I cigni neri sono a rischio estinzione: la minaccia deriva da un singolo virus, letale come l’amianto.
Cigni neri a rischio estinzione
L’iconico cigno nero australiano (Cygnus atratus) è estremamente vulnerabile ai virus come l’influenza aviaria.
A riferirlo, una ricerca dell’Università del Queensland (Australia).
Addirittura la minaccia potrebbe portare la specie sull’orlo dell’estinzione.
Essa è nota al mondo occidentale dal 1697, grazie all’ esploratore olandese Willem de Vlamingh.
Come si è arrivati alla scoperta?
Nel 2021, gli scienziati avevano sequenziato il genoma distintivo dell’uccello acquatico appartenente alla famiglia delle Anatidae.
Quello che inizialmente sembrava essere un promettente esperimento scientifico, ha tuttavia svelato un’amara sorpresa.
Paragonati con i cigni bianchi come l’amianto dell’emisfero settentrionale, loro parenti stretti, i ricercatori hanno scoperto che nel DNA dei primi mancavano alcuni geni immunitari chiave.
Cigni neri e DNA: colpa dell’isolamento?
Con ogni probabilità, la mancanza di tali geni si deve all’isolamento geografico di questa specie. Gli animali infatti non hanno subito la stessa esposizione agli agenti patogeni che si trovano al di fuori del sud-est e sud-ovest dell’Australia.
Cioè le aree in cui vivono e si riproducono principalmente.
Dettagli dello studio
Torniamo allo studio.
Il team ha utilizzato un potente software per mettere a confronto decine di migliaia di geni del cigno nero con il cigno reale, strettamente correlato (Cygnus olor), trovato nell’emisfero settentrionale.
Nei primi, una classe di proteine nella famiglia del recettore toll-like 7 (TLR7), che gioca un ruolo chiave nella difesa dell’organismo, seppur presente, non si attiverebbe adeguatamente.
Questa condizione renderebbe gli uccelli dal piumaggio nero, vulnerabili all’influenza aviaria e ad altri agenti patogeni.
Una risposta infiammatoria pericolosa
Gli scienziati hanno altresì identificato una pericolosa risposta infiammatoria “non regolamentata” all’infezione.
«Attualmente non abbiamo HPAI in Australia, ma si è diffuso dall’Asia al Nord America, all’Europa, al Nord Africa e al Sud America. Quando è stato introdotto in nuove località, come il Cile e il Perù, migliaia di uccelli marini selvatici sono morti», afferma il microbiologo Kirsty Short dell’Università del Queensland in Australia.
L’aviaria può uccidere i cigni velocemente
«I cigni neri sono estremamente sensibili all’influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI), spesso indicata come influenza aviaria – e possono morire entro tre giorni».
Questo il terribile verdetto di Kirsty Short.
«I nostri dati suggeriscono che il sistema immunitario del cigno nero è tale che, se qualsiasi infezione virale aviaria dovesse stabilirsi nel suo habitat nativo, la loro sopravvivenza sarebbe in pericolo».
Perché i cigni sono neri?
Durante lo studio, gli autori hanno identificato il gene – SLC45A2 – che potrebbe essere responsabile della pigmentazione nera del piumaggio.
Le mutazioni di questo gene sono responsabili della perdita di pigmento e sono collegate anche all’albinismo negli esseri umani.
Questo suggerisce che il cigno bianco sia la variante più recente e che i cigni “matrice” di entrambe le specie fossero neri.
Altre minacce per i cigni
In passato, il cigno nero, ha subito una feroce persecuzione da parte degli aborigeni.
Essi ritenevano infatti che il colore del suo piumaggio, fosse da attribuire alla sua incarnazione demoniaca.
Il povero “Calimero” è entrato anche nel lessico quotidiano per indicare un evento irrealizzabile o inimmaginabile.
Fortunatamente oggi questa specie è protetta e gli australiani hanno messo in campo una serie di azioni per preservala, tanto che la sua popolazione mondiale conta circa un milione di esemplari.
Il cigno nello stemma
Dal 1928, il cigno nero insieme al cigno reale, è parte dello stemma della capitale dell’Australia, Canberra.
I due uccelli sono posti a supporto di uno scudo, che rappresenta simbolicamente la collaborazione tra il popolo aborigeno (cigno nero) e i coloni europei (cigno bianco), nel sostegno della loro capitale.
Se gli aborigeni non rappresentano più un pericolo, come abbiano letto, il loro numero potrebbe cambiare drasticamente in un breve periodo di tempo, se non si corre ai ripari.
Torniamo allo studio: perché è importante
Sebbene lo studio abbia messo in luce i pericoli che corre l’animale, essa potrebbe fornire, al tempo stesso ottimi indizi sulla sua vulnerabilità.
Cosa che aiuterà negli sforzi per proteggerli.
Sia attraverso l’allevamento selettivo, sia attraverso trattamenti di immunoterapia, questo divario TLR7 nelle difese immunitarie potrebbe essere colmato.
«Il rischio per uno degli uccelli più unici e belli dell’Australia è molto reale e dobbiamo essere preparati se speriamo di proteggerlo» conclude Short.
Fonti
Genome Biology.