Nel frattempo erano state presentate numerose interpellanze in Parlamento e lo scandalo coinvolse i servizi segreti.

Nasce il Comitato per la verità su Davide Cervia

Allora iniziarono le querele al libro. Tra il primo e il secondo libro furono molte, in alcuni casi fu imputata anche Marisa Gentile, una vera vergogna: la vittima, la moglie del rapito. Finita sul banco degli imputati. Ma vincemmo sempre. Nel frattempo avevamo messo in piedi il Comitato per la verità su Davide Cervia.

La Marina Militare non fornì informazioni in tempo utile

La Marina Militare nel frattempo aveva fornito tre diversi fogli matricolari di Cervia, in uno non risultava nemmeno il matrimonio, che ne sminuivano le competenze e il ruolo a bordo delle navi, lo facevano passare quasi per un mozzo. Allora con il Comitato occupammo per una giornata intera, dopo esserci fatti ricevere con una scusa, l’ufficio del capo di gabinetto del Ministro della Difesa. Alla fine della trattativa, e grazie anche all’aiuto dell’ammiraglio Flaco Accame, scomparso di recente, ottenemmo il quarto e vero foglio matricolare. Davide Cervia, era scritto finalmente in un documento ufficiale, era un esperto di Guerre Elettroniche. Anzi, era stata congedato come istruttore, per la sua abilità.  

Il secondo libro e una nuova testimonianza

Il giorno che uscì il mio secondo libro sull’argomento venni contattato da un signore che mi raccontò una storia incredibile. Lui lavorava all’Air France e si era deciso a parlare solo allora perchè era andato in pensione. Mi disse che poco dopo il rapimento i carabinieri erano andati a chiedere, è una routine con tutte le compagnie aeree con le persone scomparse, se Cervia risultasse imbarcato con la loro compagnia.

Lui aveva svolto la ricerca e risultava che Cervia era stato imbarcato nel gennaio 1991 su un volo da Parigi a Il Cairo. Il volo era di due giorni prima l’inizio della prima guerra del golfo e Il Cairo era l’unico aeroporto ancora aperto agli occidentali. La guerra del golfo è quella dove per la prima volta le guerre elettroniche hanno svolto un ruolo determinante nel conflitto.

Il suo superiore, Monsieur Rouget, gli aveva tolto il fascicolo di mano dicendogli di non occuparsene che ci avrebbe pensato lui e il mio informatore non aveva più saputo niente di Cervia fino al mio libro. Andai a Parigi a rintracciare questo signore. Nascosi il microfono sotto la camicia e mi presentai come un amico della persona che mi aveva indirizzato su quella pista.

Davide Cervia su un volo da Parigi a Il Cairo?

L’ex direttore dell’Air France Italia all’epoca del rapimento non solo mi confermò le parole del mio informatore. Aggiunse che i biglietti con cui viaggiava Cervia erano stati emessi da un’agenzia del ministero francese degli Affari Esteri. Faceva parte di un pacchetto di due biglietti. Mi disse anche che lo avevano contattato i servizi segreti di Parigi per dirgli di rispondere alle autorità italiane che non era lo stesso Cervia che cercavano, ma un omonimo, un militare francese di origine corsa.

L’inchiesta della polizia non approdò a nulla, al posto del fascicolo di cui parlava il direttore Air France ce n’era uno in cui monsieur Cervia era diventato mademoiselle Cervia e volava da un’altra parte. Un vero scandalo, un vero depistaggio.

Nel 2000 dichiarata la morte presunta di Davide Cervia

La morte presunta di Cervia è stata dichiarata solo nel 2000. Nel 2001 finalmente è stato riconosciuto che tutto quello che la famiglia e pochi altri giornalisti avevano scoperto: la mia inchiesta, riportata in libri e articoli, erano assolutamente veri. Il tribunale dichiarò ufficialmente che Davide Cervia è stato rapito per le sue competenze belliche ad opera di un paese straniero non identificato a causa del troppo tempo passato.

Negli atti dell’inchiesta, dove risulta che ancora una volta i telefoni miei e di Marisa erano stati messi sotto controllo, dove vengono riportati tutti i nostri spostamenti degli ultimi dieci anni e la conferma che ci pedinavano come fossimo banditi, viene deplorato il tenore delle conversazioni tra me e Marisa che criticavamo le istituzioni ed esprimevamo dubbi sulla reale volontà che l’inchiesta arrivasse a conclusione. I cattivi eravamo io e Marisa, non chi aveva rapito Cervia e chi aveva depistato dalla verità.

Davide Cervia: condannato il Ministero della Difesa

Qualche anno più tardi la famiglia di Davide vinse una causa civile molto importante. Il Ministero della Difesa è stato condannato per aver sottratto il diritto alla verità a Marisa Gentile, Erika e Daniele Cervia. Il rimborso simbolico di un euro fu dato dall’allora ministro della Difesa Elisabetta Trenta a Marisa Gentile e alla famiglia.

Ma le istituzioni non si rassegnano mai a perdere. Pochi mesi fa, nell’estate del 2021, un magistrato di una procura del nord ritenne che un corpo, ritrovato in un lago con una pallottola in testa diversi anni prima e rimasto in obitorio senza nome potesse appartenere a Davide Cervia. Senza nessun’altra giustificazione. Per questo motivo è stato chiesto ai figli di Cervia di depositare il proprio Dna.

C’è però un piccolo particolare che rende questa richiesta innaturale e preoccupante. Il cadavere ritrovato nel lago è di almeno dodici centimetri più basso di Cervia. Non appena con Marisa abbiamo messo in piedi un piccolo team di esperti per controbattere scientificamente all’ipotesi del magistrato, questi ci ha fatto sapere che l’ipotesi che quello fosse il corpo di Davide era caduta. Attendiamo che da un momento all’altro qualche altra istituzione dello Stato torni a tentare di depistare dalla verità. Siamo qui, ci siamo da trentadue anni e non lasceremo certo perdere adesso.

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