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martedì, Settembre 10, 2024

Benedetto XVI: l’ultimo Papa della trascendenza

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Omaggio a Benedetto XVI, una figura poco compresa che ha cercato di ripristinare la cristianità delle origini e il concetto dell’inviolabilità del sacro.

Benedetto XVI e la profezia di Malachia 

Nella Profezia di Malachia, testo attribuito a San Malachia, arcivescovo di Armagh (vissuto nel XII secolo), si indica una lista dei Papi che dal 1143 si sarebbero succeduti alla guida della Chiesa.

In 112 brevi frasi scritte in latino, sono riportati attraverso metafore, altrettanti Pontefici.

L’elenco cita, quale 111 Papa, colui che “dice bene”, “benedetto” (riferimento al nome scelto dal Papa emerito?), indicato come “gloria olivae”. 

Profezia a parte, Papa Ratzinger, rappresenta per certi versi un tassello importante tra passato e presente della Chiesa.

Benedetto XVI: difensore della tradizione inviolabile del sacro

Ratzinger, uomo di grande levatura spirituale, si rifaceva in maniera ortodossa al mistero originaleracchiuso nella tradizione cattolica.

Auspicava che il Vaticano fosse esclusivamente il detentore del potere spirituale e che il Pontefice “pontifex” (pontem facere),costruttore di ponti”, fosse pertanto un ponte tra il mondo terreno e spirituale. 

Era un fine teologo, che non si piegava alle “rivoluzioni colorate” tanto in voga oggi, né alle alleanze politiche. Egli voleva riportare la trascendenza all’interno della Chiesa, il divino nella terra. Sentiva la necessità di ricreare una chiesa “piccola”, che doveva ripartire dal punto zero, dalle origini, per ritrovare sé stessa. 

Concetti che probabilmente, all’interno del Vaticano, risultavano scomodi, all’esterno, anacronistici. 

Papa Ratzinger non era ben visto o forse non capito per questa peculiarità. Il suo “ritiro” dalle scene ha dato adito a ogni sorta di speculazione. Poi, la novità: l’elezione di Bergoglio, avvenuta il 13 marzo 2013.

La Chiesa stravolta

L’ elezione di Papa Francesco ha colpito positivamente un po’ tutti. Avere un nuovo Papa “alla mano”, innovativo e rivoluzionario, è piaciuto alle masse.

Francesco ha cominciato a scardinare delle cose vetuste, che i più hanno interpretato come un necessario rinnovamento, per andare al passo con i tempi. 

Un bel salto avanti rispetto al suo predecessore? Bella domanda. In realtà, Bergoglio non si è limitato a utilizzare un linguaggio nuovo, più fresco e moderno. Ha deciso di modificare parte della ritualità sacra.

Dal “padre nostro”, cambiato in qualche punto, alla scelta di non inginocchiarsi davanti all’altare e all’ostia consacrata, per fare qualche esempio.

Senza voler “pontificare”, su tali decisioni, mi preme più che altro sottolineare l’importanza del rito, del mistero e della sacralità all’interno della messa, che è (missa factum es, qualcosa che viene immesso dall’alto ). Concetti tanto cari a Benedetto XVI.

Le basi del cristianesimo: il lavoro del teologo Ratzinger

Ratzinger è stato definito “un fine teologo”, concentrato sulla via della conoscenza. Cosa vuol dire? 

La sua teologia (theos, Dio – logos – parola) non era solo un discorso su Dio. La sua ricerca partiva da assunti archetipici reali, che portavano alla comprensione della vera natura divina, per far capire la similitudine con il divino stesso. 

Se il vero cristianesimo, la vera via cristiana, affonda le basi nel segreto e nel mistero della rivelazione, la tradizione religiosa, “la filosofia perenne” si chiama così perché è perenne.

Il divino è fisso e immutabile

Dio, per come ci è stato tramandato dal Logos è: divino, eterno, assoluto e immortale.

Queste sono quattro leggi assolute, che non si possono cambiare. Sono state generate da una conoscenza divina.

Come si può pensare di mutare le regole di una religione dettate da un essere divino? Il misticismo non si può toccare, in qualsiasi sua forma!

Ratzinger ha tentato di far rispettare quelle leggi divine e trascendentali che stanno alla base della nascita della Chiesa.

Aveva raggiunto un livello di interiorizzazione tale, da essere un “talismano fisico”, un ponte del divino trasmuatato tramite l’amore. 

Temendo per le sorti della Chiesa, la definiva «una barca che sta per affondare», travolta dalla tempesta del relativismo, figlio della modernità. 

Per salvarla, auspicava un ritorno al passato, al pre-Concilio (e al pre ‘68), anzi al Concilio interpretato secondo «l’ermeneutica della continuità», incanalandolo sui sicuri binari della tradizione. 

Benedetto XVI e il futuro della Chiesa 

Con la morte di Ratzinger si è spenta una delle luci più brillanti, un’anima alta dalla emanazione molto potente.

Cosa accadrà alla Chiesa adesso? Si spaccherà, ci sarà uno scisma? 

Confondere il divino, il politico e il sociale è un bene? 

Di sicuro, senza trascendenza la Chiesa non va da nessuna parte.

Di sicuro c’è anche che la Chiesa è rimasta orfana di un leader che ha avuto un ruolo centrale.

(foto dalla pagina Fb Benedetto XVI)

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