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domenica, Gennaio 26, 2025

Seconda condanna al Ministero della Difesa: risarciti i familiari della vittima

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Il Ministero della Difesa, dovrà risarcire per danno (iure proprio) i familiari di un ex dipendente civile dell’Arsenale militare della Spezia, vittima di amianto. Dovrà corrispondere a questi ultimi la cifra di oltre 700 mila euro. Il caso seguito dall’Avvocatessa Elisa Ferrarello dello studio legale “Frisani” di Firenze, che ha inoltre richiesto ed ottenuto l’accoglimento della domanda a vantaggio di un nipote.

Operaio navale a La Spezia

La vittima in questione mori nel 2021, fu operaio navale presso l’Arsenale Militare della Spezia. La causa del decesso avvenne per effetto di mesotelioma contratto negli ambienti di lavoro. Durante la sua carriera infatti, svolse differenti mansioni che lo portarono a contatto quotidianamente e senza alcun dispositivo di prevenzione ad amianto, in un ambiente ad alto grado di contaminazione. Un arco temporale lungo protrattosi dal 1958, fino al pensionamento avvenuto nel 1994.

La sentenza del Tribunale di Genova

Già nel giugno del 2022, il Tribunale della Spezia, condanno il Ministero della Difesa a risarcire il cd. iure hereditatis, ossia il risarcimento spettante ad una vittima di congiunti, parti alla somma di 100 mila euro.

Oggi è stata emessa una seconda condanna, questa volta emessa dal Tribunale di Genova. Come oggetto del giudizio a completare la causa, la sfera affettiva. A determinare questa sentenza emessa dal Giudice Alberto la Mantia una serie di elementi attinenti proprio a quest’ultima. La durata dell’unione tra i coniugi, sposati da ben 62 anni, l’impegno dei figli nell’assistere il padre durante la malattia, e l’impegno dei nonni nell’accudire un nipote, che ha portato anche all’accoglimento da parte del giudice di una domanda a suo favore. Aspetti questi notevolmente impattanti sulla quotidianità della vita dei diretti interessati.

Negati i danni non patrimoniali

Il Ministero della Difesa ha concesso alla vedova una rendita, ma non il risarcimento per i danni non patrimoniali. Il tutto nonostante le chiare evidenze che hanno portato sia il Renam (Registro nazionale dei mesoteliomi) che il Cor (Centro operativo regionale) della Regione Liguria insieme all’INAIL ad appurare il nesso causale tra i compiti e le mansioni svolte dall’operaio e la dannosa esposizione ad amianto da parte della vittima. L’avvocatessa Ferrarello, ha ribadito che il Giudice ha dato atto delle prove fornite, tramite l’ascolto di differenti testimoni, colleghi di lavoro del defunto e la visione delle certificazioni mediche della Asl competente che accertò la malattia. Testimonianze che vanno tutte nella direzione di una colposa responsabilità del datore di lavoro nell’omettere la presenza di amianto sul luogo di lavoro.

Per ultimo, si attendono nuovi sviluppi, circa la decisione del Ministero della Difesa di appellarsi alla sentenza o che questa passi in giudicato.

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