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martedì, Settembre 10, 2024

Cassazione, Marina bis: condanna definitiva per 1 ammiraglio

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La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a 2 anni per l’ammiraglio della Marina, Agostino Di Donna, per la morte da adenocarcinoma polmonare di un militare. Il ricorso era stato presentato dagli avvocati dei vertici della Marina, in tutto 4 – perché altri imputati nel frattempo sono deceduti – e dal responsabile civile, il ministero della Difesa, contro la sentenza della Corte di Appello di Venezia del 22 giugno 2022.

I giudici “ermellini” sono entrati in camera di consiglio nel tardo pomeriggio di ieri (6 luglio 2023), dopo la discussione delle parti iniziata in mattinata. Soltanto poco prima della mezzanotte è uscito il dispositivo della Corte relativo al processo Marina bis.

Udienza in presenza davanti ai giudici di Cassazione

In seguito alla riforma Cartabia l’udienza era prevista in forma scritta, ma gli avvocati degli imputati e l’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, hanno presentato istanza di discussione orale. L’udienza si è tenuta, quindi, in presenza.

Riconosciuto nesso tra amianto e carcinoma in fumatore

La difesa ha sottolineato, tra le varie questioni, come i giudici di Appello non abbiano adeguatamente motivato la scelta di aderire alla teoria dell’effetto acceleratore, piuttosto che ad altre teorie prospettate come scientificamente valide. I difensori negano, infatti, che esista una legge scientifica riconosciuta che sostenga che ogni esposizione sia rilevante e anticipi il decesso. Quest’ultima tesi, invece, è stata sostenuta dall’accusa. Punto cardine, però, della sentenza definitiva è il riconoscimento del nesso causale fra l’esposizione alle polveri di amianto e l’insorgenza del carcinoma polmonare in soggetto fumatore.

Giovanni De Martino è stato in servizio in Marina, come meccanico navale tra il 1957 e il 1993. Era addetto alle caldaie, guardia macchina e addetto alle motrici. Tutte attività in cui l’esposizione all’asbesto era altissima. Nel marzo del 2010 i medici gli hanno diagnosticato il tumore del polmone. Neoplasia che lo ha portato al decesso in pochi mesi. Si è spento il 10 giugno 2010.

Cassazione conferma sussistenza dell’omicidio colposo

“Al di là dell’annullamento di alcune statuizioni – ha commentato Bonanni, che assiste i familiari di 3 delle vittime – è quindi confermata la sussistenza del reato di omicidio colposo, in relazione all’esposizione, diretta, indiretta e per contaminazione degli ambienti, e della violazione dei doveri anche della stessa Marina Militare che avrebbe dovuto evitare ogni forma di esposizione all’amianto killer”.

“È la prima volta – ha aggiunto il presidente Ona – che un alto ufficiale della Marina Militare, e la stessa Forza Armata come responsabile civile, abbiano ricevuto la condanna definitiva per il reato di omicidio colposo, con violazione delle regole cautelari. Ricordiamo che è ancora pendente in indagini il procedimento Marina ter, nel quale già nel 2018, erano confluite 1100 posizioni di vittime di amianto in Marina Militare. Di Donna è stato ritenuto colpevole in via definitiva dalla Suprema Corte di Cassazione ed è quindi il punto fermo che permette di dare una speranza di giustizia a tutti coloro che nelle Forze Armate sono stati esposti ad amianto, si sono ammalati, o sono deceduti”.

Le patologie legate all’amianto sono diverse, prima tra tutte purtroppo il mesotelioma. I casi sono registrati in Italia, dal 1992, nel VII Rapporto ReNaM, ma non sono completi. Le vittime dell’amianto sono di più rispetto al numero ufficiale, per diversi motivi. In particolare perchè per decenni l’Inail non ha considerato nel conteggio le altre patologie, pure molto gravi, legate a questo minerale. Per approfondire il tema è possibile leggere il testo del presidente Ona: “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022“. Per contribuire alla mappatura e aiutare le bonifiche i cittadini possono invece segnalare i siti contaminati con la App dell’Ona.

Annullata la sentenza di Appello per altri 7 casi

Per il resto la Suprema Corte ha annullato la sentenza della Corte di Appello di Venezia per i decessi di Barbera, Battistini, Caserta e Sorgente, con rinvio alla Corte di Appello di Venezia. Ha annullato senza rinvio in relazione al decesso di Renzoni, per intervenuta prescrizione. Ha, infine, annullato agli effetti civili relativamente ai casi di Grasso, Pertosa e Renzoni, con rinvio ad altra sezione della Corte di Appello di Venezia.

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