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giovedì, Dicembre 12, 2024

Capaci, Tirindelli ricorda gli ultimi giorni prima della strage

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Trenta anni dopo la morte del giudice Giovanni Falcone, nella strage di Capaci, non si conosce ancora la verità. È questo che spinge uno degli uomini della scorta del magistrato, Luciano Tirindelli, a girare la Penisola. Il messaggio che insieme agli altri superstiti vuole lanciare è un “messaggio di senso dello Stato, di senso del dovere, di lealtà e di amore”, ci dice al telefono in una lunga intervista.

Gli chiediamo, come ha fatto tantissime volte, di ripercorrere gli ultimi giorni prima della strage di Capaci e, poi, le sensazioni alla notizia della morte di Falcone, della moglie Francesca Morvillo, e dei suoi colleghi. La sua voce è calma, ma i sentimenti forti e i ricordi nitidi. È la sua missione: “Voglio trasmettere tutto questo agli studenti, ma non solo, ricordando la storia di un uomo che lo Stato non è riuscito, o meglio non ha voluto, proteggere. Una delle persone più importanti, insieme a Paolo Borsellino, che la nostra democrazia abbia avuto”.

Capaci, la ricerca della verità

Un altro obiettivo dell’impegno di Tirindelli, presidente dell’associazione “Scorta Falcone QS15” – dove QS15 sta per Quarto Savona 15, l’auto degli uomini della scorta del magistrato ed sigla radio loro assegnata – è la ricerca della verità. Impegno che porta avanti con i due colleghi Giuseppe Sammarco e Anselmo Lo Presti dello stesso gruppo.

Il 23 maggio del 1992 non erano presenti, per diverse coincidenze, quando la mafia fece esplodere l’autostrada A29 e uccise Falcone, la moglie Francesca Morvillo, anche lei magistrato, e i colleghi della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

“Quello che ci addolora è che non si conosce la verità. I veri responsabili non hanno ancora un nome e un cognome. Più si scava e più si scopre che gli uomini di Cosa Nostra erano soltanto la manovalanza di chi gestiva le fila. Troppe cose restano ancora nell’ombra, presunti coinvolgimenti della politica o dei servizi segreti ad esempio, che gli italiani meritano di conoscere”.

Ci racconti l’ultimo periodo nella scorta. Avevate paura?

“No, ma c’era una certa tensione, quello sì, che ci serviva per portare avanti il nostro lavoro con l’attenzione necessaria. Eravamo un gruppo preparato, avevamo scelto volontariamente di far parte della scorta dal 1989. Poi, quando Falcone è stato trasferito a Roma, al ministero di Grazia e Giustizia, il lunedì venivamo smembrati ed utilizzati in altre scorte, per ricongiungerci quando il magistrato tornava a Palermo.

Sapevamo che era difficile attentare alla vita di Giovanni Falcone in città e che uno dei problemi fosse quel tratto di autostrada. Lo abbiamo fatto presente, ma non siamo stati ascoltati, c’è stata quella che posso chiamare una ‘colpevole leggerezza’. Si poteva pensare ad un tragitto alternativo, con l’elicottero o con la nave.

Quello che mi ha salvato fu un cambio turno. Da sempre la scorta era divisa in 2 turni, uno della mattina e uno del pomeriggio. Quel 23 maggio dovevo fare il pomeriggio, invece fui chiamato per il primo turno. Siamo andati a prendere Falcone all’aeroporto, ma alle 11 hanno comunicato che sarebbe arrivato nel pomeriggio e che potevamo tornare a Palermo. Così siamo passati da Capaci, dove gli uomini di Cosa Nostra erano già stati. Non siamo saltati in aria, però, perché sapevano che il giudice nell’auto in quel momento non c’era. Evidentemente all’aeroporto qualcuno lo stava aspettando e non vedendolo arrivare lo ha comunicato”.

Capaci, come ha saputo della notizia?

“Ero in strada ed alcuni agenti della Squadra Mobile mi hanno riconosciuto e mi hanno fermato. Da allora la mia vita è cambiata. Provo una grande amarezza per non essere stato presente. Tante cose trovo strane di quegli ultimi giorni, tante decisioni che non erano mai state prese in precedenza”.

L’associazione da anni porta la testimonianza di quei drammatici momenti in tutta Italia. Per i 30 anni dalla strage diversi sono stati gli eventi realizzati, come quello al Teatro Carcano di Milano, o al carcere milanese di Opera. Tirindelli ha annunciato che le iniziative riprenderanno a settembre.

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