Sono partiti i lavori di bonifica all’ex cava di Monte Calvario, a Biancavilla. Il piccolo comune della Sicilia ha una storia drammatica alle spalle. Senza aver mai avuto a che fare con l’amianto ha, infatti, registrato negli anni un’altissima incidenza di mesotelioma.
Biancavilla contaminata dalla fluoro-edenite
Alcuni ricercatori hanno dimostrato che il materiale della cava, la fluoro-edenite, ha la stessa cancerogenicità dell’asbesto (altro nome per chiamare l’amianto).
Era però troppo tardi: tutti gli edifici costruiti dopo l’apertura della cava, nei primi anni ’70, erano contaminati con il minerale killer. Il palazzo comunale, le scuole, le case, persino il campo di calcetto. Un vero disastro. Quando i casi di mesotelioma cominciarono ad essere davvero sospetti fu effettuato uno studio più approfondito, nel 1997. L’Arpa Sicilia scoprì che il mostro arrivava dalla cava. L’amministrazione prese allora diversi accorgimenti per evitare la dispersione delle fibre.
Accorgimenti per ridurre le esposizioni
Gli operai asfaltarono le strade di Biancavilla con un materiale che non permette alle polveri asbestiformi di essere rilasciate. Le facciate di alcuni edifici pubblici sono state rifatte per coprire gli intonaci che cominciavano a sgretolarsi. Gli istituti scolastici, il palazzo comunale, il muro di cinta del cimitero municipale. Il campo sportivo è stato rivestito con un fondo d’erba sintetica.
Questo, però, non è sufficiente ad azzerare il rischio. Come ripete da sempre il presidente dell’Osservatorio nazionale amianto, l’avvocato Ezio Bonanni, l’unico modo per fermare la strage è la bonifica dei siti contaminati.
L’Arpa Sicilia scoprì per prima che nella cava era presente la fluoro-edenite. Un minerale che all’epoca era sconosciuto in Italia e in tanti altri Paesi. Ora, dopo che lo Stato e la Regione hanno stanziato 12 milioni di euro per liberare il territorio dalla morsa del minerale, è partita la bonifica.
Biancavilla, finanziamento statale e regionale
“Ringrazio tutte le realtà della Regione Siciliana che, in questi anni – ha detto durante la cerimonia organizzata per l’occasione, l’assessore all’Ambiente, Elena Pagana – si sono impegnate per dare una risposta ad una comunità che, fino a oggi, ha pagato un prezzo inaccettabile. Le istituzioni, quando lavorano insieme, danno i risultati che i cittadini ci chiedono. Ringrazio, in particolar modo, Arpa Sicilia che in questi anni ha effettuato tutte le operazioni di controllo e monitoraggio e ha giocato un ruolo fondamentale. Il nostro compito non è finito qui, ovviamente: da oggi vigileremo affinché le operazioni vengano effettuate in modo celere ed efficace”.
In Sicilia ci sono ancora tanti siti da bonificare. Il lavoro è soltanto iniziato. L’Ona da anni si batte per le bonifiche dei siti interessati nella Regione, anche con manifestazioni e convegni. I più importanti nella regione sono 4: Biancavilla appunto, poi Gela, Milazzo e Priolo Gargallo. Il coordinatore di Ona Sicilia è Calogero Vicario, che insieme al presidente Bonanni, porta avanti la sua battaglia personale e quella di tutti gli ex lavoratori esposti all’amianto sul territorio.
Già nel 2013 l’Ona ha effettuato un sopralluogo a Biancavilla, proprio davanti l’ex cava. Nel gennaio dell’anno successivo, invece, sempre l’Osservatorio ha organizzato un convegno con la presenza delle istituzioni. Era presente anche l’On. Pippo Gianni che ha fatto sua la battaglia contro l’amianto.
Già nel 2009, Pippo Gianni, all’epoca assessore presso la regione Sicilia, aveva avanzato numerose proposte al Governo regionale e nazionale, ma era difficile farsi sentire su questo tema. Nel 2014 fu il promotore della c.d. legge regionale Gianni (10/2014) che, però, passò soltanto molti anni più tardi.