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venerdì, Aprile 18, 2025

Caso Eternit: annullata in Cassazione la condanna di Stephan Ernst Schmidheiny

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LA STORIA DEL PROCESSO ETERNIT È UN RACCONTO DI DOLORE E INGIUSTIZIA CHE HA SCOSSO LE FONDAMENTA DI INTERE COMUNITÀ, BASTI PENSARE A CASALE MONFERRATO, DOVE NON C’È FAMIGLIA CHE NON ABBIA AVUTO ALMENO UNA VITTIMA A CAUSA DELL’AMIANTO. DOPO ANNI DI BATTAGLIE E DI LOTTE, LA CASSAZIONE ANNULLA LA CONDANNA DI STEPHAN ERNST SCHMIDHEINY, AMMINISTRATORE E RESPONSABILE DEL GRUPPO ETERNIT SVIZZERA: RINVIATI GLI ATTI ALLA CORTE D’APPELLO DI TORINO. L’AVV. EZIO BONANNI, PRESIDENTE DELL’OSSERVATORIO NAZIONALE AMIANTO, COMMENTA: «DECISIONE DELLA CORTE INCOMPRENSIBILE, INTANTO LA PRESCRIZIONE INCOMBE E LE VITTIME RIMANGONO SENZA GIUSTIZIA»

Il Caso Eternit: un’odissea legale

Caso Eternit. La storia dell‘amianto è una saga di ingiustizia e sofferenza, che inizia molto tempo fa e continua a mietere vittime fino ai giorni nostri. Tutto ha inizio con l’ubiquità del minerale, utilizzato in una vasta gamma di settori, dall’industria all’edilizia, dall’ambito domestico ai mezzi di trasporto. La sua pericolosità è nota fin dagli anni ’30, quando si scopre la correlazione tra l’esposizione all’amianto e gravi malattie come il mesotelioma pleurico, il carcinoma del polmone, della laringe, dello stomaco e del colon, l’asbestosi e altre patologie devastanti.

Nonostante le prove schiaccianti dei danni causati dall’asbesto, i produttori e gli utilizzatori del materiale hanno agito per nascondere le prove scientifiche e rallentare l’adozione di misure protettive. Lobby dell’amianto e governi hanno collaborato per proteggere gli interessi economici, ritardando l’introduzione di leggi e limiti sulla presenza di amianto negli ambienti di lavoro.

Le vittime sono molteplici: non solo gli operai esposti professionalmente, ma anche le loro famiglie, le persone che vivono vicino a siti contaminati e persino i bambini che giocano intorno alle fabbriche abbandonate. Il processo contro Eternit, multinazionale svizzera nota per aver introdotto il cemento-amianto sul mercato, è emblematico di questa tragedia. 

Caso Eternit: lavoro e morte 

Nel 1901 dall’austriaco Ludwig Hatschek, un produttore di tessuti e carta in amianto, ebbe l’idea di mescolare le fibre di amianto con il cemento, brevettando così il cemento-amianto, che successivamente prese il nome di Eternit.

Il nome stesso, “Eternit“, deriva dal concetto di eternità, suggerendo la durabilità e la longevità del materiale. Il cemento-amianto si presentava come una soluzione ideale per l’edilizia in quanto era leggero, resistente, ignifugo e isolante. Queste caratteristiche lo resero molto popolare nell’industria delle costruzioni. Di conseguenza, trovò impiego in una vasta gamma di applicazioni, dalle tegole ai tubi, dai pannelli alle condutture.

Purtroppo, l’azienda ha provocato la morte di 392 lavoratori, senza contare le 1.800 circa “morti bianche”, cioè le vittime tra i residenti delle zone limitrofe.

Dopo anni di battaglie legali, per il magnate Stephan Ernest Schmidheiny arriva una condanna per omicidio colposo e inosservanza delle norme di sicurezza, ma la Corte di Cassazione la annulla per prescrizione.

Un processo tutto da rifare 

Il presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, avv. Ezio Bonanni, commenta la decisione della Cassazione nel processo Eternit bis: «intanto la prescrizione incombe e le vittime rimangono senza giustizia». Come detto, la Suprema Corte ha nuovamente annullato la condanna per le vittime dell’amianto, lasciando senza risposte il processo che coinvolge il magnate svizzero. Nel 2018, Stephan Ernest Schmidheiny era stato condannato in primo grado a quattro anni di reclusione per omicidio colposo ma la Corte di Appello di Torino aveva ridotto la pena a un anno e otto mesi.

Il rinvio del processo in appello porta con sé una serie di conseguenze gravi e ingiuste. Giulio Testore, un impiegato dello stabilimento SACA Eternit di Cavagnolo (Torino), è morto nel 2008 a causa dell’asbestosi, una malattia provocata dall’esposizione all’amianto. Quest’uomo è solo uno dei tanti casi di vittime che attendono giustizia. o giudiziario dovrà essere ripetuto.

Il caso di Giulio Testore, che ha respirato l’amianto per quasi tre decenni sul luogo di lavoro, è emblematico di una storia di sofferenza e negligenza. Oltre al suo, in processo era stato preso in esame anche il caso di Rita Rondano. La donna, deceduta nel 2012 a causa di un mesotelioma pleurico (a pochi mesi dalla diagnosi), aveva subito una duplice esposizione al “killer silente“, sia poiché abitava a meno di un chilometro dallo stabilimento di Cavagnolo, sia attraverso il lavoro agricolo in terreni contaminati dall’amianto. 

La voce del padrone

La difesa dell’industriale aveva tuttavia impugnato il provvedimento e in appello, in parziale riforma della sentenza applicata, il magnate svizzero aveva dovuto rispondere esclusivamente della morte di Testore. Da qui, la riduzione della pena a un anno e otto mesi di reclusione, con la concessione del beneficio della sospensione condizionale.

La Corte aveva anche escluso il diritto al risarcimento per i congiunti dell’operaio perché firmatari di una transazione a chiusura di un altro processo penale contro altri dirigenti Eternit. Gli eredi Testore avevano presentato quindi ricorso in Cassazione, ma anche i legali di Schmidheiny, che hanno ottenuto l’esclusione dei risarcimenti in favore degli enti e delle associazioni costituite parti civili, tra cui l’ONA.

La decisione ha ovviamente generato profonda frustrazione tra le vittime e i loro familiari, poiché ha dimostrato una volta di più come il sistema legale possa talvolta favorire gli interessi dei potenti a scapito delle persone comuni. La speranza di ottenere una risoluzione equa e tempestiva è stata ora gravemente compromessa con il rinvio del processo e l’incombente prescrizione.

Il fatto che la difesa dell’industriale abbia presentato appello alla sentenza, ottenendo una riduzione della pena e il beneficio della sospensione condizionale, ha aggiunto ulteriore amarezza a questa situazione. Questo ciclo di appelli e rinvii non solo prolunga il dolore delle vittime e delle loro famiglie, ma erode anche la fiducia nel sistema giudiziario.

Caso Eternit: il disappunto dell’ONA

Ezio-Bonanni
L’avv. Ezio Bonanni, presidente ONA esprime la sua delusione riguardo alla decisione della Corte

La negazione della giustizia per le vittime dell’amianto non è solo un’ingiustizia individuale, ma rappresenta una ferita aperta nella società nel suo complesso.

Bonanni ha espresso la sua delusione riguardo alla decisione della Corte. «Non possiamo comprendere, né condividere, la decisione della Corte. Il nostro impegno, comunque, proseguirà in tutte le competenti sedi, per la bonifica, la messa in sicurezza, la tutela medica e risarcitoria di tutte le vittime e dei loro familiari».

Per coloro che necessitano di supporto e tutela legale, l’ONA offre assistenza attraverso il numero verde 800 034 294 o il sito web

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