La Bibbia inizia con la seconda lettera dell’alfabeto “B”. Come mai? La letteratura kabalistica fa luce sul mistero.
Bibbia e il significato della “Parola”
Bibbia. Nella sacra scrittura, si dice più volte che Dio parla e che la sua parola, il “Logos”, abbia dato vita alla creazione.
Il suo linguaggio è dunque immediatamente creativo e il Talmud, uno dei testi sacri dell’ebraismo, spiega bene questo meccanismo.
Nello Zohar, “Il libro dello splendore”, il testo più importante della letteratura kabalistica, si dice che a livello esegetico, la parola, in qualsiasi sua forma, possa creare ma anche distruggere, se usata in maniera sbagliata.
Torah e i cinque libri della Bibbia
La Parola di Dio per gli ebrei è la Torah.
Essa significa “insegnamento” e disegna il Pentateuco, cioè i primi cinque libri della Bibbia: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio.
Secondo la tradizione ebraica, attraverso la Torah, la “Parola”, possiamo vedere in controluce il suo creatore, che è Adonai, il Signore. Non ci solo altre vie!
In effetti, il concetto di “Parola di Dio”, che per i cristiani è verbo, “creazione”, non è affatto esotico.
Ma veniamo alla prefazione dello Zohar.
Perché la Bibbia inizia con la lettera Beth?
Nella Bibbia, la lettera iniziale è la Beth, Bere’shîth. Perché incomincia con la Beth anziché con la A di Aleph?
La prima lettera ha sempre interessato moltissimo, perché essendo la parola iniziale, rappresenta l’inizio del Tutto.
Lo Zohar spiega che, prima di creare il mondo, Dio aveva trascorso duemila anni “giocando” in solitaria con le ventidue lettere dell’alfabeto ebraico.
Le lettere esistevano solo nella sua mente ed erano disposte in ordine inverso rispetto all’alfabeto che conosciamo oggi.
Dunque la prima lettera, la Tav (tau in greco) era in realtà la ventiduesima, l’ultima era Aleph. Beth era la penultima.
A questo punto, la domanda nasce spontanea: “non sarebbe stato più appropriato o quanto meno logico, che aleph fosse la prima lettera della Torah?”.
Oltretutto, aleph in ebraico vuol dire “Uno” e di solito si inizia con il numero uno e non con il due.
Dio gioca con le lettere e sceglie le più privilegiate
Dopo aver giocato con le lettere per duemila anni, Dio decise di creare il mondo e tramandare il suo Verbo attraverso la Bibbia. Ciascuna delle lettere voleva avere il privilegio di essere la prima e si presentò al cospetto del Creatore nel tentativo di convincerlo.
L’ultima, cioè la Tav, chiese di essere scelta. Sono“il sigillo del tuo sigillo” – disse.
Tav si candida quale prima parola della Bibbia
Che vuoi dire “sono il sigillo del tuo sigillo”?.
Tav, è l’ultima lettera della parola Amhet, che in ebraico significa “verità”.
La verità, rappresenterebbe dunque la firma con cui Dio avrebbe dovuto concludere la Torah.
In virtù di ciò, la lettera chiese di essere scelta quale sigillo e di essere messa alla fine delle altre lettere. In questo caso, secondo l’ordine inverso dell’alfabeto, tav sarebbe diventa la prima lettera.
Ameth è una parola interessante, potremmo definirla una sorta di “compendio dell’alfabeto”, di alfabeto abbreviato, sintetizzato, perché contiene la prima lettera dello stesso, cioè aleph, la mediana o tredicesima lettera mem (madre immorale) e l’ultima, cioè tav.
Dio scarta Tav: è una lettera sfortunata!
Nonostante la convincente perorazione, Dio non scelse la parola tav, perché aveva la forma di una X.
Che significa?
- Innanzitutto, la X è un segno che fa riferimento a un passo del capitolo nono di Ezechiele. «Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme, e segna un tav (una x, n.d.r) sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono per tutti gli abomini che vi si compiono». Facile comprendere che la tav avesse una connotazione negativa e che Dio non poteva metterla all’inizio del suo testo sacro;
- La tav, a livello di simbolo, ha la forma di una croce. La stessa che avrebbero portato i cristiani durante le persecuzioni;
- Inoltre è anche il sigillo della parola Màvet, che vuol dire morte. Insomma era una parola sfortunata!
Tutte le altre lettere si presentano a Dio
Dopo la tav, anche le altre lettere si presentano al cospetto di Dio per essere “elette” quale prima parola del testo sacro.
Egli tuttavia le scartò tutte, preferendo la lettera Beth, che, come dicevamo, nell’ordine dell’alfabeto inverso non era l’ultima, bensì la penultima, prima di Aleph.
La scelta cadde su di lei perché, era l’iniziale della parola Berachàh, cioè “benedizione”, una parola benaugurante!
Aleph si astiene e Dio la premia
Mentre le altre lettere si affannavo, Aleph tacque davanti a Dio per due motivi.
Innanzitutto, a livello fonetico è una lettera muta, che non si pronuncia, dunque non avrebbe parlato in virtù di questa caratteristica.
In secondo luogo, decise di non avanzare pretese in segno di rispetto verso la scelta del Creatore.
Dio allora la premiò.
Decise che non sarebbe stata la prima lettera della Torah, ma la prima dell’alfabeto e, a livello simbolico, avrebbe rappresentato il primo numero. “Tu sarai l’Uno e grazie a te io sarò Uno”.
Aleph, a livello ghematrico o numerico, indica infatti l’Ecḥad, l’Uno”.
Aleph è anche l’inizio della parola Arar che vuol dire maledizione e si riferisce al peccato di Adamo.
A livello simbolico, Aleph avrebbe rappresentato pertanto la ricostruzione del Tutto nell’Uno, che apre e chiude i mondi e annulla il concetto di tempo.
Da qui la scelta!
Fonti
Roberto Campanini- Università di Bologna
Gershom Scholem- Il Nome di Dio e la teoria cabbalistica del linguaggio
L’ alfabeto ebraico. I ventidue arcani della qabalah – Georges Lahy
Carmine Sante, La preghiera di Israele (Marietti, Casale Monferrato 1985).