Fincantieri condannata di nuovo per una morte da amianto nei cantieri navali. La società sarà costretta a pagare 695mila euro alla moglie e al figlio di un operaio dello stabilimento di Riva Trigoso, a Genova. Il Tribunale di Genova ha emesso la sentenza il 21 gennaio 2022.
Un’ulteriore vittoria dell’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’ONA – Osservatorio nazionale amianto. Il professionista da anni si batte per le vittime dell’asbesto e per le loro famiglie.
L’operaio di Genova è morto, il 7 luglio 2018, per un mesotelioma peritoneale, a 71 anni. Fino alla pensione ha lavorato con la stessa società a contatto con l’amianto. Qui non gli venivano fornite tute di protezione monouso o mascherine. Non sarebbe stato neanche informato della pericolosità del materiale che ogni giorno utilizzava nei cantieri navali Fincantieri.
G.B.L. (queste le iniziali della vittima), è stato tubista (e poi gruista). Si è occupato della smerigliatura, taglio, smusso dei tubi che erano coibentati con materiali in amianto. Nel gennaio 2018 è stato sottoposto ad indagini mediche ed esami clinici presso l’ospedale di Sestri Levante. All’esito dei quali ha ricevuto purtroppo la terribile diagnosi di mesotelioma. E’ morto dopo soli 6 mesi.
Il 71enne ha lavorato una vita in ambienti ristretti e privi di aspirazione localizzata e di ricambio d’aria, senza tute monouso o maschere con il grado di protezione P3.
L’INAIL ha riconosciuto la natura professionale della patologia già prima che il 71enne venisse a mancare e riconosciuto la rendita diretta. L’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro constatò che in tutti i cantieri navali, per lo meno fino alla metà degli anni ’90, “vi è stata una generalizzata condizione di rischio amianto, per esposizioni elevate, dirette, indirette, e per contaminazione dell’ambiente lavorativo”.
Cantieri navali, rischio amianto e materiali alternativi
La letteratura biomedica, almeno su basi epidemiologiche, aveva dimostrato, fin dalla fine dell’800, che l’esposizione ad amianto fosse dannosa per la salute umana. Tra coloro che lavoravano l’amianto, infatti, erano stati riscontrati alti tassi di mortalità.
Negli anni ’40 due studi accertarono la correlazione tra la fibra killer e le malattie di chi era esposto. Nonostante questo e il fatto che fossero disponibili già all’epoca materiali ignifughi e isolanti alternativi, le aziende continuarono ad usare l’asbesto.
Amianto, l’importanza di adeguate misure di sicurezza
“Se il datore di lavoro – ha dichiarato l’avvocato Bonanni – avesse rimosso l’amianto per tutto il periodo lavorativo e dotato la vittima di maschere protettive e rispettato le altre regole cautelari, evidentemente la patologia non sarebbe insorta o lo sarebbe stata in epoca successiva, con aumento dei periodi di sopravvivenza della vittima”.
Non solo. L’amianto utilizzato nel cantiere navale, ha messo a rischio anche i familiari del 71enne. La moglie dell’operaio lavava le tute da lavoro in casa. L’uomo rientrava con ancora indosso gli abiti ricoperti di polveri di amianto. Aveva anche i capelli intrisi di polveri di crisotilo (bianche) e azzurre (crocidolite). Il colore azzurro, violaceo e verde, era quello dei materiali di amianti anfiborico (amosite e crocidolite), ancora più lesivi rispetto al crisotilo.
Per tutti questi motivi il Tribunale di Genova, il 21 gennaio scorso, ha condannato Fincantieri al pagamento del risarcimento anche del danno non patrimoniale alla moglie e al figlio.
Cantieri navali, la denuncia dell’ONA
Da anni l’ONA si batte perché siano riconosciuti i diritti delle vittime di amianto. L’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’ONA ha raccolto i dati relative alle vittime nell’ultima sua pubblicazione: “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022”. Chiunque fosse interessato può leggere i dati sul mesotelioma anche nel VII Rapporto ReNaM dell’Inail.
Per richiedere una consulenza gratuita i lavoratori e i cittadini possono utilizzare lo sportello on-line o contattare il numero verde 800 034 294.
In Italia purtroppo ancora manca una mappatura e le bonifiche amianto sono in colpevole ritardo. Quel che è peggio è che i casi di malattie asbesto correlate sono in crescita. Per questo l’associazione ha ideato e realizzato una App per le segnalazioni dei siti in cui ancora è presente amianto.