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sabato, Settembre 23, 2023
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Morte per diagnosi errata: Asl condannata a risarcire

diagnosi errata

Errore medico: risarciti familiari del paziente deceduto

Errata diagnosi: confondono i sintomi di una leucemia con quelli di una colica renale. Per questo, perde la vita S.M., a soli 26 anni. Secondo la mia visione giuridica, anche in caso di perdita di chance sussiste la responsabilità e l’obbligo risarcitorio. Il caso in esame era stato trascurato anche dopo la morte del paziente. Grazie al supporto medico legale, e allo staff del mio studio (Studio Legale Bonanni), ho potuto dimostrare l’errore medico.

La ASL Roma 6, già Roma H, ha trascurato le mie sollecitazioni e quindi ho dovuto ricorrere al Giudice. Da qui, la condanna del Tribunale di Velletri.

Tribunale di Velletri: risarcimento record per diagnosi errata

Un errore medico, una diagnosi errata che ha portato alla morte, in soli cinque giorni, S.M., 26 anni di Anzio. La asl Roma H è stata condannata, con sentenza del Tribunale di Velletri, al pagamento di quasi ottocentomila euro. Questo importo è stato nel frattempo corrisposto. Infatti, in seguito al pignoramento, i familiari della vittima hanno ricevuto le somme dovute.

“Negligenza e imperizia medica non hanno consentito al paziente di avere un rallentamento nel decorso della malattia, privandolo dunque di avere una sopravvivenza più lunga e una migliore qualità della vita”.

Questa in sintesi la sentenza con la quale la ASL Roma H, ora Roma 6, è stata condannata al risarcimento record, che con gli interessi, ha sfiorato il milione di euro.

Leucemia fulminante: il paziente poteva essere salvato

Secondo quanto sostenuto dal medico legale di parte, qualora il paziente fosse stato trattato e stabilizzato, il decorso della malattia sarebbe stato bloccato. In ogni caso, quantomeno rallentato.

La malattia ematologica acuta, leucemia fulminante, è stata non diagnosticata dai sanitari dell’Ospedale di Anzio. Avevano, infatti, diagnosticato una semplice ‘colica renale’.

Certamente, un errore medico: la negligenza, imprudenza ed imperizia, che è costata la vita ad un giovane di 26 anni. Sì, perché S.M. aveva appena 26 anni, rientrato in casa, dopo due giorni, è sprofondato nel coma. Eppure, “i sintomi della leucemia erano chiaramente evidenti e la neoplasia facilmente diagnosticabile. Tuttavia, senza alcun esame strumentale, il paziente è stato dimesso, senza la presa in carico”, così, il medico legale di parte.

Diagnosi errata: fatale il ritardo nella diagnosi e delle cure

Un gravissimo errore medico costato la vita ad un ragazzo di appena 26 anni. S.M., quindi, è morto proprio per la negligenza dei medici in servizio al pronto soccorso dell’ospedale di Anzio e Nettuno. Il giorno in cui è arrivato con forti dolori all’addome doveva essere immediatamente trattato e stabilizzato.

Una diagnosi errata e ritardata che non ha permesso al giovane, che avrebbe potuto avere ancora tanti anni da vivere, tanti anni da potere dare e ricevere amore, di essere sottoposto a trasfusioni di plasma e piastrine. Questo trattamento avrebbe sicuramente permesso la sopravvivenza, ovvero maggiori chance di sopravvivenza, certamente maggiore a 5 giorni.

Una storia straziante: il paziente è dimesso senza cure

E’ il 4 dicembre di qualche anno fa. L’aria è gelida, le temperature quasi vicino lo zero. Si comincia a respirare aria di festa. Il Natale è vicino. Stefano è a casa. All’improvviso accusa lancinanti dolori all’addome. Spasmi che gli tolgono il respiro. Non ce la fa a resistere.

Stefano è giovane, solare, pieno di vita, non è ipocondriaco. Sta male sul serio. E’ in quel preciso momento che comincia il count down dei suoi ultimi cinque giorni.

Stefano è sorretto dai genitori. Sale in macchina e, insieme ai suoi affetti più cari, raggiunge il pronto soccorso dell’ospedale di Anzio e Nettuno. I medici lo visitano e poco dopo lo dimettono.

Sospetta colica reale sinistra”, questa la diagnosi. La cura? Antibiotici e riposo.

Diagnosi errata: il paziente in coma

Dopo due giorni S.M., mentre era a riposo a casa, come ‘prescritto’ dai medici dell’Ospedale di Anzio e Nettuno, perde conoscenza. Entra in un coma profondo dal quale non ne esce più perché muore dopo due giorni di ricovero nel reparto di rianimazione della casa di cura Città di Aprilia, trasportato d’urgenza nella struttura dai sanitari del 118. E’ nel pronto soccorso della clinica che i camici bianchi diagnosticano unaleucemia mieloide acuta.

Una patologia grave che sarebbe potuta essere accertata con un banale emocromo. Analisi di laboratorio, dunque, come stabilito dalle perizie mediche che hanno indotto il Tribunale di Velletri a pronunciare sentenza di condanna, riconoscendo quindi responsabilità medica, che avrebbero permesso la diagnosi.

Infatti, i risultati degli esami clinici, o meglio dell’emocromo, avrebbero evidenziato la leucemia. Infatti, sarebbero risultate completamente alterate. Così, avrebbero quindi messo in allerta i medici, capendo subito che la diagnosi di “sospetta colica renale” non poteva che essere errata.

Vittima di diagnosi errata: danno al paziente

S.M. con una patologia così grave non avrebbe potuto avere una vita lunghissima. Ma senza quel maledetto errore diagnostico, Stefano avrebbe sicuramente potuto avere la possibilità di essere sottoposto a trasfusioni di sangue e di piastrine. Un iter che permette ai malati ematologici di poter affrontare anche diversi cicli di chemioterapia. Ma tutto questo non è avvenuto a causa di una diagnosi errata.

E poi chissà se la vita avrebbe potuto riservargli anche una rinascita con un trapianto o un autotrapianto midollare. Chi può più dirlo, ora! A Stefano però, tutto questo è stato negato. Dai primi dolori, a chiudere per sempre gli occhi sono solo trascorse 120 ore. Le ultime, le più lunghe e interminabili che mamma e papà difficilmente dimenticheranno.

Lo squarcio nei cuori dei genitori, quella ferita che ha devastato la loro anima, rimarrà aperta per sempre. Un figlio non si dimentica. Un figlio continui ad amarlo anche non potendolo più accarezzare.

Diagnosi errata e risarcimento medico

Il diritto alla salute è il presupposto per l’esercizio di tutti gli altri diritti. Infatti, non vi può essere l’esercizio del diritto di libertà, piuttosto che del diritto al lavoro, se non si è in piena efficienza psicofisica. A maggior ragione, nel caso di S.M., che ha perso la vita proprio perché non è stato stabilizzato.

Recentemente tutta la normativa, in materia di responsabilità medica, ha trovato un definitivo assetto proprio in seguito alla c.d. Legge Gelli Bianco. Si tratta del riordino normativo di tutta la complessa materia della responsabilità medica, anche oltre la problematica del ritardo diagnostico.

Proprio il ritardo diagnostico è  uno dei temi fondamentali per quanto riguarda la responsabilità medica nei casi di mesotelioma, diagnosticati in ritardo. Questi profili sono stati attenzionati dall’ONA, che poi ha proseguito con la tutela anche per altri casi di errore medico.

Responsabilità medica in caso di diagnosi errata

Nel caso in cui ci si trovi di fronte ad errore diagnostico ed anche al ritardo nella diagnosi, sussiste il diritto al risarcimento di tutti i danni. Infatti, nel caso di S.M. il Tribunale di Velletri ha accolto la domanda di risarcimento del danno.

Il profilo più rilevante è proprio quello della responsabilità contrattuale della struttura sanitaria, cui si aggiunge quello extracontrattuale.

Quindi, il paziente che subisce un danno può chiederne il risarcimento integrale. I danni risarcibili sono sia quelli non patrimoniali che patrimoniali.

Tra i primi, vi è il danno biologico, quello morale e quello esistenziale. Poi ci sono i danni economici. Inoltre, in caso di decesso, i familiari hanno diritto alla liquidazione di quanto maturato dal loro congiunto.

Risarcimento danni, diagnosi errata, errore medico

L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto, tutela quindi, anche i pazienti, senza dimenticare poi il ruolo importante dei medici, per l’assistenza sanitaria. In questa triste esperienza del Covid-19, il sistema sanitario nazionale e i sanitari hanno dato prova di capacità e dedizione. Per questi motivi, le azioni sono sempre intentate contro la struttura sanitaria e solo per ottenere il risarcimento del danno, in casi di effettiva responsabilità.

Consulenza, risarcimento danni diagnosi errata

Proprio perché non si può dimenticare il ruolo fondamentale dei medici, in particolare durante la pandemia Covid-19, nella quarta ondata del gennaio 2022, è necessario circoscrivere l’azione.

In sostanza, agire solo nei casi in cui vi sia un’effettiva responsabilità. Per questi motivi, si può approfondire sul tema malasanità proprio in questo sito.

Chiedi la tua consulenza legale gratuita errore medico, facendone richiesta scritta all’Associazione. Otterrete, gratuitamente, la consulenza legale gratis errore medico, con un parere completo con le norme ed i riferimenti giurisprudenziali. Così, in questo modo, sarà possibile orientarsi e determinarsi per agire per la tutela di diritti.

Diagnosi errata malattie amianto: tutela medica e legale

Nei casi di malattia asbesto correlata, in particolare in caso di mesotelioma, con ritardo diagnostico, è chiaro che c’è responsabilità. Ho, infatti, sempre sostenuto che la diagnosi precoce è fondamentale. L’esperienza mi ha dato sempre ragione. Sono centinaia i casi per i quali la diagnosi precoce ha evitato il peggio. In particolare, nei casi di mesotelioma e di tumore del polmone.

Infatti, per legge, coloro che sono stati esposti a cancerogeni, in particolare ad amianto, hanno diritto alla c.d. sorveglianza sanitaria. Il tutto, come stabilito dall’art. 259 del D. Lvo 81/08 (testo unico sulla sicurezza sul lavoro).

In questo modo, con queste misure di c.d. prevenzione secondaria, è possibile attenuare gli effetti delle esposizioni pregresse.

Per chiedere assistenza medica e legale ci si potrà rivolgere all’Associazione ONA: Tutela Legale ritardo diagnosi malattie asbesto correlate.

La tutela dei sanitari, vittime del Covid-19

In ogni caso, l’ONA supporta tutti i cittadini, dal punto di vista medico e legale. Con il recente Governo Draghi, sono stati implementati i fondi della sanità pubblica. Però, questo non è sufficiente. E’ indispensabile valorizzare il nostro personale medico e paramedico, adeguare le retribuzioni.

Per i nostri numerosi medici, infermieri ed altro personale medico che hanno subito danno per l’epidemia Covid-19, necessario anche il riconoscimento di vittima del dovere.

In questo momento particolare, se si fa riferimento ad una sentenza del Tribunale che condanna delle strutture sanitarie, non si può non ricordare il sacrificio dei nostri sanitari.

Questo non lo possiamo dimenticare. Ecco perchè, già nel marzo del 2020, quando cominciavano a morire con i loro pazienti, ne ho invocato la tutela.

Tanto è vero che, anche nella trasmissione di ONA Tv “lavoratori e tutele nell’era del coronavirus”, ne abbiamo parlato.

Mi sembra doveroso ed onesto, ricordare anche la memoria di tutti i nostri caduti nella guerra al Covid-19, che non si è ancora conclusa.

Proteina influenza il mesotelioma: la ricerca

terapia mesotelioma

Una ricerca condotta dal Cancer Center dell’Università delle Hawaii ha individuato una proteina, la HMGB1, che sembra avere un ruolo cruciale nello sviluppo del mesotelioma, il tipico tumore da amianto. Tale proteina è nota anche come anfoterina.

La proteina HMGB1, una volta rilasciata dalle cellule, dà il via a un processo infiammatorio. Quest’ultimo, a sua volta, favorisce lo sviluppo del mesotelioma. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista statunitense Proceedings of the National Academy of Sciences e “mirava a identificare il tipo di cellula primaria responsabile della produzione di HMGB1 in seguito all’esposizione all’amianto” – riporta una nota del Cancer Center delle Hawaii.

A guidare il gruppo di ricerca internazionale, la dott.ssa Haining Yang e il dott. Michele Carbone, che già in un precedente studio avevano compreso che la chiave per aumentare il tasso di sopravvivenza del mesotelioma potrebbe essere utile anche per trattare altri tipi di cancro.

Proteina HMGB1: lo studio condotto sui topi

Il gruppo di ricerca ha studiato la regolazione della proteina HMGB1 in topi geneticamente modificati ed esposti all’amianto. 

Nelle prime fasi del mesotelioma, l’HMGB1 è stata rilasciata dalle cellule mesoteliali e poi anche dai macrofagi, le cellule della risposta infiammatoria dell’organismo.

Il futuro della ricerca riguarderà dunque le modalità con le quali tale proteina riesce ad influenzare le cellule nelle varie fasi della malattia. Ciò servirà a ridurre la crescita del mesotelioma, o addirittura a prevenirlo, se la ricerca raggiungerà il suo obiettivo.

Il prossimo passo sarà quindi osservare le molecole nei diversi tipi di cellule, in diversi stadi della malattia nei topi.

Risultati incoraggianti” – ha commentato Yang. “Speriamo di sviluppare strategie preventive e terapeutiche più efficaci per le persone a rischio mesotelioma perché esposte all’amianto“.

Mesotelioma, ancora troppi morti a causa dell’amianto

Il mesotelioma è una tipologia di tumore molto rara e aggressiva. Negli USA è causa di circa 3.200 decessi ogni anno. In Europa sono 90mila i decessi per mesotelioma e le vittime sono in aumento anche in Italia, come riporta il VII Rapporto ReNaM. In Italia il mesotelioma, così come anche le altre patologie asbesto correlate, miete ancora troppe vittime: circa 7.000 all’anno, in totale. Questo a causa delle esposizioni che ci sono state negli anni all’amianto e che purtroppo ancora continuano ad esserci per via dei ritardi nelle bonifiche e di zone degradate in cui ancora avvengono abbandoni di amianto.

Per avere un quadro chiaro della situazione, si può leggere il Libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed. 2022, a cura dell’avv. Ezio Bonanni che è il presidente dell’associazione. 

L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto è al fianco delle vittime e dei loro familiari e lotta da anni per risolvere il problema, intervenendo in tutte le sedi istituzionali e giudiziarie. Inoltre l’associazione continua a lavorare anche per aggiornare la mappatura con l’App Amianto, gratuita e a disposizione di tutti. Per informazioni e consulenza gratuita chiama il numero verde 800.034.294.

L’amianto nelle automobili durante la Rivoluzione Industriale

automobili

L’amianto è un materiale pericoloso e nocivo. La sola esposizione all’amianto é sempre da considerarsi dannosa, in quanto non vi è una soglia sotto la quale il rischio si annulla. L’esposizione, così come l’inalazione delle fibre di amianto, provoca infiammazioni che possono successivamente provocare l’insorgere di neoplasie come tumore del polmone e il mesotelioma pleurico. Le fibre di questi materiale killer sono inodori e invisibili, pertanto difficili da individuare nell’aria. Ma, durante il periodo industriale, l’amianto è stato utilizzato anche nei settori destinati alla produzione di automobili.


Rivoluzione industriale: storia

L’amianto, proprio per le sue caratteristiche di resistenza al calore, è stato ampiamente utilizzato durante il periodo della rivoluzione industriale. Nell’industria l’amianto è stato utilizzato in diversi settori, tra cui binari, locomotive, macchine a vapore, macchinari industriali, guarnizioni e materiali di coibentazione. Così come all’inizio del ‘900, nelle città di Londra e Parigi, questo materiale viene impiegato nella costruzione delle metropolitane. La decisione, soprattutto in Francia, venne presa in seguito a un incidente ferroviario, che causò oltre 80 vittime, a causa dell’incendio divampato dopo l’impatto.

Amianto auto quando è stato impiegato

Il primo prototipo di automobile risale alla fine del 1800, quindi durante la seconda rivoluzione industriale. Soprattutto, la maggior diffusione di automobili realizzate in amianto, risale alla metà nel 1900. Questo materiale, non solo era presente nella carrozzeria, ma anche in alcuni parti. L’amianto nell’industria automobilistica era dovuto alle proprietà, già precedentemente elencate di questo materiale, oltre alla sua leggerezza. Oggi, ovviamente, con la messa al bando di questo materiale non è più possibile utilizzarlo, ma se si considera che , ad esempio, gli ultimi modelli nel Regno Unito sono stati realizzati poco prima dell’anno 2000, è probabile trovarne ancora qualcuno in circolazione.

L’importanza della bonifica

I danni causati dall’amianto possono verificarsi anche a distanza di anni dall’esposizione. Per questo è importante bonificare, quindi rimuovere i siti ancora presenti nel nostro paese tra strutture, case, scuole, ospedali e palestre. Le parole amianto e salute viaggiano su due rette parallele. Bonificare è l’unica soluzione per evitare il continuare dell’insorgere di patologie asbesto correlate. Per questo, l’Osservatorio Nazionale Amianto e l’avvocato Ezio Bonanni, invitano la popolazione a segnalare la presenza di amianto e siti a rischio, tramite la piattaforma ONA Guardia Nazionale Amianto.

La messa la bando dell’amianto

Nonostante la Legge 27 marzo 1992 n. 257, dove l’Italia mette al bando tutti i prodotti contenenti amianto, vietandone “l’estrazione, l’importazione, l’esportazione, la commercializzazione e la produzione”, il futuro dell’amianto è ancora ricco di ostacoli. Questo anche perché l’Italia, nonostante sia stata tra i primi paesi a mettere al bando questo materiale, è stata tra i maggiori produttori mondiali di amianto e materiali contenenti asbesto.

Marche, ad Ascoli Piceno il 25 settembre strade chiuse per rimozione amianto

marche

Ancora amianto abbandonato nel nostro paese. Questa è la volta della regione Marche, dove ad Ascoli Piceno è stata riscontrata la presenza di amianto in alcune strade del comune. Per lunedì 25 settembre è previsto lo smaltimento di questo materiale nocivo. Il Comune ha pubblicato un’ordinanza dove si informano i cittadini di non sostare o passare nelle zone interessate proprio per poter consentire l’esecuzione del piano di lavoro di rimozione dei materiali contenenti amianto in totale sicurezza. L’esposizione all’amianto e alla sua manipolazione può portare l’inalazione di queste fibre killer, inodori e invisibili.


Lunedì 25 settembre modifiche a traffico e sosta nel comune di Ascoli Piceno (Marche)

È arrivata un’ordinanza del Comune per informare la popolazione che lunedì 25 settembre alcune strade saranno chiuse al traffico e alla sosta proprio per permettere di rimuovere e smaltire l’amianto presente in un edificio, in corso Trieste.

Comunicazione ai cittadini

Per permettere una corretta e sicura esecuzione dei lavori, il Comune avvisa i cittadini che lunedì 25 settembre, dalle ore 7 alle 19, sono previste modifiche su traffico e sosta, sia per le automobili che per i pedoni, nel tratto compreso tra Rua Nardini e via Ruffini (esclusa) e su tutta Rua Nardini. Questi lavori serviranno a rimuovere i materiali contenenti amianto ancora presenti nell’edificio presente in quella zona.

Ordinanza dirigenziale emessa dal Comune di Ascoli Piceno

Regolamentazione della circolazione veicolare e soste in C.so Trento e Trieste per operazioni di smaltimento di amianto – Richiedente: geom. Benfatti amm.re condominio “Palazzo Tavoletti”.

Con l’Ordinanza dirigenziale n. 522 del 14 settembre 2023 l’Amministrazione comunale dispone, per il giorno 25/09/2023 dalle 07:00 alle 19:00, l’adozione dei seguenti provvedimenti:

  • l’interdizione del transito veicolare e pedonale in C.so Trento e Trieste per il tratto compreso tra Rua Nardini e via Ruffini (esclusa) e su tutta rua Nardini come da planimetria e piano di lavoro di rimozione amianto prodotti e allegati al presente atto.
  • l’istituzione del divieto di sosta con rimozione forzata sul lato est del tratto di C.so Trento e Trieste sopra indicato.

L’avviso è stato pubblicato in data 20 settembre 2023 sul sito del Comune.

L’ONA e l’amianto nel settore edilizio

L’amianto, sin dalla Rivoluzione Industriale, è stato ampiamente impiegato nel settore edilizio. Solo con la Legge 257/1992 in Italia viene vietata la produzione, commercializzazione e utilizzo di questo materiale. Ma, nonostante questo, risulta che ancora più di 40 milioni di tonnellate amianto non sono ancora state bonificate. Anche i cittadini possono segnalare la presenza di amianto nel loro territorio attraverso la piattaforma Guardia Nazionale Amianto. L’Osservatorio Nazionale Amianto, e il presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, sono a disposizione per garantire assistenza legale e vedere riconosciuti i propri diritti e richiedere, se necessario, il giusto risarcimento.

Pesaro, una task force istituzionale contro l’amianto

Salute degli studenti-tettoia Pesaro
(corriere Adriatico)

Lo ha annunciato nei giorni scorsi Maria Rosa Conti, assessora alla sostenibilità del Comune di Pesaro: una task force per eliminare l’amianto nella città. A cosa serve una task force per l’amianto? A Pesaro da qualche tempo c’è il problema degli abbandoni di materiali contenenti amianto, una pratica pericolosa sia per l’ambiente che per la salute.

E’ quanto accaduto nella zona di Pantano, dove sono stati abbandonati tetti in eternit; e lo stesso è accaduto anche in altri quartieri. Più volte la situazione era stata segnalata, anche a livello istituzionale, dal consigliere di quartiere Dei Marcello Valdinocci, ma anche da altri consiglieri e associazioni.

Task force istituzionale a Pesaro contro l’amianto

Una task force bipartisan e condivisa per la tutela della salute delle persone e dell’ambiente dai rischi conseguenti dall’esposizione a materiali contenenti amianto. È l’obiettivo dell’amministrazione comunale, al lavoro per mettere a punto la macchina organizzativa che coinvolgerà istituzioni, associazioni e privati” nella realizzazione di quello che l’assessora definisce “un progetto collettivo e variegato“.

L’obiettivo primario dell’amministrazione, rimane quello di creare una sinergia su più fronti e a vari livelli istituzionali per rispondere con efficacia a una piaga che ha colpito ogni ente locale in Italia e in Europa. Abbiamo chiesto alla nuova dirigenza dell’AST 1 la relazione epidemiologica aggiornata sulle neoplasie pleuriche e polmonari ed asbesto del territorio cittadino“.

Saranno inoltre stanziate risorse a bilancio, oltre a perseguire il mancato adempimento alle ordinanze sindacali emesse negli anni scorsi: circa 15 dal 2019.

Anche i giovani saranno coinvolti: i volontari del Servizio Civile Ambientale saranno chiamati a realizzare diverse attività di informazione e formazione sul territorio; inoltre sarà realizzata una mostra rivolta a studentesse e studenti che esporrà, chiusi in teche appositamente realizzate, antichi strumenti di lavoro in MCA. Previste anche iniziative di sensibilizzazione, con incontri nei quartieri, rivolte sempre ai giovani: obiettivo tutela dell’ambiente e dare luogo a una visione critica sul tema.

Sportello amianto mensile nell’ufficio ambiente

Tra le iniziative previste dal Comune, c’è anche l’apertura di un sportello mensile per la prevenzione e il monitoraggio dell’inquinamento da MCA.

Il progetto si intitola “Insieme per la tutela della salute pubblica da MCA” e l’obiettivo è dare informazioni sui rischi, sulle aree e in merito alle procedure di sicurezza. Prevista inoltre un’assistenza dedicata per facilitare la partecipazione di privati ed istituzioni ai bandi per ottenere fondi destinati alla bonifica dei siti contaminati.

Al contempo l’ufficio Ambiente del Comune di Pesaro, per far fronte alle numerose richieste di verifica di enti, istituzioni e privati cittadini sulla presenza di MCA nel territorio, implementerà le prassi del “Protocollo d’intesa per la bonifica e smaltimento di materiali contenenti amianto compatto presenti nel territorio di Pesaro”. “Elaborato nel 2011 (primo caso nelle Marche) da Comune e ASUR n. 1 di Pesaro con la partecipazione operativa della Polizia Locale, il Protocollo si è rivelato uno strumento operativo utile e smart: permette di individuare puntualmente le attività di competenza dell’Asur e quelle di competenza dell’ente locale” – ha spiegato Conti.

ONA Marche, l’impegno contro l’amianto per la salute

L’ONA – Osservatorio Nazionale Amianto da anni è impegnato anche nel territorio delle Marche, con servizi specifici, come quella relativa al disinquinamento degli acquedotti.

L’Osservatorio fornisce inoltre assistenza gratuita per le vittime amianto. Non solo la tutela giuridica, con consulenza legale gratuita, ma anche l’assistenza medica e tecnica. Per contatti, basta chiamare il numero verde 800.034.294.

L’amianto nel settore edilizio durante la Rivoluzione Industriale

settore-edilizio

L’amianto o asbesto è un materiale nocivo, utilizzato durante il periodo dell’industrializzazione in molti settori proprio per le sue caratteristiche. I minerali di amianto sono stati ampiamente usati nel settore edilizio.


Amianto edilizia storia

L’amianto è un minerale diffuso già dall’antichità, anche se con finalità differenti. Secondo alcune credenze popolari, ad esempio, in Egitto, questo materiale veniva utilizzato per avvolgere i corpi dei defunti prima della cremazione. Così come, nel Medioevo l’asbesto si pensava avesse poteri magici. Scritture e riti che si sono susseguiti fino all’arrivo della rivoluzione industriale, quando l’amianto è stato largamente utilizzato in numerosi settori, tra cui il settore edilizio.

Il settore edilizio e l’amianto durante la Rivoluzione Industriale

L’amianto è un materiale fibroso, resistente al calore, e queste caratteristiche hanno fatto si che l’amianto nell’edilizia abbia trovato numerose applicazioni nell’ambito delle costruzioni. La prima utilizzazione dell’amianto da parte dell’industria risale agli ultimi decenni dell’800. La rivoluzione industriale portò a un significato aumento e utilizzo di questo materiale che, con le sue proprietà di resistenza al fuoco, facile lavorazione e isolamento termico, è stato ampiamente impiegato nella costruzione di navi, edifici pubblici, treni e nell’industria tessile.

Eternit e Rivoluzione Industriale

Con il termine Eternit si intende un marchio registrato di fibrocemento e il nome dell’azienda che lavora prodotti contenenti amianto, appartenente all’azienda belga Etex. I prodotti sviluppati dall’Eternit erano utilizzati in edilizia come materiale da copertura, nella forma di lastra piana o ondulata, o come coibentazione di tubature. La sua storia è strettamente collegata con il periodo di massimo utilizzo, cioè quello della rivoluzione industriale che ha comportato un’importante, quanto definitiva, trasformazione del sistema produttivo, industriale, ma anche ambientale. La conferma della tossicità di questo materiale viene confermata negli anni ’60, quando ormai questo materiale era già stato ampiamente utilizzato in vari settori, da quello ferroviario al settore edilizio e i danni causati dall’amianto già difficili da contenere.

Utilizzo dell’amianto nel settore edilizio

Nel settore edilizio l’amianto può essere presente in diverse applicazioni, tra cui:

  • pavimenti e mattonelle,
  • lastre ondulate o piane sulle tettoie e pareti,
  • tubazioni e scarichi (quindi con passaggio di acqua anche potabile),
  • canne fumarie, i camini e l’isolamento delle tubature di riscaldamento,
  • caldaie, nelle stufe e negli apparecchi elettrici.

Le normative sull’amianto parlano chiaro, con la Legge 257/1992 in Italia si vieta la produzione, commercializzazione e utilizzo di questo materiale. Ma, nonostante questo, nel nostro paese ce sono ancora più di 40 milioni di tonnellate, in oltre mille siti sparsi sul territorio. L’impatto dell’amianto sulla salute e sull’ambiente è ancora un grave problema, così come riporta l’avvocato Ezio Bonanni ne “Il libro bianco delle morti di amianto in Italia – ed.2022“.

Come riconoscere l’amianto e come segnalarlo

Sicuramente un buon metodo per individuare una possibile presenza di amianto in un edificio è la data di costruzione. Se questa è precedente al 1992, anno in cui viene vietato, è probabile che questo materiale sia stato impiegato nell’utilizzo di qualche parte. L’Osservatorio Nazionale Amianto, e il presidente, l’avvocato Ezio Bonanni, sono a disposizione per garantire assistenza legale e vedere riconosciuti i propri diritti e richiedere, se necessario, il giusto risarcimento. Questo perchè, purtroppo, la continua presenza di siti contaminati e i ritardi nelle bonifiche hanno fatto sì che di amianto, si continua a morire.