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mercoledì, Settembre 11, 2024

Cannabis nel mangime: come ti aiuto a guarire lo stress bovino

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Uno studio finanziato dal governo federale Usa suggerisce che la cannabis può alleviare lo stress bovino e gli stati infiammatori

Cannabis: anche le mucche apprezzano i suoi effetti

Cannabis miracolosa. Le mucche rinchiuse negli allevamenti intensivi soffrono di elevati livelli di stress. I luoghi angusti e lo svezzamento precoce, sono tra i principali fattori di malessere.

Quando lo stress diventa intollerabile, le povere bestie sono più inclini a sviluppare infezioni respiratorie o altre malattie.

Oggi si scopre che la cannabis industriale (sativa), aiuterebbe le mucche ad affrontare ogni tensione e, in generale, farebbe bene alla loro salute

A sostenerlo, uno studio finanziato dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), sui mangimi per bovini a base di canapa. 

I ricercatori hanno ricevuto una sovvenzione di 200.000 dollari.

L’interessante studio, condotto dai ricercatori veterinari Hans Coetzee e Michael Kleinhenz, del Kansas State University e pubblicato su Scientific Report, ha avuto inizio nel 2020.

Un concime addizionato alla cannabis 

«La canapa industriale, generalmente si coltiva per produrre olio, semi, fibre e medicine», spiega Michael Kleinhenz. 

«Mentre le varietà di canapa si possono piantare per un singolo o duplice scopo, come per i semi e le fibre, i sottoprodotti costituiti da foglie, foraggio e fibre vegetali residue rimangono dopo il raccolto. Questi sottoprodotti potrebbero servire come potenziali mangimi per gli animali. Poiché si tratta prevalentemente di materiali vegetali contenenti cellulosa, la specie ideale per utilizzare questi mangimi sono gli animali ruminanti, in particolare i bovini».

Cosa si mangia oggi? Una porzione di Cannabis, grazie!

Lo studio ha coinvolto sedici bovini Holstein maschi, castrati, di circa 68 kg. Il bestiame ha dimorato all’aperto, in recinti con accesso a un rifugio. Prima del test, un gruppo di veterinari ha esaminato tutti i bovini, ritenendoli sani e pronti. 

I manzi, divisi in due gruppi, hanno effettuato il test per due settimane.

Il primo ha continuato a nutrisi con il classico mangime.

Il secondo, ha invece ricevuto, in aggiunta ad esso, una dose di 5, 5 mg di acido cannabidiolico (CBD) per chilo di peso corporeo. 

Ad ogni pasto, i ricercatori si assicuravano che i bovini consumassero la dose completa di cannabis tritata e miscelata con grano e melassa.

Mucche meno stressate e… addio stati infiammatori

Al termine delle due settimane, un prelievo del sangue ha evidenziato che il secondo gruppo di bovini aveva livelli più bassi di cortisolo e prostaglandine nel sangue (indicatori comuni di stress e stati infiammatori). 

«Abbiamo misurato il loro stress attraverso il cortisolo, un ormone che aumenta quando sei nervoso», ha riferito Kleinhenz. «Abbiamo scoperto che i manzi nutriti con canapa industriale avevano livelli di cortisolo più bassi in ogni momento, rispetto al gruppo di controllo con placebo».

Insomma, le mucche nutrite con piccole dosi di cannabis, erano decisamente più rilassate e trascorrevano molto tempo sdraiate nell’erba.

«Se diamo questo mangime alle mucche al momento del trasporto e quando vengono rinchiuse, riduciamo lo stress, che è una condizione collegata a malattie respiratorie e stati infiammatori» ha spiegato Kleinhenz. «La speranza è di ridurre prima lo stress, per poi ridurre la malattia».

Un tabù duro a morire: ai “manzi” niente cannabis! 

Sebbene l’esperimento abbia dato ragione agli scienziati, l’USDA non intende, al momento, autorizzare gli agricoltori americani a utilizzare mangime addizionato con la cannabis.

«Anche se la canapa si può coltivare legalmente su licenza in Kansas, l’alimentazione dei prodotti a base di canapa al bestiame rimane vietata, perché il potenziale di accumulo di residui di farmaci cannabinoidi nella carne e nel latte non è stato studiato»

Questa la spiegazione fornita dal coautore dello studio Hans Coetzee, professore e capo del dipartimento di anatomia e fisiologia del Kansas State University.

In realtà, la concentrazione di cannabinoidi, dopo l’assunzione, non risulta elevata. «Non abbiamo riscontrato nulla che di preoccupante circa un eventuale pericoloso accumulo»-gli fa eco Kleinhenz.

Pare inoltre che ogni residuo sia smaltito assai velocemente.

Ovviamente «è estremamente importante trovare la dose corretta che non provochi un accumulo di cannabinoidi»-continua il ricercatore.

Studi su altri animali dimostrano i benefici del CBD

In precedenza, anche altri animali (sia domestici sia di allevamento) hanno effettuato il medesimo esperimento, nutrendosi di mangimi contenenti cannabinoidi.

Un recente studio thailandese ha ad esempio scoperto che i polli da allevamento nutriti con cannabis, hanno bisogno di meno antibiotici per rimanere in salute.

Conclusioni del singolare studio del Kansas

«Questo lavoro è un primo passo importante verso studi di follow-up necessari per caratterizzare l’assorbimento, la distribuzione, il metabolismo e l’escrezione dei cannabinoidi nei bovini», hanno scritto gli scienziati. «In particolare, è necessario un lavoro aggiuntivo per determinare i profili dei residui di tessuto commestibile per i cannabinoidi nei bovini».

Non ci resta che attendere il via libera del Governo! 

Fonti 

Scientific Report “Short term feeding of industrial hemp with a high cannabidiolic acid (CBDA) content increases lying behavior and reduces biomarkers of stress and inflammation in Holstein steers”

Kansas State research study

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